La presenza dei cristiani in Terra Santa è da anni ormai a rischio, ma con l’inizio della guerra del 7 ottobre la situazione diventa sempre più drammatica.
Nella piccola città cristiana di Qaraqosh, che conta solo 35.000 mila e si trova nella provincia irachena di Ninive, molte famiglie hanno figli o figlie che dedicano la loro vita come sacerdoti, monaci o suore. Ma anche per questa città, avere più religiosi in una famiglia è una eccezione.
In Francia nelle scorse settimane si è festeggiata la giornata internazionale dei cristiani d’Oriente. Un’occasione per rinsaldare dei legami, fare comunioni con i nostri fratelli nella fede e per tracciare un bilancio della situazione odierna di queste comunità.
Inizia dai ricordi di Buenos Aires Papa Francesco nell'udienza ai Membri del Sinodo della Chiesa Greco Melkita che si svolge a Roma.
Dopo quasi un decennio di morte e distruzione, e un anno dopo la storica visita di Papa Francesco in Iraq, più di 25.000 cristiani assiri hanno cantato a Qaraqosh "Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore, Osanna."Iraq, i crsi
“Mi inchino davanti alla sofferenza e al martirio di coloro che hanno custodito la fede, anche a prezzo della vita.
Mentre l’arcivescovo Gallagher, Segretario dei rapporti con gli Stati, è atteso in Libano all'inizio di febbraio per una visita che secondo alcune fonti a Beirut preparerà quella di Papa Francesco e per partecipare ufficialmente al convegno su ‘Giovanni Paolo II e il Libano’, all’Université du Saint-Esprit, l’ateneo dell’Ordine maronita libanese a Kaslik (a nord di Beirut), la crisi libanese e del Medio Oriente è sempre più grave.
Siamo ormai abituati alle storie di rifugiati, ma ogni storia è una vita che coinvolge tante vite e del resto come dice spesso Papa Francesco, anche Gesù e la sua famiglia sono stati dei rifugiati.
Papa Francesco ha potuto realizzare in Iraq quel viaggio che era stato negato a Giovanni Paolo II.
"Non c'è un momento molto pacifico, il momento ideale per andarci. È un momento reale. Il Covid è ovunque. I problemi di sicurezza anche. Ricordo anche quando il Santo Padre è andato nella Repubblica Centrafricana e molte persone hanno detto:" Non andare, non andare, non andare. " Alla fine il popolo ha difeso il Santo Padre nella visita pastorale. Quindi è un buon momento. È un momento ideale? No".
“Scorrendo l’introduzione e le pagine, sembra purtroppo di leggere i molti documenti che pervengono anche oggi da parte dei Rappresentanti Pontifici e dei Pastori delle diverse Chiese del Vicino e del Medio Oriente, con tante domande che erano presenti allora e lo sono ancora oggi”.
Quattro giorni in Iraq per il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. In attesa di Papa Francesco, invitato più volte e ancora impossibilitato ad andare per ragioni di sicurezza, l’Iraq accoglie il numero due vaticano, che trascorre il Natale tra Baghdad, Erbil e Qaraqosh, tra incontri istituzionali e visite nei campi rifugiati, lì dove ci sono ancora coloro che non hanno potuto fare ritorno nelle loro case dopo la guerra mossa dall’ISIS e dove ci sono quelli che ancora non hanno fiducia a tornare.
E’ un impegno a tutto campo quello dell’Ungheria per i cristiani del Medio Oriente e per le popolazioni che in quella parte di mondo soffrono per la mancanza del necessario con un nome preciso: Hungary Helps. Siria, Egitto, Etiopia e Giordania sono i paesi dove l’Ungheria ha operato.
“Noi patriarchi cattolici d’Oriente siamo riuniti per riflettere insieme sul ruolo dei nostri giovani, la loro testimonianza e la loro missione in questa regione del mondo tormentata dalle prove e assetata di giustizia e di pace. Vorremmo essere l’eco dei lavori del sinodo dei vescovi sui giovani in attesa dell’esortazione apostolica”.
“Quello che ha fatto Daesh contro i cristiani della città Mosul e della piana di Ninive è l’esempio concreto della fede della nostra gente che ha preferito lasciare tutto, persino i documenti personali per custodire la fede in Cristo.
“Posso dire con grande gioia che l’unione di intenti – tra la Congregazione che presiedo e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme si manifesta a più livelli, da quelli più istituzionali a quelli più operativi”. Lo ha detto il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, presentando stamane la prossima apertura della Consulta dell’Ordine. L’Assemblea quinquennale di questa Istituzione Pontificia, dedicata al sostegno della Chiesa in Terra Santa si svolgerà a Roma dal 13 al 16 novembre prossimi.
Quando la mattina del 6 agosto del 2014 90.000 cristiani iracheni, dopo una camminata notturna di oltre 70 chilometri, si riversavano stremati nelle strade di città del Kurdistan, come Erbil e Dohuk, con le poche cose che erano riusciti a portare con sé, prima che i terroristi dello Stato islamico saccheggiassero e occupassero i loro villaggi nella Piana di Ninive, don Georges Jahola seguiva da lontano le tragiche vicende dei suoi connazionali.
“Tutti, cristiani e musulmani, veniamo uccisi o costretti a emigrare, in Iraq, Siria, Palestina e Libia. Nessun paese arabo conosce la pace o la stabilità”.
Questo incontro ci ha aiutati “a riscoprire la nostra presenza di cristiani in Medio Oriente. Essa sarà tanto più profetica quanto più testimonierà Gesù Principe della pace”. Lo ha detto il Papa al termine del dialogo a porte chiuse con i Patriarchi e i Capi delle Chiese e delle Comunità cristiane del Medio Oriente.
Bari è una “finestra spalancata sul vicino Oriente” e siamo qui “portando nel cuore le nostre Chiese, i popoli e le molte persone che vivono situazioni di grande sofferenza”. Lo ha detto il Papa - giunto sul lungomare di Bari - nel corso dell’incontro con i Capi delle Chiese e delle Comunità cristiane del Medio Oriente sul tema: “Su di te sia pace! Cristiani insieme per il Medio Oriente”.