Città del Vaticano , 05 February, 2018 / 10:00 AM
Quando si dice Chiesa Caldea si pensa immediatamente all’ Iraq. Una Chiesa martire ormai da decenni per diverse ragioni storiche.
Oggi i suo vescovi sono in visita ad Limina, incontrano il Papa. A guidarli c’è il Patriarca Louis Raphaël I Sako. La Chiesa caldea in Iraq è suddivisa in una arciparchia propria del Patriarca e 7 eparchie così si chiamano le diocesi di rito orientale.
Non Solo Iraq però, perché i Caldei sono presenti in Iran, Siria , Libano , Turchia, Egitto , Stati Uniti, Canada e perfino Australia oltre naturalmente ai molti fedeli caldei i Europa affidati ad un visitatore apostolico.
Origini antiche quelle della Chiesa caldea, nata nel XIII dalla Chiesa Assira grazie ai missionari. Gli Assiri avevan una tradizione patriarcale “ereditaria” e a metà del 1500 un abate si rifiutò di proseguire in quesa tradizione e cercò l’unione con Roma. Così fu Papa Giulio II nel 1553, a proclamare Simone VIII dei Caldei ordinandolo vescovo.
La nuova comunità non ebbe vita facile e solo a metà del 1800 si arrivò ad una certa stabilità giurisdizionale, e dopo molti spostamenti di sede nel 1950 il Patriarcato ebbe finalmente sede a Baghdad.
Liturgia orientale in aramaico e arabo, oggi i caldei sono più che mai in diaspora Ne 2010 in Iraq c’erano 250mila fedeli di rito caldeo nel Paese, poi la guerra li ha costretti all’ esodo e anche dopo la liberazione della Piana di Ninive nel corso del 2017, sono in pochi sono tornati.
Nel 2015 il Sinodo della Chiesa Caldea si è svolto a Roma e i padri sinodali hanno messo al centro dei lavori e della loro dichiarazione finale riconciliazione, perdono, unità.
Ma ci sono anche altri temi come i casi di sacerdoti e monaci accolti in altre diocesi senza il consenso del loro vescovo. Una questione legata alla diaspora quando sacerdoti e monaci sono fuggiti alla guerra e si sono trasferiti negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali senza permesso dei loro vescovi. Il Patriarca Sako nel 2014 aveva già pubblicato un decreto con ordine di rientro ai fuoriusciti senza permesso.
Nel Sinodo si era parlato anche del il rafforzamento della presenza dei laici nella vita della Chiesa caldea, della necessaria “trasparenza finanziaria” nella gestione di ogni diocesi insieme ad altre questioni liturgiche.
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