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La Madonna e le radici cristiane d’Europa. La Signora degli Eremiti

La abbazia di Einsiedeln, in Svizzera

C’è una devozione mariana in Svizzera, e la andrà a riscoprire il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, quando a novembre farà visita alla Confederazione e presiederà una Messa nel santuario di Einsiedeln. E c’è una devozione mariana in Ungheria, fortissima, che si sviluppa anche in funzione nazionalista: basti pensare che uno dei più frequentati santuari ungheresi è in Romania, nei confini dove si trovò dopo che, alla fine della Prima Guerra Mondiale e con l’Impero Austro – Ungarico disgregato, l’Ungheria si ritrovò senza sbocco al mare e privata di due terzi di territorio. Ma restò, nel cuore, un Regnum Marianum.

La Svizzera fu evangelizzata nel V secolo, e già nel VI secolo proliferarono abbazia e vescovadi. La prima notizia sulla costruzione di una Chiesa dedicata alla Vergine si riferisce alla consacrazione di una cappella mariana a Paverne.

San Colombano diede ulteriore impulso alla devozione mariana, fondando molti monasteri, tra cui quello di San Gallo.

Dopo il trattato di Verdun dell’843, la Svizzera viene sconvolta dal punto di vista territoriale, diviso prima in diverse contee e poi in due parti diverse. Nel 1003, il territorio elvetico viene riunificato, ma resta la frammentazione dovuta alla competizione tra le varie amministrazioni territoriali.

Una competizione, in fondo, virtuosa, perché queste facevano a gara per erigere alla Vergine sontuose cattedrali in stile romanico e gotico, come sono quelle di Basilea, Losanna, Ginevra, Neuchatel.

Nel 1499, il trattato di Basilea lascia la Svizzera indipendente dall’Impero. Ma la nazione viene sconvolta dalla riforma calvinista. La decisione della religione da professare spettava alle assemblee, non ai singoli, e il passaggio alla Riforma avviene più per convenienza che per convinzione.

Ma succede, e succede quasi con violenza. La prima disposizione è infatti sempre quella di distruggere altari o immagini. I cattolici, comunque, riuscirono a difendere le proprie posizioni. Nei cantoni cattolici, la vita rifiorì, e nel 1600 e 1700 ci fu un proliferare di nuovi santuari. Tra questi, il santuario di Einsiedeln, appunto, denominato Nostra Signora degli Eremita. Nel luogo del santuario era infatti andato eremita Meinardo, che aveva costruito un piccolo oratorio dedicato alla Vergine accanto alla sua capanna.

Meinardo attraeva moltissimi pellegrini in vita, ma continuò ad attrarli da morto, e così intorno all’Anno Mille venne costruito lì un grande monastero, cui gli imperatori concessero vari privilegi.

Il santuario divenne meta di vari pellegrinaggi, e contribuì a conservare la fede cattolica in Svizzera al tempo della Riforma Protestante. Quando cattolici e protestanti si scontrarono a Gubel, nel 1518, andarono diciotto vedove nel monastero a pregare notte e giorno l’icona della Madonna nera che vi è conservata. Vinsero i cattolici. Per quattro volte il monastero fu semidistrutto.

L’Ungheria, invece, deriva il culto della Madonna da quello della Dea della Fertilità e della vita, chiamata “Boldog Aszony”, vale a dire Grande e Beata Signora. Come sempre, dopo la conversione al cristianesimo avvenuta alla fine del Primo Millennio grazie al re santo Stefano, il culto pagano divenne cristiano. La Vergine venne così definita “la Grande Signora di Ungheria”.

Re Stefano le era molto devoto. Papa Silvestro II gli mandò una corona reale, e lui la considerò come un dono della Vergine. Re Stefano volle inoltre che sul manto regale fosse ricamata l’immagine della Madonna, e fece costruire un sontuoso santuario accanto alla Reggia dell’Alba Reale.

Non solo. Il principe Emerico morì giovane, e così Re Stefano si recò al santuario di Alba Reale e offrì la sua corona alla Vergine, proclamandola reggitrice di Ungheria. Fu così che l’Ungheria divenne Regnum Marianum.

Tutti i re che succedettero a Stefano si mostrarono consapevoli di regnare in nome della Vergine. Molti santuari sono stati promossi dai re: Ladislao fece costruirà Nagyvarad, Gran Varadino (ora in territorio romeno), Luigi il Grande fece erigere Marianosztra, e poi inviò un gruppo di monaci in Polonia fondare Czestochowa, mentre lui stesso andò in pellegrinaggio a Mariazell e fece erigere la cappellina gotica al centro del santuario.

Nel XV secolo, la pressione ottomana mise a dura prova la nazione. Tuttavia, gli ungheresi trovarono coraggio nel santuario mariano della chiesa dell’Incoronazione di Buda. Non bastò. Nel 1526, a Mohacs, i turchi sterminarono l’esercito ungherese.

Seppur dominato, il popolo ungherese non cedette, e solo una esigua parte di popolazione passo all’Islam.

Nel 1683, i turchi vengono sconfitti a Vienna, e in Ungheria è chiaro che è stata l’intercessione della Vergine a liberare l’Europa dal pericolo. Nel 1696 avviene la lacrimazione dell’immagine di Pocs e la definitiva sconfitta dei turchi l’anno successivo viene attribuita a questo prodigio

Nel 1896 viene celebrato l’inizio del millennio della conversione dell’Ungheria e Leone XIII approva la festa della Grande Signora degli Ungheresi.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, l’Ungheria visse con senso di espiazione la perdita di gran parte dei territori. Il culto mariano continua fortissimo.

Il 31 ottobre 1942, Pio XII consacra il mondo al Cuore Immacolato di Maria. Fu una celebrazione molto sentita in Ungheria, e il 27 giugno del 1943 il sindaco della città la ripete.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, arrivano gli anni del comunismo. Un campione dell’opposizione ai grandi totalitarismi è il Cardinale Jozef Mindszenty. I suoi discorsi facevano continuo riferimento alla Nostra Signora degli Ungheresi. Lo stesso primate di Ungheria aprì solennemente l’anno mariano nel 1947, in un atto di chiara ribellione in vista della solenne celebrazione del centenario della Rivoluzione del 1848.

 

(13 – continua)

 

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