Ci sono stati due documenti importanti, nel 2017 e nel 2022, e quest’anno si sono celebrati i 30 anni di dialogo. Fu, infatti, l’11 novembre 1994 che San Giovanni Paolo II e Mar Dinkha IV siglarono la dichiarazione cristologica comune, di fatto aprendo il dialogo come lo conosciamo oggi. Ora si va probabilmente verso un terzo documento, considerando che, dal 6 al 9 novembre, si è riunita la sedicesima sessione plenaria della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira d’Oriente, dedicata alla liturgia nella vita della Chiesa e alla comparazione tra le due tradizioni liturgiche.
Verranno dall’Armenia i testi per i sussidi della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani del 2026. Il comitato internazionale per i testi si è riunito dal 13 al 17 ottobre scorsi, per finalizzare testi e le preghiere del sussidio che sarà utilizzato nel 2026. I sussidi della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani 2025 sono invece stati affidati alla Comunità di Bose.
Primato e sinodalità sono mutulamente interdipendenti. Lo sottolinea il metropolita Job di Pisidia, in un breve intervento al Sinodo dei vescovi. Il metropolita Job partecipa a nome del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, ed è anche parte di quel dialogo teologico tra ortodossia e cattolicesimo che da tempo si riunisce in una commissione congiunta, che ha fornito già tre documenti di un certo peso per il dibattito.
Il sinodo procede e la cosa che sembra più significativa non il raggiungimento di un risultato, di una risposta a qualche questione, quanto un cammino continuo.
Nel 1974, a Nicosia (Cipro) fu fondato il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente. Attualmente ha sede a Beirut, in Egitto, e ha lo scopo di creare una convergenza tra le comunità cristiane in Medio Oriente su temi di comune interesse. Per i suoi cinquanta anni, c’è stata una celebrazione cui ha partecipato il patriarca copto-ortodosso Tawadros II, il quale, in una liturgia, ha sottolineato: “Possano cessare gli scismi della Chiesa”.
È stata soprattutto una riunione per definire le priorità e gli obiettivi, quella del Gruppo di Lavoro Congiunto tra Chiesa Cattolica e Consiglio Ecumenico delle Chiese che si è tenuta a Bossey tra il 3 e il 5 settembre scorsi. E, tra i temi di discussione, sono stati individuati la persecuzione e il martirio dei cristiani, l'indifferenza religiosa e la diversità morale, da esplorare attraverso la teologia della salvezza e per i quali proporre degli strumenti di riconciliazione.
Il tema della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che si celebrerà nel mese di gennaio prossimo, si ispira al brano del Vangelo di Giovanni: “Credi tu questo?” (Giovanni 11,26). E in questi giorni il Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani ha messo a disposizione i testi in inglese. Preghiere e riflessioni sono state preparate dai fratelli e dalle sorelle della Comunità monastica di Bose. Presto i sussidi – che includono un'introduzione al tema, un servizio ecumenico, una selezione di brevi letture e preghiere per ogni giorno della Settimana – saranno disponibili anche in lingua italiana e nelle altre lingue.
Anche l’idea di un Concilio Vaticano III con la partecipazione attiva delle Chiese non cattoliche è stata discussa nell’incontro tra il catholicos di Cilicia Aram I e Papa Francesco. Il catholicos della Chiesa Apostolica Armena, a Roma anche per dare una conferenza sul ruolo della diplomazia religiosa in Medio Oriente al Pontificio Istituto Orientale, ha discusso di questo e altri temi in una udienza privata con Papa Francesco lo scorso 12 giugno.
Era tornato in sordina, senza alcun annuncio né spiegazione, il titolo di Patriarca di Occidente associato al Papa. E la spiegazione della scelta si trova nell’ultimo documento licenziato dal Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Il vescovo di Roma. Primato e Sinodalità nei Dialoghi Ecumenici e nelle risposte all’enciclica Ut Unum Sint.
"Approfitto di questa circostanza per rivolgere il mio pensiero, pieno di fraterno affetto, all’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Sua Beatitudine Ieronymos, uomo di profonda fede e pastore sapiente, che ho incontrato in occasione dei miei viaggi in Grecia, e al quale sono vivamente grato per il sostegno che ha assicurato e continua ad assicurare alle attività che l’Apostolikì Diakonia e il Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale promuovono congiuntamente". Lo ha detto il Papa, stamane, ricevendo in udienza il Metropolita Agathanghelos, Direttore Generale della Apostolikì Diakonia della Chiesa di Grecia e la Delegazione del Collegio Teologico di Atene.
C’era anche un rappresentante del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani all’incontro dei rappresentanti di cinque Comunioni Mondiali associate alla Dichiarazione Comune sulla Dottrina della Giustificazione, che si è riunito a Berna, in Svizzera, dal 26 al 28 aprile. Scopo della riunione era riflettere su come rafforzare gli accordi ecclesiali alla base degli accordi raggiunti dal Documento.
