Sono 266 i Padri Sinodali che dallo scorso 3 ottobre partecipano alla XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 4 in meno - erano 270 infatti - i Padri partecipanti all’ultimo Sinodo ordinario di tre anni fa dedicato al tema della famiglia.
Quando si dice Chiesa Caldea si pensa immediatamente all’ Iraq. Una Chiesa martire ormai da decenni per diverse ragioni storiche.
Si chiama “Amoris Laetitia” l’esortazione post-sinodale di Papa Francesco, e verrà pubblicata il prossimo 8 aprile. Ne dà notizia la Sala Stampa vaticana.
“Non è possibile negoziare sull’insegnamento di Gesù”. Il Cardinal Gehrard Ludwig Mueller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, lo sottolinea in una lunga intervista al Koelner Stadt Anseiger, il giornale della diocesi di Colonia. Una linea dritta, quella del “guardiano della fede”. Già al convegno sulla Deus Caritas Est, in una inconsueta (per lui) interpolazione a braccio, sottolineò che “non ci può essere un matrimonio tra due uomini”, e che dirlo “non significava entrare in cose politiche”, ma chiedere ai politici di “rispettare la natura umana”. E, in una intervista esclusiva ad ACI Stampa nel dicembre 2015, aveva messo in guardia da un mal interpretato concetto di misericordia: “Misericordia non significa laissez faire”.
L'esortazione apostolica postsinodale sulla famiglia di Papa Francesco sarà pronta e pubblicata nel prossimo mese di marzo. Lo ha annunciato, nel corso della sua visita in Portogallo, Monsignor Vincenzo Paglia - Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
“L’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, che si è conclusa da poco, ha riflettuto a fondo sulla vocazione e la missione della famiglia nella vita della Chiesa e della società contemporanea: è stato un evento di grazia. Al termine i Padri sinodali mi hanno consegnato il testo delle loro conclusioni. Ho voluto che questo testo fosse pubblicato, perché tutti fossero partecipi del lavoro che ci ha visti impegnati assieme per due anni. “Non è questo il momento di esaminare tali conclusioni, sulle quali devo io stesso meditare”. Lo ha detto il Papa, stamane, aprendo l’Udienza Generale in Piazza San Pietro.
L’ultimo giorno del Sinodo in effetti è stato una serata. Quella del 24 ottobre, un sabato pomeriggio di attesa per i giornalisti che per tre settimane hanno seguito ogni passo dei lavori in aula attraverso le parole del portavoce vaticano e dei Padri che si sono alternati in Sala Stampa. I testi a disposizione sono stati essenzialmente le sintesi dei circoli minori, e le testimonianze di uditori ed uditrici. Gli interventi dei Padri sono usciti a singhiozzo per vie non ufficiali e questo ha reso la comunicazione a dire il vero confusa ed in una atmosfera “controllata”.
“Il primo a voler camminare insieme con noi, a voler fare “sinodo” con noi, è proprio Lui, il nostro Padre. Il suo “sogno”, da sempre e per sempre, è quello di formare un popolo, di radunarlo, di guidarlo verso la terra della libertà e della pace. E questo popolo è fatto di famiglie: ci sono «la donna incinta e la partoriente»; è un popolo che mentre cammina manda avanti la vita, con la benedizione di Dio.” Papa Francesco ha salutato così i fedeli che si sono radunati in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus dopo la celebrazione della messa che ha concluso il Sinodo sulla famiglia.
Ci sono due tentazioni per chi segue Gesù: “di fronte ai continui problemi, meglio andare avanti, senza lasciarci disturbare” e poi c’è il rischio “di cadere in una “fede da tabella”. Possiamo camminare con il popolo di Dio, ma abbiamo già la nostra tabella di marcia”.
Un testo che a volte ha il sapore della sociologia, e che però accetta il suggerimento di uno dei circoli minori di introdurre un capitoletto dedicato alla pedagogia divina. La prima parte della relazione finale al Sinodo – ma poi si dovrà vedere se ci sarà un documento del Santo Padre – trova molto consenso dai padri sinodali quando parla di accompagnare e stare vicino alle famiglie in difficoltà. Ma diventa più complessa nel momento in cui si parla della pienezza ecclesiale della famiglia, e si affrontano le sfide difficili. In sintesi, c’è una grande fotografia delle difficoltà della famiglia. E una esaltazione di quelle famiglie che davvero rispondono al disegno di Dio.
