È passata quasi inosservata la scelta di Papa Francesco di inviare il Cardinale John Tong Hon come suo inviato speciale al Congresso Eucaristico che si è tenuto a Kaohsiung, in Taiwan. Eppure, la scelta del Cardinale Tong, vescovo emerito di Hong Kong, era un segnale importante: il Papa inviava un cardinale di un territorio cinese a Taiwan, di fatto sottolineando, in maniera indiretta, che considerava Taipei e dintorni in tutta la sua sovranità.
Il 20 maggio, il neo-eletto presidente di Taiwan Lai Ching-te ha cominciato il suo mandato presidenziale. La Santa Sede, l’unica nazione europea ad intrattenere relazioni diplomatiche con Taiwan (tutte le altre hanno relazioni con la Cina) è stata rappresentata ad alto livello da un inviato speciale di Papa Francesco, nella persona dell’arcivescovo Charles Brown, nunzio nelle Filippine.
Il prossimo marzo, ci sarà a Taiwan il Congresso Eucaristico Nazionale. E i vescovi di Taiwan in visita ad limina hanno invitato il Papa ad andare, per visitare il Paese. “Non ha detto né sì, né no, ma ha sorriso”, dice ad ACI Stampa l’arcivescovo John Hung Shan-chuan di Taipei.
E’ la volta dei Vescovi della Conferenza Episcopale di Taiwan ad essere a Roma per la visita ad limina con l’udienza da Papa Francesco.
Le relazioni tra Taiwan e la Santa Sede sono forti: lo ha detto Chen-Jan Lee, viceministro degli Esteri di Taiwan, al termine di una Messa celebrata lo scorso 6 marzo per il terzo anniversario dell’elezione di Papa Francesco. E le sue parole, riportate poi dal giornale Taiwan Today, sembrano quasi un segnale che Taiwan non ha nessuna intenzione di perdere la sua relazione privilegiata con la Santa Sede. Nemmeno in caso di apertura di relazioni diplomatiche con il governo della Repubblica Popolare Cinese.