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Un servizio di EWTN News

Scola a Beirut: Chiesa in Occidente manifesta "debolezza culturale". Aleppo nuova Sarajevo

Un momento dell'incontro di oggi

La Chiesa in Occidente manifesta una “debolezza culturale” che “la rende spesso ininfluente rispetto alle decisioni politiche”. Soprattutto nel rapporto con i Paesi arabi ed in generale con l’Oriente, “esiste una reale difficoltà a comprendere quanto sta avvenendo in questa regione” e “si commettono errori grossolani di valutazione”. Il cardinale di Milano, Angelo Scola, parla del rapporto tra Oriente e Occidente in Libano, ospite del Patriarca maronita Bechara Rai. Nella sua prima tappa in Medio Oriente, l’Arcivescovo di Milano parla al Sinodo dei vescovi libanesi in corso a Beirut e parla di Aleppo, definendola la “Sarajevo del ventunesimo secolo”.

Bisogna “aprire un corridoio umanitario per alleviare le sofferenze di questa città, prima che finisca anch’essa in mano a Isis”: proposta che potrebbe avere qualche possibilità di successo “anche a livello mediatico, nel quadro d’immobilismo internazionale imbarazzante e miope che purtroppo domina”.

«Martirio», «Vittoria» e «Occidente» le linee del suo intervento. Circa “l’Occidente e i cristiani che vi vivono”, l’Arcivescovo ha rilevato le modalità attraverso le quali fare “quanto è possibile per alleviare la sofferenza” dei fratelli perseguitati. Prima di tutto c’è l’aspetto materiale: “alle Chiese occidentali sta a cuore sostenere con ogni mezzo la presenza cristiana in questa regione”; poi quello spirituale ed il compito di sensibilizzazione delle coscienze.

E’ “fatica sprecata cercare di porre la questione, anche con i governi occidentali, in termini di diritto a difendersi” - l’unico linguaggio utilizzabile “è quello umanitario: raccontare le sofferenze”, individuare casi eclatanti “su cui sollecitare un intervento internazionale”.

Scola ha chiesto di attuare subito la proposta presentata a papa Benedetto al termine del Sinodo per il Medio Oriente il 26 ottobre 2010, istituendo una festa comune annuale dei martiri per le Chiese d’Oriente: “Questa giornata mi sembra ora più che mai urgente”, “non potrebbe che essere una festa comune alle diverse Chiese della regione”.

Lo scopo finale è “celebrare la memoria dei martiri moderni”, testimonianza dell’”ecumenismo del sangue di cui parla così di frequente papa Francesco”, e per “domandare perdono per le divisioni tra le Chiese”, che nel passato “hanno condotto anche a uccisioni tra i fedeli cristiani”. Un’occasione che “potrebbe preparare la strada per la riconciliazione e assumere un valore esemplare per tutta la Chiesa universale”.

La situazione ormai è drammatica e “oggi in Medio Oriente, e non soltanto, attraverso la sopraffazione e l’annientamento dell’avversario” si giungerà “solo a morte e distruzione”. I cristiani, “e prima di tutti i cristiani orientali, devono continuare a dire un chiaro “no!”. Non è questa la strada che Dio vuole per il Medio Oriente”.

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