Città del Vaticano , 27 April, 2017 / 9:00 AM
La notizia è di pochi giorni fa, ancora uomini armati che attaccano vicino alle chiese. Stavolta il sedicente stato islamico ha attaccato un checkpoint vicino al Monastero di Santa Caterina nel Sinai.
Da tempo quella zona è diventata un rifugio di gente armata. Il monastero di santa Caterina, fondato nel sesto secolo e situato ai piedi del monte Sinai, è uno dei luoghi di culto cristiani più antichi al mondo, è parte della Chiesa ortodossa. Durante lo scorso mese di febbraio, nel Sinai del Nord, sigle jihadiste hanno rivendicato anche sette omicidi mirati contro appartenenti alle comunità cristiane copte locali. La serie di omicidi mirati aveva provocato l'esodo dalla regione di centinaia di famiglie copte.
La violenza contro i cristiani non si ferma, attacco dopo attacco, sangue che si sparge durante le funzioni religiose. E poi uccisioni violente fuori dall’Egitto di cristiani copti, come in Libia.
Ma questo martirio continua diventa, come dice spesso Papa Francesco, un ecumenismo del sangue. Chi ricorda più se i martiri sono ortodossi o cattolici? Sono cristiani e tanto basta.
Il Patriarca cattolico copto Sidrak racconta a Fides che la cattedrale cattolica è a 200 metri dalla chiesa copta che domenica delle Palme ha visto il più recente martirio. “Il fatto che Papa Francesco abbia confermato la sua visita- dice- è un segno importante per i cristiani e per l'intera nazione egiziana: un eventuale annullamento del programma avrebbe dato l'impressione che chi sparge terrore riesce a prevalere”.
Negli occhi di tutti poi ancora il massacro in Libia del 2015 quando 21 copti egiziani erano stati rapiti in Libia all'inizio di gennaio, e poi trucidati e il video messo in rete . Una agghiacciante messa in scena disse Anba Antonios Aziz Mina, vescovo copto cattolico di Guizeh eppure “il nome di Gesù è stata l'ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere”.
Il Papa in quella circostanza in occasione di una visita dei rappresentanti della Chiesa Riformata di Scozia disse: “Dicevano solamente: ‘Gesù aiutami’. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. Lei, fratello, nel suo discorso ha fatto riferimento a quello che succede nella terra di Gesù. Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di testimoniare Cristo, chiedo di incoraggiarci l’uno con l’altro ad andare avanti con questo ecumenismo, che ci sta incoraggiando, l’ecumenismo del sangue. I martiri sono di tutti i cristiani”.
Sabato scorso Francesco lo ha ripetuto nella liturgia in cui ha pregato nella basilica di San Bartolomeo all’ Isola Tiberina a Roma per i nuovi martiri, quelli del XX e del XXI secolo.
Tra loro anche padre Hamel. Sua sorella ha portato la testimonianza del perdono, ma anche del convincimento, come diceva padre Jaques, che “La nostra vocazione è quella di partecipare alla costruzione di una nuova fraternità, in un nuovo contesto mondiale”.
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