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Un servizio di EWTN News

I martiri di Algeria, il dialogo fraterno alternativa alla violenza

La settimana scorsa Papa Francesco ha riconosciuto il martirio dei Servi di Dio Pierre Claverie, dell’Ordine dei Frati Predicatori, Vescovo di Orano, e 18 Compagni, Religiosi e Religiose uccisi, in odio alla Fede, in Algeria dal 1994 al 1996.

All’inizio degli anni ’90 in Algeria - indipendente dalla Francia trent’anni prima al termine di una lunga e sanguinosa guerra di indipendenza - prese sempre più spazio il Fronte Islamico di Salvezza, un partito politico ispirato al fondamentalismo. Per arginarne l’influenza nel 1992 un colpo di stato militare mise fuori legge il FIS. Come reazione si formarono diversi gruppi radicali islamici armati, tra i quali il Gruppo Islamico Armato.

E proprio il GIA mise in atto una feroce guerriglia, che prese di mira anche le minoranze religiose. In questo quadro si inseriscono il martirio del Vescovo Pietro Claverie e quello dei monaci trappisti di Tibhirine.

Il 27 marzo 1996 membri del GIA fecero irruzione nel monastero di Tibhirine, sequestrando 7 monaci francesi missionari in Algeria di età compresa tra i 45 e gli 82 anni: Christian de Chergé, Luc Dochier, Christophe Lebreton, Michel Fleury, Bruno Lemarchand, Célestin Ringeard e Paul Favre-Miville. I terroristi chiesero in cambio del loro rilascio al governo francese la liberazione di alcuni detenuti del loro gruppo. A seguito del rifiuto a trattare da parte della Francia, i terroristi del CIA uccisero i 7 religiosi, dandone l’annuncio il 21 maggio 1996. Dei 7 martiri furono recuperate solo le teste mozzate dai loro carnefici. I loro resti riposano nel cimitero del monastero di Tibhirine.

Poco tempo dopo, il GIA torna a colpire. L’obiettivo è il Vescovo di Orano. Il 1° agosto 1996 i terroristi piazzano una bomba nei pressi dell’abitazione del presule che uccide il vescovo Pierre Claverie, frate domenicano,  e il suo autista algerino. L’assassinio del Vescovo di Orano voleva colpire il dialogo tra cristiani e musulmani. Claverie era infatti impegnato fin dal suo arrivo in Algeria nel confronto con il mondo islamico: aveva lavorato come insegnante di arabo classico ed era stato responsabile del Centro Diocesano di Algeri per lo studio e la formazione linguistica.

Nel gennaio 2016 lo stesso Papa Francesco nella prefazione al volume “L’héritage” di Christophe Henning ha ricordato il sacrificio dei monaci di Tibhirine. "Gli assassini - scrive il Papa - non hanno preso loro la vita: l'avevano donata in anticipo, proprio come gli altri dodici religiosi e religiose, tra i quali il nostro fratello vescovo Pierre Claverie, ucciso in Algeria durante quegli anni bui. Siamo invitati a essere a nostra volta segni di semplicità e di misericordia, nell'esercizio quotidiano del dono di sé, sull'esempio di Cristo. Non ci sarà altro modo di combattere il male che tesse la sua tela nel nostro mondo. A Tibhirine si viveva il dialogo della vita con i musulmani; noi, cristiani, vogliamo andare incontro all'altro, chiunque egli sia, per allacciare quell'amicizia spirituale e quel dialogo fraterno che potranno vincere la violenza".

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