Dal vecchio al nuovo mondo, dalla Madonna del Pilar alla Madonna di Guadalupe, la storia di Spagna è fortemente legata a quella del cristianesimo, e di conseguenza ad una devozione mariana forte, popolare, quasi inscalfibile.
C’è una devozione mariana in Svizzera, e la andrà a riscoprire il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, quando a novembre farà visita alla Confederazione e presiederà una Messa nel santuario di Einsiedeln. E c’è una devozione mariana in Ungheria, fortissima, che si sviluppa anche in funzione nazionalista: basti pensare che uno dei più frequentati santuari ungheresi è in Romania, nei confini dove si trovò dopo che, alla fine della Prima Guerra Mondiale e con l’Impero Austro – Ungarico disgregato, l’Ungheria si ritrovò senza sbocco al mare e privata di due terzi di territorio. Ma restò, nel cuore, un Regnum Marianum.
Sospesi tra Chiesa d’Oriente e Islam, territorio di passaggio e di popolazioni con storie simili, ma diverse, i Balcani sono stati accomunati da una devozione alla Vergine che ha caratterizzato, in maniera diversa, le loro nazioni. Non si può prendere la storia delle nazioni come un unicum, come non si può fare in molti Paesi dell’Est europeo. Ma si può cercare di andare alle radici della fede cristiana che ha portato, in fondo, ad una fede popolare viva e tuttora presente. Tutto ha inizio, in fondo, in Grecia.
Se qualcuno dovesse individuare il cuore della Polonia, non farebbe fatica a trovarlo nel santuario mariano di Czestochowa. È lì che si ha l’espressione più pura della fede polacca. Una fede mariana molto corale, che si esprime, ad esempio, nel pellegrinaggio da Varsavia a Cracovia, che dura nove giorni.
È una storia antica, quella del Portogallo, e la venerazione a Maria è sempre stata presente, così come la fede nell’Immacolata Concezione, che i portoghesi fecero voto di difendere fino alla morte. Eppure, è nel XX secolo, con le apparizioni del 1917 a Fatima, che il Portogallo entra nella storia mariana e nella Storia con prepotenza. Perché da Fatima si diffonde un messaggio per tutto il mondo, radicato nella storia, che in fondo racconta quello che stiamo raccontando: l’Europa non si potrà salvare se non riconoscerà la sua cristianità. Una cristianità che, in fondo, si costruisce sul culto di Maria.
Dal tempo delle cattedrali a quello delle apparizioni, la Francia si costruisce, vive e si sviluppa intorno al nome di Maria. Considerata “Figlia Primogenita della Chiesa”, con santuari mariani antichissimi, la Francia vive un legame con il culto di Maria che sfocia poi nelle grandi apparizioni del XIX secolo, di cui Lourdes è la più famosa. Se c’è una identità cattolica, in Francia, lo si deve anche alla devozione alla Madonna.
Nel Belgio secolarizzato di oggi, sembra non ci possa essere spazio per la fede e per la devozione popolare. E, invece, l’identità della nazione affonda le sue radici proprio nella fede cattolica, e in particolare in un culto mariano che si era organizzato in maniera certosina. Nutrito dalle tradizioni delle feste pagane dei celti, questo culto mariano si diffuse nelle Fiandre, e se ne ritrovano tracce anche in Lussemburgo, il granducato ripristinato un secolo e mezzo fa come effetto della Rivoluzione Francese, ma che era fortemente legato al territorio che oggi il Belgio.
Quest’anno, l’Inghilterra è stata riconsacrata come “Dote di Maria”. È un segno della particolare devozione mariana del popolo inglese. Decenni di anglicanesimo non hanno infatti spazzato del tutto via la devozione dei cattolici di terra d’Albione per la Madonna, cui da sempre si sono rivolti nei momenti difficili. Ma anche in Irlanda la devozione alla Madonna è stata diffusa, a partire dalla predicazione di San Patrizio. In entrambi i casi, la fede di Maria è stata uno straordinario collante per la loro nazione.
Quest’anno, in Russia è stato dichiarato l’Anno di Maria Madre della Parola di Dio. È una delle tante manifestazioni di amore verso Maria che hanno le popolazioni della Russia. Manifestazioni che le accomunano alle popolazioni ucraine e bielorusse. Perché tutte, in fondo, nascono da un evento principale: il Battesimo della Rus’ di Kiev, con la conversione di Vladimir, che già nel 990 fece erigere la prima chiesa dedicata a Maria, la Desityna (Decima) perché costruita con i proventi delle tasse.
Da una parte, la Riforma protestante, che penetra nella nazione e va a toccare la fede delle persone. Dall’altra, l’avanzata dei turchi, che arrivano fino alle porte di Vienna nel 1683. Nel mezzo, un culto mariano vivo, che permea la nazione austriaca e resta vivo anche in Germania, nonostante tutto. È a Maria che il popolo guarda quando c’è bisogno di trovare soccorso. E Maria risponde. Sempre.
Una nazione legata a Maria, che la ha consolata nei secoli di afflizione. La Bulgaria che ha vissuto sotto varie dominazioni ha mantenuto la fede anche grazie al culto alla Vergine, rimasto intatto anche nei bui anni del comunismo. Il culto mariano permea la nazione sin dall’inizio della conversione, e già nel IX secolo si diffonde a macchia d’olio, sebbene non ci siano molte chiese e monasteri mariani risalenti a quel periodo.
Quando venne annunciato il viaggio di Papa Francesco in Romania, nel 2019, fu detto che il Papa andava nel “Giardino della Madre di Dio”. È una formula cara a tutti i fedeli cattolici romeni, che anche San Giovanni Paolo II riprese nel 2009. Ma è anche una formula che accomuna la Romania a Repubblica Ceca e Slovacchia.
In Estonia, il culto della Madonna è così radicato che il simbolo della Chiesa Protestante locale ha proprio la Vergine. In Lettonia, il santuario di Aglona è meta di pellegrinaggi ecumenici, di protestanti e cattolici, ed è considerato il cuore della nazione. In Lituania, a Vilnius, il santuario della Porta dell’Aurora porta l’icona di Maria Madre di Misericordia che ha fatto della capitale lituana la città della misericordia.
Robert Schuman era solito andare a pregare nella Cattedrale di Strasburgo. E lì, in quella cattedrale dedicata a “Notre Dame”, con una torre che sale fino in cielo e un orologio a scandire il tempo, pensò quella che sarebbe stata l’Unione Europea. Ed è lì che portò Jean Monnet, non credente, ma sensibile ai valori della pace, per costruire l’architettura dell’Europa, insieme ai due leader cattolici Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer. Ed è proprio in quella chiesa, tra l’azzurro delle vetrate, che la leggenda narra sia nata la bandiera europea.