Si apre domani a Stoccolma il vertice annuale dei vescovi e delegati responsabili per la pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali europee su invito del Vescovo della capitale svedese, il Cardinale Anders Arborelius, responsabile della sezione “migrazioni” della Commissione CCEE per la Pastorale Sociale. I lavori si concluderanno domenica 15 luglio e si incentreranno sul tema Un movimento di umanità: il flusso dei migranti e delle notizie. Il dialogo e la comunicazione per una cultura dell’incontro.
Una Europa leggera, la percezione della fede, sovranismi e migrazioni, persecuzioni anticristiane. Sono i temi affrontati dal Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, in questa intervista rilasciata in esclusiva ad ACI Stampa.
Otto sessioni, con discussioni che vanno dalla pastorale giovanile al futuro dell’Europa, passando per il rapporto con le istituzioni europee e l’organizzazione interna: il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee comincia domani a Minsk, in Bielorussia, una assemblea plenaria che si preannuncia di particolare interesse.
I frutti dell'Anno Santo "continueranno ad arricchire il cammino di fede della Chiesa in Europa". Ne sono sicuri i Vescovi europei e lo ribadiscono in un messaggio firmato dai vertici del CCEE.
Si è svolto a Berlino – dal 30 giugno al 3 luglio scorsi – il 44/mo incontro dei Segretari generali delle Conferenze episcopali in Europa. All'ordine del giorno tre fili conduttori: integrare, dialogare e generare.
"Negli ultimi anni il rapporto tra Chiesa e società in Europa si è sviluppato come pure il dialogo ecumenico. Abbiamo tante commissioni: per la gioventù, per la pastorale universitaria, per le vocazioni. C’è stato un incontro tra cappellani universitari europei al confine tra Ungheria e Serbia. I giovani stessi hanno presentato la problematica della gioventù di oggi". Lo ha detto il Cardinale Peter Erdo, Arcivescovo di Budapest e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee nel corso della conferenza stampa tenuta stamane a Roma presso la sede della Radio Vaticana al termine degli incontri che la Presidenza del CCEE ha avuto in Vaticano con Papa Francesco ed i capi dicastero della Curia Romana.
Sono 47, servono 33 mila studenti e sono tra le migliori del Paese. Eppure, il taglio di fondi del governo israeliano ne sta mettendo seriamente a rischio l’esistenza. Da tempo, le scuole cristiane in Israele portano avanti una difficile trattativa per ottenere quello che spetta loro per legge: ovvero i fondi governativi per le scuole cosiddette “speciali,” che permetterebbero alle famiglie di pagare una retta sostenibile. Ma lo Stato israeliano, dal 2009, ha progressivamente diminuito la torta per le scuole cristiane, mentre non ha fatto lo stesso per le scuole di altre confessioni religiose. “Non vogliamo aiuti di Stato, vogliamo eguaglianza,” è lo slogan della manifestazione.
Mil’iya significa “il punto più alto delle montagne.” È un piccolo villaggio a circa un’ora di viaggio dalla Domus Galileae, tra strade in salita e rocce e deserto. È qui che i vescovi del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee vengono a chiudere la giornata di domenica. Perché qui c’è una comunità greco melkita, solidissima da oltre 600 anni, isolata sulle montagne. Sono comunità antiche, di arabi israeliani, fieri della loro autonomia che ha permesso loro fin d’ora di non svolgere nemmeno il servizio militare. Festeggiano l’esaltazione della Croce. Ed è una festa cui partecipano oltre 5 mila persone.
Sapeva che il suo invito non sarebbe caduto nel vuoto, il Cardinal Petr Erdo, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, quando ha chiesto alle famiglie di Nazareth di andare almeno una volta al giorno a pregare per il Sinodo della famiglia, nel mese di ottobre. Perché lì, nella Basilica dell’Annunciazione, ogni sabato sera c’è una veglia di preghiera, un rosario meditato che si snoda in processione fino all’interno della Basilica.
Una plenaria in pellegrinaggio, quella dei vescovi europei, che si riuniscono tra Galilea e Gerusalemme in una intensa cinque giorni dall'11 al 16 settembre. Una veglia per la famiglia, una riflessione su "Gesù Cristo, ieri oggi e domani," incontri con le autorità. Ma soprattutto la voglia di stare vicino ai cristiani del Medio Oriente, che si è poi caricata di un significato tutto particolare in questi giorni, con la crisi dei profughi in Europa.
E' dedicato alla famiglia l’incontro annuale delle gerarchie cattoliche d’Oriente in Europa, organizzato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, che si terrà dal 4 al 7 giugno a Praga e Brevnov, nella Repubblica Ceca. Un tema inevitabile, visto l’approssimarsi di un sinodo dei vescovi il cui dibattito sarà accesissimo. Ma agli “innovatori” della dottrina - che hanno trovato espressione nel cartello dell’incontro a porte chiuse tra rappresentanti delle Conferenze Espicopali di Germania, Francia e Svizzera tenutosi a Roma lo scorso 25 maggio – hanno risposto prima vescovi africani ed europei con un documento comune. Ed ora è la volta dei cattolici d’Oriente, tenendo in considerazione che lì il ruolo della famiglia è particolarmente sentito.
Slovenia, un movimento popolare guidato dalla Chiesa per combattere la ridefinizione del concetto del matrimonio. È quello che sta succedendo da quando il Parlamento sloveno ha ratificato una modifica della Carta Costituzionale che, di fatto, mette il matrimonio omosessuale alla pari del matrimonio eterosessuale. E questo nonostante “in Slovenia avessimo già respinto questa ridefinizione di legge,” spiega Andrej Naglic, consulente legale della Conferenza Episcopale Slovena.