Città del Vaticano , 01 July, 2018 / 12:20 AM
Una preghiera per il Nicaragua, dove i vescovi sono impegnati in una difficile mediazione con il governo. Una per la Siria, dove una nuova offensiva a Daraa continua a creare profughi. Una per il dialogo tra Eritrea ed Etiopia, ricominciato dopo venti anni. E infine, una per l'incontro per Bari, dove sabato il Papa dirà "Su di te sia la pace insieme ad altri capi religiosi". Dopo l'Angelus, Papa Francesco guarda all'attualità.
"Rinnovando la mia preghiera per l’amato popolo del Nicaragua - comincia - desidero unirmi agli sforzi che stanno compiendo i vescovi del Paese e tante persone di buona volontà nel loro ruolo di mediazione e di testimonianza per il processo di dialogo nazionale in corso sulla strada della democrazia".
Papa Francesco ha incontrato sabato 30 giugno il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, accompagnato dal vescovo Ronaldo Alvarez di Matagalpa, che hanno parlato della drammatica situazione del Paese. I vescovi del Nicaragua sono anche andati, nei giorni scorsi, a fermare personalmente le violenze in piazza. Il dialogo nazionale dovrebbe riprendere il 3 luglio.
Quindi, il Papa parla della situazione in Siria, che "rimane grave", in particolare "nella provincia di Daraa, dove le azioni militari di questi ultimi giorni hanno colpito scuole e ospedali e hanno procurati migliaia di nuovi profughi. Rinnovo il mio appello perché alla popolazione già duramente provata da anni siano risparmiate ulteriori sofferenze".
Infine, la buona notizia: "In mezzo a tanti conflitti, è doveroso segnalare una iniziativa che si può definire storica e si può dire che è una buona notizia: in questi giorni, dopo venti anni i governi di Etiopia ed Eritrea sono tornati a parlare insieme di pace. Possa questo incontro accendere una luce di speranza per il Corno d’Africa e per il continente africano".
Il Papa quindi rivolge una preghiera "per i giovani dispersi da una settimana in una grotta sotterranea in Thailandia" e ricorda il viaggio di Bari.
"Sabato prossimo - afferma - mi recherò a Bari insieme a molti capi di Chiese e comunità cristiane del Medio Oriente. Vivremo una giornata di preghiera e riflessione sulla sempre drammatica situazione di quella regione, dove tanti fratelli e sorelle nella fede continuano a soffrire e imploreremo ad una voce sola: Su di te sia pace. Chiedo a tutti di accompagnare con la preghiera questo pellegrinaggio di pace e unità"
Appelli e preghiere arrivano al termine di un Angelus in cui il Papa ha sottolineato che tutti sono ammessi alla strada del Signore, perché per avere accesso al cuore di Gesù c’è solo bisogno di “sentirsi bisognosi di guarigione”. Si parlava del passo del Vangelo in cui si racconta della guarigione della figlia di Giairo, ma anche della emorroissa.
È il primo Angelus di luglio, mese che Papa Francesco dedica ad un maggiore riposo – le udienze generali sono sospese, e l’unico impegno per ora segnalato nel mese è quello della preghiera ecumenica a Bari del prossimo 7 luglio.
Sono due i prodigi raccontati nel Vangelo del giorno, che rappresentano - dice Papa Francesco - "una sorta di marcia trionfale verso la vita".
Il primo è la guarigione della figlia di un capo della sinagoga, che va da Gesù a chiedere della guarigione della figlia che però nel frattempo muore. Ma Gesù invita Giairo ad avere fede, entra nella stanza della ragazza solo con i genitori e tre discepoli, e invita la ragazza a svegliarsi. E questa subito si alza.
Nel percorso verso la casa di Giairo, Gesù – è il secondo prodigio - incontra una donna che soffriva di emorragie e che viene sanata appena tocca il mantello di Gesù, tanto che – dice il Papa – “colpisce il fatto che la fede di questa donna attira, a me viene da dire ruba, la potenza salvifica divina che c’è in Cristo”.
Sono – commenta Papa Francesco – “due racconti ad incastro, con un unico centro: la fede”. Due racconti che mostrano “Gesù come sorgente di vita”, e che esaudisce due che “non sono discepoli di Gesù” eppure vengono “esauditi per la loro fede.”
Sottolinea Papa Francesco: “Da questo comprendiamo che sulla strada del Signore sono ammessi tutti: nessuno deve sentirsi un intruso, un abusivo, un non avente diritto. Per avere accesso al suo cuore c’è un solo requisito: sentirsi bisognosi di guarigione e affidarsi a lui”.
Il Papa si rivolge poi alle persone presenti, chiede se "voi vi sentite bisognosi di guarigione" e vi "affidate a lui", e sottolinea che sentirsi bisognosi e affidarsi sono i due requisiti per la guarigione.
Il Papa nota che Gesù “va a scoprire queste persone dalla folla e le toglie dall’anonimato”, liberandole “dalla paura di vivere e di osare” con uno “sguardo e con una parola che li rimette in cammino dopo tante sofferenze e umiliazioni”.
Parole e sguardi che “restituiscono, a chi ne è privo, la voglia di vivere”, e che anche noi siamo chiamati ad imparare e imitare” nota il Papa.
Il quale poi nota che per Gesù il Signore “la morte fisica è solo un sonno” e “non c’è motivo di disperarsi”, ed è invece “altra la morte di cui avere paura: quella del cuore indurito dal male”. "È lì - nota il Papa - che dobbiamo avere paura, quando abbiamo il cuore induriti, il cuore, mi permetto la parola: il cuore mummificato".
Ma per Gesù nemmeno il peccato, "il cuore mummificato" è l’ultima parola, perché – afferma Papa Francesco – “lui ci ha portato l’infinita misericordia del padre”, e “anche se siamo caduti in basso, la sua voce tenera e forte ci raggiunge”.
Aggiunge Papa Francesco: "'Io ti dico alzati': è bello sentire quella parola di Gesù rivolta ad ognuno di noi".
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