Daroun-Harissa, 30 August, 2015 / 9:00 AM
Come ai tempi del martirio di monsignor Melki, ai cristiani oggi “viene negata ogni libertà, costretti ad abbandonare la loro patria o a convertirsi forzatamente o a morire”. É un passo del messaggio che il cardinale Angelo Amato, prefetto delle Congregazione delle Cause dei santi, ha letto a nome del Papa durante la beatificazione celebrata sabato a Daroun-Harissa, in Libano, di Flavien Mikhaiel Melki, della congregazione di Sant’Efrem, vescovo di Djezireh dei Siri.
Come accadeva cent’anni fa, “le tenebre sono calate in molte terre di antica civiltà cristiana” e i fedeli vengono “discriminati, perseguitati, cacciati, uccisi”. Anche le loro case vengono segnate “non con il sangue dell’agnello pasquale per essere salvate, ma con la “N” rossa (che significa nazareni, cristiani), a indicare la loro condanna.”
In realtà, ha aggiunto Amato, è “la morte che domina sovrana nella mente e nei cuori di pietra dei persecutori, che non sopportano la civiltà cristiana della libertà, della fraternità, del rispetto del prossimo, della giustizia, della carità”. I cristiani orientali, ha aggiunto il porporato, hanno “una fede sincera e profonda. L’Eucaristia costituisce la loro energia divina”. La beatificazione del vescovo Melki è, “un segno concreto della materna attenzione e partecipazione della Chiesa al dramma dei nostri fratelli”. Ed è anche “un dono di Papa Francesco per far conoscere a tutto il mondo il valore umano e cristiano di questo eroe di Cristo” e per “infondere coraggio e speranza ai fratelli umiliati e offesi dagli odierni oppressori”.
La Chiesa, ha detto il porporato, “piange per i suoi figli uccisi o costretti a rinnegare la loro fede e si rallegra per tutti coloro che hanno conservato intatta la fede e che, esuli nel mondo, diventano portatori di Vangelo in una civiltà, come quella occidentale, bisognosa di testimoni credibili di Dio”.
Il vescovo siro cattolico Flavien Michel Melki venne martirizzato cento anni fa, il 29 agosto 1915, durante le persecuzioni dell'Impero Ottomano.
A presiedere al rito è stato il Patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan.
“Per noi è una testimonianza: per dire ai nostri fratelli di restare saldi nella fede e nella speranza. Noi abbiamo bisogno della sua intercessione” ha detto il Patriarca ai microfoni della Radio Vaticana. E sulla situazione della Chiesa Siro Cattolica dice: “ Siamo abbandonati, perché non abbiamo né il petrolio né le armi”. Per il Patriarca il sedicente Stato Islamico può essere sconfitto. Ma “in Occidente, purtroppo, i Paesi non hanno ancora trovato un accordo sulla strategia da seguire e quindi lasciano che le cose vadano avanti in questo modo … Vediamo anche il problema dei migranti: perché l’Unione Europea - e tutto l’Occidente - non trovano il coraggio di dire chiaramente il motivo per il quale queste migliaia di migranti arrivano con così tanti rischi, perché ci sono tanti morti? Perché non prendono una decisione comune a livello internazionale? I Paesi arabi, che sono a maggioranza musulmana, hanno vasti territori e miliardi di dollari … Allora perché non dare a questi poveri una sistemazione in qualche regione mediorientale, sotto l’egida delle Nazioni Unite, e poi aiutarli a ritornare nelle proprie case una volta che la situazione sarà migliorata? E invece nessuno ne parla: questi popoli hanno affinità di lingua, di religione e di cultura. Purtroppo, però, i governanti non sono in grado di far fronte a questo problema…”
Le Migliori Notizie Cattoliche - direttamente nella vostra casella di posta elettronica
Iscrivetevi alla newsletter gratuita di ACI Stampa.
La nostra missione è la verità. Unisciti a noi!
La vostra donazione mensile aiuterà il nostro team a continuare a riportare la verità, con correttezza, integrità e fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.
Donazione a CNA