Vilnius, 15 July, 2020 / 3:10 PM
Nel 1990, la Lituania fu la prima repubblica baltica occupata dai sovietici a tornare indipendente. I sovietici non riconobbero l’indipendenza lituana fino al 1991, e provarono a fermare la ribellione, ma dovettero cedere. Con l’indipendenza, tornò anche la possibilità di esprimere la propria fede. Ricominciarono i pellegrinaggi, e in particolare uno fu inaugurato in quell’anno: Eišiškės–Šalčininkai–Turgeliai–Rudamina, fino alla Porta dell’Aurora di Vilnius, dove si venera l’icona di Maria Madre della Misericordia.
Quest’anno, dunque, è il 30esimo anniversario del pellegrinaggio. Seguendo il tema “Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”, circa 180 pellegrini hanno cominciato lo scorso 13 luglio a percorrere a piedi circa 100 chilometri, per arrivare domani, 16 luglio, alla Porta dell’Aurora, dove alle 14.30 si celebrerà messa.
È un pellegrinaggio molto sentito: i pellegrini sono accolti dai residenti locali con preghiere e inni che possono essere sentiti fino ai campi e alle foreste. C’è la Messa ogni mattina, e ci sono due conferenze al giorno, per prepararsi all’arrivo. Prima di arrivare a Vilnius, i pellegrini si confesseranno.
La cappella della Porta dell’Aurora è diventato uno dei centri di pellegrinaggio più importante di pellegrinaggio già nel XVII secolo, al tempo del Granducato di Lituania. Lì è custodita l’immagine di Maria, Madre di Misericordia. Il dipinto, probabilmente eseguito a Vilnius tra il 1620 e il 1630, è di autore ignoto, mentre la doppia corona e la veste realizzata in argento e dorata all’esterno sono stati aggiunti nel XVII e XVIII secolo. È una immagine che ha interceduto per migliaia di miracoli, e si stima siano circa 8 mila gli ex voto esposti nella cappella dai fedeli.
Il quadro ha ricevuto due privilegi papali: nel 1773, Clemente XIV concesse la possibilità di ottenere indulgenza plenaria, mentre nel 1927, Papa Pio XI firmò un decreto che denominava il quadro della Madonna della Porta dell’Aurora come icona della Vergine Madre di Misericordia, e per questo la Madonna fu cinta con corone papali, purtroppo scomparse alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Proprio nel 1927, Vilnius ebbe un pellegrino d’eccezione: lo scrittore inglese GK Chesterton. Questi raccontò: “E poi ho visto quella strada aperta. Era sopraffatta da una folla enorme, tutti mi guardavano e tutti erano in ginocchio. Sembrava che qualcuno mi avrebbe morso o che uno strano uccello mi volasse sopra la testa. Mi voltai e vidi all'interno dell'arco maestose finestre aperte, oltre le quali lo spazio era esteso, irradiando oro e colori; Mi sono reso conto che l'antica grandezza della Messa brilla e cattura dietro quei gruppi che cambiano”.
La cappella è estremamente importante per fedeli lituani, polacchi, russi, bielorussi, ucraini, di tutte le confessioni cristiane (cattolici, greco-cattolici, ortodossi), ed ha un particolare significato simbolico che intorno alla cappella si trovino chiese ortodosse, greco cattoliche, cattoliche, a testimoniare come l’incrocio di nazioni e confessioni sia tutto rivolto verso la porta dell’Aurora.
In pochi, inoltre, ricordano che fu a Vilnius, proprio nella cappella della Porta dell’Aurora, che fu esposta per la prima volta l’immagine della Divina Misericordia: suor Faustina Kowalska era infatti a Vilnius, e lì fece dipingere l’immagine, che ancora si trova nella capitale lituana. Davvero, Vilnius è la città della Divina Misericordia.
La Cappella della Porta dell’Aurora è replicata in moltissimi luoghi: c’è nelle Grotte Vaticane, e fu lì che Giovanni Paolo II andò a pregare appena eletto Papa; c’è una replica anche a Skaržysko Kammiena, in Polonia.
È lì, dunque che arriveranno per la trentesima volta i pellegrini. Sono in buona parte lituani e polacchi. Tutti convergono verso “la città della Misericordia”.
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