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Un servizio di EWTN News

Famiglia, ecumenismo, migranti: le sfide dei Vescovi europei

"Negli ultimi anni il rapporto tra Chiesa e società in Europa si è sviluppato come pure il dialogo ecumenico. Abbiamo tante commissioni: per la gioventù, per la pastorale universitaria, per le vocazioni. C’è stato un incontro tra cappellani universitari europei al confine tra Ungheria e Serbia. I giovani stessi hanno presentato la problematica della gioventù di oggi". Lo ha detto il Cardinale Peter Erdo, Arcivescovo di Budapest e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee nel corso della conferenza stampa tenuta stamane a Roma presso la sede della Radio Vaticana al termine degli incontri che la Presidenza del CCEE ha avuto in Vaticano con Papa Francesco ed i capi dicastero della Curia Romana.

"L’ecumenismo - ha aggiunto il porporato - riguarda la nostra organizzazione, non tanto per affrontare le questioni dogmatiche, ma per cercare risposte comuni a livello morale e sociale. Abbiamo parlato della famiglia, abbiamo siglato un documento comune con l’ortodossia europea" e in questo quadro "i popoli europei devono riconciliarsi, è anche un lavoro che cerchiamo di promuovere anche tra Est e Ovest. Dobbiamo rispondere a fenomeni attuali come la migrazione e la questione dei profughi che va affrontata a livello continentale, tenendo presente il fatto che le diverse parti del continente si trovano in situazioni ben diverse".

Presente anche il Cardinale Angelo Bagnasco nella sua veste di Vicepresidente del CCEE. "Ci è parso di cogliere - ha spiegato il Presidente della Cei - un denominatore comune dentro la complessità delle problematiche e delle realtà europee, nelle sue luci e nelle sue ombre. Si è parlato di pace, migrazioni, Medio Oriente, ma anche il dialogo interreligioso. Una radice comune è certamente quella della necessità di rispondere alla complessità e alla delicatezza delle problematiche e delle sfide attraverso a delle legislazioni sempre più attinenti e puntuali rispetto alle diverse problematiche".

Secondo l'Arcivescovo di Genova "si parla di un lento difficoltoso cammino europeo, di cui si ritiene sempre più la necessità di un cambio di marcia o di un salto di qualità. Se questo è vero, come noi riteniamo vero, il tema dell’educazione e della dimensione educativa diventa sempre prioritaria. L’annuncio del Vangelo, come ci ha detto il Santo Padre a Firenze, il vero e pieno umanesimo, un umanesimo plenario lo scopriamo solo nella luce di Cristo, che ci rivela il volto di Dio che è amore e comunione e in lui si rispecchia il vero volto dell’uomo e della società. Anche la nostra organizzazione, ma tanto più gli Stati membri e gli organismi centrali. Se ci si concentra troppo sul dato finanziario, sarebbe volare con un’ala sola", pertanto occorre "aiutare l’uomo europeo a pensarsi non più chiuso in se stesso. Dalla prigione di un individualismo esasperato. È necessario che l’uomo europeo trovi anche la sua trascendenza, per cogliere meglio chi è e dove e come sta andando. Si deve vivere insieme non in modo funzionale perché conviene ma soprattutto perché questa è la natura più vera dell’uomo. L'Europa ha bisogno di riscoprire da una parte la bellezza dei limiti umani. Ritrovare la cultura dei legami, che oggi sono visti con sospetto come sinonimo della negazione di noi stessi".

Nell'intervento dell'altro Vicepresidente Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari, si è evidenziato come una Chiesa relativamente giovane come quella albaese continui ad "voce dei poveri. E' possibile il dialogo tra musulmani e cristiani purché ci sia una vera identità, una identità che rispetta l’altro e chi viene deve integrarsi nella realtà dove va e soprattutto di saper distinguere le varie zone di provenienza". Un grande problema - ha sottolineato Monsignor Massafra - "è quello della fuga dei giovani: dal comunismo si è passato al consumismo. Ho fatto un appello molto forte contro quelli che piantano la droga. Dicevo allo Stato: impedite che la piantino, ma offrite alternative".

Il tema migratorio è di scottante attualità ed è stato al centro della conferenza stampa. "Parlando con i dicasteri competenti - ha osservato il Cardinale Bagnasco - abbiamo rilevato e confermato il grande impegno delle Chiese in Europa per quanto riguarda accoglienza e integrazione. Le chiese europee, dentro le situazioni concrete e diversificate, cercano di fare tutto il possibile, le comunità cristiane, per tradurre in atto il Vangelo che il Papa ci ripropone con grande intensità anche su questo problema che è una delle emergenze che non riguarda l’Europa soltanto, ma l’umanità intera. Ci siamo detti che il fenomeno, essendo il mondo del Sud o della povertà o della paura che si è messo in movimento verso il Nord che appare più ricco e più sicuro, questo movimento del mondo, del Sud del Mondo, è irreversibile. Non ci si può illudere che prima o poi si fermerà, e riguarda non solo l’Europa ma il mondo intero. Credo che la strada sia ancora molto lunga in termini di assunzione di responsabilità, non di risoluzione del problema e del fatto, che è complesso e nessuno lo può negare. Abbiamo distinto quello che è emerso tra la prima fase, che è la fase dell’emergenza e dell’accoglienza, dove c’è bisogno di un tetto e di un minimo di sicurezza e poi quello dell’integrazione. L’acccoglienza è assistenzialismo, non può essere per sempre, non fa bene a nessuno. Gli Stati cercano di far fronte alla sfida a tentoni".

"L'integrazione - ha chiarito ancora il Presidente della Cei - suppone la volontà di stare in un luogo, una serie di condizioni che mi pare si stiano qua e là tentando a livello di Stati perché la volontà di integrazione richiede ovviamente delle condizioni sia interiori e sia delle comunità che ricevono, che accolgono. Una disponibilità di rispetto reciproco rispetto alla cultura, alle leggi del luogo, senza le quali condizioni anche il tema del lavoro e della casa faranno fatica ad avere gli effetti desiderati".

Al termine della conferenza stampa il Cardinale Bagnasco non si è sottratto ad una domanda sulla legge sulle unioni civili che - secondo il capo del governo italiano Matteo Renzi - sarà alla Camera dei Deputati per l'approvazione definitiva entro il 12 maggio con il ricorso ad un voto di fiducia. "I diritti individuali - ha detto il porporato - sono ampiamente assicurati e mettere sullo stesso piano il matrimonio con altre unioni èindebolire la famiglia. L'unica differenza è l’assenza di fedeltà. Mi chiedo se questo possa essere una discriminante. La famiglia è quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, e aperta alla vita ed è il fondamento della società civile".

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