Dopo il viaggio di Papa Francesco in Egitto nel 2017, la dichiarazione congiunta, e l’iscrizione dei martiri copti uccisi Libia nel Martirologio Romano con tanto di celebrazione in Vaticano lo scorso 15 febbraio, il dialogo ecumenico con la Chiesa copta ortodossa sembrava andare a gonfie vele. Eppure, con una decisione improvvisa, la Chiesa Copta ha deciso di sospendere il dialogo con la Chiesa Cattolica, e la causa - mai formalmente menzionata, ma cui si fa accenno in maniera che non lascia adito a dubbi – è la dichiarazione Fiducia Supplicans sulle benedizioni non rituali, che apre alla benedizione individuale di persone in una coppia cosiddetta “irregolare”.
L’arcivescovo Stefan, capo della Chiesa ortodossa macedone, ha un legame di lunga data con l’Italia. E non è la prima volta che incontra Papa Francesco. L’udienza che però avrà il prossimo 26 febbraio con Papa Francesco avrà un sapore del tutto speciale: sarà la prima udienza “ecumenica”, ovvero concessa dal capo della Chiesa Cattolica al capo di una Chiesa sorella. Perché, finora, la Chiesa ortodossa macedone era considerata scismatica nella sinassi dell’Ortodossia. E così, Stefan veniva dal Papa, ma come parte della delegazione del governo che, insieme alla delegazione bulgara, visitava il Papa in prossimità della festa dei Santi Cirillo e Metodio secondo il calendario ortodosso, ovvero il 24 maggio.
Venivano quasi tutti da Minya, in Egitto, i 21 copti (di cui 15 egiziani) che il 15 febbraio 2015 furono portati sulle spiagge di Libia e decapitati a motivo della loro fede. Martiri per la Chiesa copta di Egitto, e martiri anche per la Chiesa cattolica, perché Papa Francesco ha deciso di inserire i loro nomi nel Martirologio Romano e di celebrarne la memoria nel giorno del martirio. In questo modo, si dava forma concreta alla sfida che fu lanciata dallo stesso Papa Francesco: “Se il nemico ci unisce nella morte, chi siamo noi per dividerci nella vita?”
Non c’è ancora stato un secondo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill, e questo perché la guerra in Ucraina ha lasciato strascichi abbastanza dolorosi anche dal punto di vista delle relazioni ecumeniche. Ma, ed è questo il dato da considerare, non sembrano esserci piani nemmeno per una commemorazione congiunta, come è stato fatto dal 2017 al 2022.
Per un caso che sa di provvidenza, nel 2025, Anno Santo, la Pasqua secondo il calendario gregoriano e la Pasqua secondo il calendario giuliano coincideranno. E così, nell’anno in cui si celebra anche il 1700esimo anniversario del primo Concilio Ecumenico, il Concilio di Nicea, i cristiani di tutto il mondo celebreranno la Pasqua insieme, come se la Chiesa fosse ancora indivisa.
Il dialogo ecumenico con le Chiese ortodosse orientali è tra quelli più promettenti. Dall’altro lato si trovano realtà come la Chiesa Apostolica Armena, che ha un dialogo aperto e serratissimo con la Santa Sede, o la Chiesa Siro Caldea di Oriente e i copto-ortodossi. I punti in comune, in questi casi, superano le possibili divergenze, praticamente inesistenti.
È “Ama il Signore Dio tuo e ama il prossimo tuo come te stesso” il tema della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani che si celebra, come ogni anno, dal 18 al 25 gennaio. Quest’anno, è stato un gruppo di cristiani del Burkina Faso a scrivere le riflessioni e la proposta ecumenica. E dunque non deve colpire che, nella proposta del libretto, pubblicato la scorsa settimana dal Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è presente anche un rito con l’acqua e con una zucca, che è il centro di tutta la celebrazione.
Voi “svolgete, a nome di tutta la Chiesa cattolica, un servizio concreto e disinteressato a favore delle Chiese sorelle di Oriente, contribuendo alla preparazione di chierici e di laici che, grazie ai loro studi, potranno servire la missione dell’unico Corpo di Cristo”. Lo ha detto il Papa, stamane, incontrando il Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale con le Chiese Ortodosse e le Chiese Ortodosse Orientali in occasione del 60° anniversario dell’istituzione.
C’è, in India, una Chiesa di rito siro malankarese che è una Chiesa orientale riformata, in piena comunione con la Comunione Anglicana, la Chiesa dell’India del Sud, la Chiesa dell’India del Nord e la Conferenza Internazionale Vetero Cattolica dell’Unione di Utrech. Si chiama Chiesa siro-malankarese Mar Thoma, ed è l’ultima frontiera ecumenica. Il dialogo bilaterale con la Chiesa cattolica si è aperto lo scorso 14 dicembre, in India, ma le relazioni sono di vecchia data, se si pensa che Sua Grazia Philipose Mar Chrysostom, al tempo primate della Chiesa siro-malankarese Mar Thoma, ha partecipato al Concilio Vaticano II come osservatore.