Città del Vaticano , 17 May, 2018 / 9:00 AM
Il prossimo marzo, ci sarà a Taiwan il Congresso Eucaristico Nazionale. E i vescovi di Taiwan in visita ad limina hanno invitato il Papa ad andare, per visitare il Paese. “Non ha detto né sì, né no, ma ha sorriso”, dice ad ACI Stampa l’arcivescovo John Hung Shan-chuan di Taipei.
Come è stato l’incontro ad limina per la piccola comunità dei vescovi di Taiwan?
Siamo stati molto felici di incontrare il Papa. Si è mostrato umile e gentile con noi. Ci siamo seduti in circolo, e ci ha invitato a dirgli qualunque cosa volevamo dirgli. Il Papa ci ha ascoltato per circa un’ora.
E lei in particolare di cosa ha parlato?
Gli ho detto che il prossimo marzo ci sarà il Congresso Eucaristico di Taiwan, e se fosse possibile che il Papa partecipasse. Anche la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen ha fatto arrivare un invito formale a Papa Francesco, lo scorso settembre, quando a Taiwan incontrò il Cardinale Peter Turkson. Il Papa ha sorriso, e non ha detto né sì né no. Ha detto che ne avrebbe discusso. Speriamo ne parli con la Segreteria di Stato.
Come si è svolto l’incontro?
Papa Francesco ci ha chiesto delle vocazioni a Taiwan, voleva sapere quanti fossero i seminaristi. Gli abbiamo detto che ce ne sono circa 12, distribuiti in 7 diocesi. Non sono molte.
Quali sono gli altri problemi che avete affrontato?
Si è parlato delle nuove politiche familiari, della possibile introduzione del matrimonio omosessuale. Se in futuro ci sarà una nuova legge, una legge costituzionale, che ammetterà i matrimoni omosessuali, questo può essere un problema per la Chiesa cattolica, specie per quanto riguarda l’educazione. La Congregazione per l’Educazione ha firmato una serie di protocolli di intesa con il governo sulle scuole cattoliche, e anche questo è un tema, dato che si vuole introdurre nelle scuole l’educazione gender.
Avete qualche preoccupazione per le relazioni della Santa Sede sulla Cina e sul possibile accordo sulle nomine dei vescovi?
Sì, eravamo preoccupati. Pensavamo che il Papa non sapesse molto riguardo la situazione in Taiwan. Ogni volta che si parla di un possibile accordo sulla nomina dei vescovi, si parla di un eventuale accordo diplomatico tra Cina e Santa Sede, e questo accordo significherebbe rompere le relazioni con Taiwan.
Ma voi non siete preoccupati?
Abbiamo visto che il Papa è molto ben informato, sa tutto. Il Papa ha detto molto chiaramente che non c’è altra via che la nomina dei vescovi sia completamente nelle mani della Santa Sede.
Vi sentite in qualche modo distanti dalla Santa Sede?
La Santa Sede è molto vicina a Taiwan. A Taiwan si è tenuto lo scorso anno il Congresso Internazionale dell’Apostolato del Mare. Il 14 marzo 2018, c’è stata una delegazione taoista da Taiwan in visita dal Papa. Dal 13 al 16 novembre 2017 c’è stato a Taiwan il VI convegno buddista-cristiano organizzato dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. C’è una forte interazione tra Taiwan e Santa Sede.
La Chiesa di Taiwan percepisce isolamento?
Non ci sentiamo in quel modo. La Chiesa di Taiwan apre seminari e dipartimenti di teologia a centinaia di preti che vengono dalla Cina continentale e dopo alcuni anni tornano indietro.
Ma come descriverebbe la Chiesa di Taiwan?
È come una miniatura della Chiesa universale. Abbiamo tutte le Congregazioni religiose, maschili e femminile. Fanno tantissime attività e il governo non interferisce mai con le loro attività. Tutte le relazioni con le religioni sono pacifiche.
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