“In tutto il mondo, nella realtà delle famiglie, possiamo vedere tanta felicità e gioia, ma anche tante sofferenze e angosce. Vogliamo guardare a questa realtà con gli occhi con cui anche Cristo la guardava quando camminava tra gli uomini del suo tempo. Il nostro atteggiamento vuole essere di umile comprensione”. E’ l’incipit della terza parte del documento finale della XIV Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicata alla missione della famiglia
Un discorso duro quello di Papa Francesco a conclusione del Sinodo sulla famiglia e la sua vocazione e missione, che parte da una domanda: “che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?”
Per il Cardinal Christoph Schoenborn non c’è dubbio: è l’attenzione alla famiglia la vera novità di questo Sinodo. E quando gli viene richiesto quale sia la definizione di famiglia, risponde sicuro: “La famiglia è quella tra uomo e donna, aperti alla vita, che vivono la loro relazione in fedeltà.” E dà dettagli sul documento finale, che sarà votato questa sera dai padri sinodali: il problema dell’accesso ai sacramenti per i divorziati che vivono una seconda unione “sarà trattato in maniera obliqua,” mentre non ci sarà grande attenzione sul tema delle coppie omosessuali, un problema molto marginale nel testo. Tutta l’attenzione sarà spostata sul tema della coscienza e del discernimento, secondo una linea segnata dal gruppo germanofono guidato dallo stesso Schoenborn. Ma in pratica si dovrebbero semplicemente ridefinire gli insegnamenti dell’esortazione sinodale “Familiaris Consortio” di San Giovanni Paolo II.
A conclusione dei lavori mattutini i Padri Sinodali, alla presenza del Papa, hanno pubblicato un messaggio rivolto in particolare alle famiglie che vivono nel Medio Oriente.
“La preghiera è il cardine e il fondamento di attività apostolica.” Mario Iceta Gavicagogeascoa, Vescovo di Bilbao in Spagna lo ha ricordato nella breve meditazione proposta questa mattina dopo la recita dell’ Ora Terza all’ inizio dei lavori del Sinodo sulla famiglia.
Mancano poche ore ormai alla conclusione della XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. C’è attesa per la stesura del Documento finale a cui - auspicano molti Padri - sarebbe opportuno seguisse una Esortazione Apostolica del Papa. Di questo avviso è Mons. Stanislaw Gadiecki, Arcivescovo di Poznan e Presidente della Conferenza Episcopale Polacca.
Ultime battute per i Padri sinodali che domani pomeriggio voteranno il testo con suggerimenti, idee e proposte per il Papa sul tema della famiglia.
Il tema della decentralizzazione. Le aspettative per il documento finale del Sinodo dei vescovi. Il dibattito in aula sinodale. In una intervista con ACI Stampa il 22 ottobre – ancora prima di vedere la bozza di relazione finale - , il Cardinal George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia ha dato uno sguardo dentro il dibattito sinodale. Ha sottolineato la bellezza di avere un Papato. E ha affermato con certezza: la dottrina non può cambiare, né cambierà.
1355. Tanti sono gli emendamenti presentati dai Padri Sinodali all’Instrumentum Laboris. Lo ha annunciato il Direttore della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi, nel corso del consueto briefing quotidiano con i giornalisti. 51 invece gli interventi sulla bozza della Relatio Finalis: si è parlato anche del “rapporto tra la coscienza e la legge morale”.
Nel segno di San Giovanni Paolo II. Il vescovo Jan Vokál di Hradec Králové (Repubblica Ceca) tiene l’omelia dell’Ora Terza, la preghiera con cui si apre la 16esima congregazione generale del Sinodo dei vescovi. E tutta la sua riflessione, che inizia con un brano del profeta Amos, si incentra proprio su Giovanni Paolo II.Nel segno di San Giovanni Paolo II. Il vescovo Jan Vokál di Hradec Králové (Repubblica Ceca) tiene l’omelia dell’Ora Terza, la preghiera con cui si apre la 16esima congregazione generale del Sinodo dei vescovi. E tutta la sua riflessione, che inizia con un brano del profeta Amos, si incentra proprio su alcuni temi cari a Giovanni Paolo II.