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Giovanni Paolo II, Roma -Amor, la passione del Papa per la sua città

La spontaneità di Giovanni Paolo II che nasce anche dall’insegnamento, dal grazie, dalla bellezza di un rapporto immediato. Anche per chi non ha il testo in mano, come succede spesso ai giornalisti che seguono l’attività del Santo Padre, la differenza è nell’uso della lingua, che dimostra la spontaneità delle parole.

Per comprendere appieno come sia importante l’uso delle parole per Giovanni Paolo II, bisogna ritornare all’epoca degli studi di letteratura e del teatro rapsodico, improvvisazione e uso della parola, proprio come specifica forma d’arte. A volte addirittura le sue improvvisazioni diventano battute di teatro.

E si vede soprattutto nelle visite più intime, familiari, romane. E’ l’11 gennaio del 1987. Il Papa conclude così la visita al circolo di S. Pietro.

Posso aggiungere una parola! Voglio dire che mi congratulo con i santi Pietro e Paolo, che hanno un questa sede non solamente un umile successore, ma che hanno anche un sodalizio dei santi Pietro e Paolo in questa casa pontificia. Mi congratulo con gli apostoli. Tanti auguri!

Fin dal primo anno, il Papa accetta gli inviti dei fedeli a visitare luoghi e comunità. Nasce in particolare una tradizione tutta speciale legata proprio a questo pontefice: la visita al presepe allestito dagli operatori dell’AMA, meglio conosciuti come netturbini, un allestimento proprio fuori le mura vaticane.

Sono pellegrino nei diversi luoghi del mondo, nei diversi paesi, anche qui in Italia, diverse regioni, e a Roma nelle diverse parrocchie. Ma fra tutti questi pellegrinaggi, c’è anche quello che è sistematico e si ripete ogni anno, cominciato dal ‘79, questo pellegrinaggio qui, nella casa dove i lavoratori della pulizia di Roma hanno trovato un’idea, una realizzazione di un presepio. Mi hanno invitato la prima volta, e poi io vengo anche senza essere invitato, vengo ogni anno. Non sarebbe vero di dire senza essere invitato, perché sono invitato sempre, ma anche senza invito io farei questa visita. Ecco, voglio così con questo pellegrinaggio trovarmi nell’ambiente che è molto vicino a quello in cui Gesù è nato.

Negli anni le visite romane si moltiplicano e molte si svolgono nella cattedrale di Roma come nella festa con i giovani del 1998.

Quando ho visto queste bandiere e sbandieratori, ho pensato subito a Siena. Ma poi il cardinale mi ha detto che no, non Siena, Roma. (Applausi) In un certo momento ho pensato: forse anche Catarina da Siena viene a Roma? forse il papa non si è comportato bene? E di nuovo viene per correggerlo, convertirlo? Ma, si vede che non è tanto male. (Applausi). Finalmente, finalmente, anche se venisse santa Catarina, con tanti giovani non avrei paura!

Nella piazza della cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano, Giovanni Paolo II celebra la festa con i giovani del ‘98. Uno spettacolo finale di sbandieratori ha offerto, come abbiamo sentito, una occasione per appoggiarsi ai giovani. Roma, dunque: la sede di Pietro, punto di partenza e punto di arrivo del ministero pastorale di Giovanni Paolo II. Nel gennaio del ‘98, il Papa visita il Campidoglio. Oltre ai discorsi di rito, ai saluti ufficiali, agli scambi di doni nella Sala Giulio Cesare, ecco le improvvisazioni sempre più attese da tutti.

Roma, il cui nome letto al rovescio vuole dire amore, come dice un poeta polacco se tu dici Roma, ti risponde amor, se si legge dall’inizo alla fine, se si legge dall’ultima alla prima sillaba, è così! E questa è la constatazione ultima, un po’ conclusiva, e anche un augurio per Roma, in questa circostanza odierna così importante. Grazie!

Qualche giorno prima, nel gennaio del ‘98, il Papa aveva incontrato il sindaco ad un appuntamento ormai storico: la visita al presepe dei netturbini a Porta Cavalleggeri. Ecco ancora una volta, un Giovanni Paolo II fuori programma e pieno di amore per Roma.

E’ vero che sono invitato per 15 gennaio al Campidoglio, allora devo venire e questo certamente è un evento importante e grande, anche per me, ma si deve dire oggi in questa circostanza che per andare a Campidoglio ci vuole prima un pulizia, pulizia della città, come prima della venuta di Cristo, Figlio di Dio, è venuto nel mondo, era inviato Giovanni Battista, per fare pulizia in Terra Santa, in Israele. E così vediamo che questa pulizia ha qui in questo luogo gli artefici principali, e io vengo qui per rendere omaggio a questi artefici della pulizia di Roma che ci traccia le strade per venire in Campidoglio ma anche per entrare nel nuovo anno, per avvicinarci a Gesù Bambino, per vivere pienamente la gioia del Natale e del nuovo anno.

Un amore, quello per la città di Roma, che ha radici antiche nella gioventù stessa di Karol Wojtyła, studente all’Angelicum al centro di Roma. Un ricordo che si fa concreto nelle visite all’istituto universitario e che lo scorso anno diventa nostalgico racconto durante la visita al Quirinale il 20 ottobre.

Mi ricordo sempre questa Via del Quirinale, perché ho potuto abitare in questa Via del Quirinale 26, Collegio Belga, e ogni giorno, mattina e pomeriggio, facevo questa Via del Quirinale, passando vicino al palazzo presidenziale. Tre anni, ‘46-‘48.

 

 

 

 

 

 

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