Città del Vaticano , 27 January, 2018 / 11:00 AM
La sua morte ha chiuso la lunga carneficina dei cristiani di Algeria. Il vescovo Pietro Claverie di Oran, domenicano, fu ucciso in Algeria l’1 agosto 1996, chiudendo così il conto di una carneficina cominciata nella primavera del 1994, che ha vide 19 tra religiosi e religiose di Algeria assassinati dai terroristi islamici. La loro causa di beatificazione è stata aperta collettivamente, ed intitolata “Monsignor Claverie e i suoi 18 compagni”. E Papa Francesco ha firmato il 26 gennaio il decreto che ne riconosce il martirio.
Incontrando il Cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, lo scorso 26 gennaio, il Papa ha firmato due decreti di martirio, riconosciuto quattro miracoli e approvato due decreti di virtù eroiche.
I martiri di Algeria
Spicca, tra tutti, il riconoscimento del martirio di Monsignor Claverie e compagni. Il suo martirio arrivò poco dopo il rapimento e l’uccisione di sette membri trappisti di Tibhirine, e rientrano anche loro nella causa di beatificazione. E proprio tornado da una commemorazione in ricordo dei martiri di Tibhirine che il vesovo Claverie fu ucciso.
Pied Noir, ovvero francese di Algeria, di quarta generazione, nato ad Algenria nel 1938, Pierre Claverie studia da domenicano in Francia e torna in Algeria da saceerdote nel 1965, fu un paladino del dialogo con il mondo arabo, insegnante di arabo classico, responsabile del Centro Diocesano di Algeri per lo studio e la formazione linguistica. L’attentato che lo uccise l’1 agosto 1996 non fu rivendicato, ma ne era chiara la matrice fondamentalista.
I monaci di Tibhirine furono invece rapiti nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, quando un commando di una ventina di uomini irruppe nel monastero di Notre Dame dell'Atlante, fondato a Tibhirine nel 1938. Sette monaci di nazionalità francese furono rapiti, e il sequestro fu rivendicato dal Gruppo Islamico Armato, che propose alla Francia uno scambio di prigionieri. Le trattative non portarono a nulla, e il 21 maggio i terroristi annunciarono l'ucicsione dei monaci: le loro teste furono ritrovate il 30 maggio, mentre i corpi non furono mai trovati.
La Santa Maria Goretti di Romania
L’altro martirio riconosciuto da Papa Francesco è quello di Veronica Antal, dell’Ordine Francescano secolare, romena della diocesi di Iasi uccisa nel 1958 a Hălăuceşti. La sua causa di beatificazione era stata avviata nel 2003 a furor di popolo, dopo che la devozione per quella che già chiamavano Santa Veronica e i pellegrinaggi sul luogo del martirio si erano diffusi.
Nata nel 1935 nel Nord della Romania, deve la sua fede all’educazione della nonna Serafina, e all’età di 16-17 anni scopre la vocazione religiosa, chiedendo di entrare tra le suore del convento del villaggio di Halaucesti. È un momento difficile, la Romania è sotto l’orbita sovietica, l’ateismo di Stato impone la chiusura delle Congregazioni Religiose, e allora Veronica non entra in convento, ma si adatta e vive come una suora, sebbene rimanendo in casa. La sera del 24 agosto 1958, ritornando a casa dalla Chiesa, è aggredita da Pavel Mocanu che tenta di violentarla e che la uccide poi con 42 coltellate. Proprio in quei giorni, Veronica sta leggendo la biografia di Maria Goretti, e aveva già confidato alle amiche che in circostanze analoghe si sarebbe comportata allo stesso modo.
L'apostolato di strada di Madeleine Debrel
Sono state riconosciute le virtù eroiche di Madeleine Debrel (1904-1964), figura di spicco del cattolicesimo francese. Alla fede arrivò dopo aver vissuto un ateismo radicale che la portò a scrivere a 17 anni: “Dio è morto. Viva la morte!”.
Ma, a 20 anni, inizia un cammino di conversione, che la porta a vivere la fede nella stessa maniera radicale con cui si professava atea. Dalla conversione alla passione per gli ultimi il passo è breve: si diploma assistente sociale nel 1933 e si trasferisce a Ivry-Sur-Seine, all’estrema periferia di Parigi, la città delle 300 fabbriche dove la Debrel si immerge per testimoniare il Vangelo in un posto che è una roccaforte del marxismo, lì dove molti dei proprietari delle fabbriche sono cattolici che, sì, finanziano con somme ingenti la costruzione di due nuove chiese, ma allo stesso tempo ignorano la miseria dei 43 mila operai delle fabbriche. Comincia, così, il lavoro di spiritualità di strada della Debrel, l’annuncio del Vangelo che rende chiara la distinzione tra l’ideologia marxista e le persone concrete. Porterà avanti questa opera di apostolato per 30 anni, fino alla morte improvvisa il 13 ottobre 1964. La causa di beatificazione è iniziato nel 1993, e la Debrel fu riconosciuta come una delle più grandi mistiche del XX secolo.
Una nuova santa argentina
Sarà santa, invece, la beata Naziaria Ignazia March Mesa, nata a Madrid ma morta a Buenos Aires il 6 luglio 1943: il Papa ha approvato un miracolo attribuito alla sua intercessione.
Nata a Madrid nel 1889, in una famiglia numerosa di 10 fratelli, emigrò presto in Messico per ragioni economiche, e sulla nave che la portava oltre oceano incontrò alcune Piccole Suore degli Anziani Abbandonati. Si fece religiosa in quella congregazione, tornò in patria, e ritornò in America nel 1908, destinata alla missione di Ouro, in Bolivia. Nel 1920, concepì la congregazione di Missionarie Crociate della Chiesa, chiamate ad una “crociata di amore che abbraccia la Chiesa”, e fondò la sua nuova congregazione il 16 giugno 1925. In Bolivia, la Congregazione sostenne in particolare la promozione sociale e lavorativa delle donne. Suor Nazaria si spostò poi in Argentina nel 1938, e creò molte istituzioni a favore delle giovani e dei poveri. Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 27 settembre 1992.
Altri decreti
Durante l'udienza con il Cardinale Amato, il Papa ha approvato il decreto che riconosce altri tre miracoli: quello attribuito all’intercessione di Alfonsa Maria Eppinger, fondatrice della Congregazione delle Suore del Santissimo Salvatore (1814-1867), il cui apostolato era incentrato sulla predicazione che tutti gli uomini sono salvati da Dio misericordioso; il miracolo attribuito all’intercessione di Clelia Merloni, fondatrice dell’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù (1861-1930), con la vocazione, mutuata da Santa Maria Alcoque, di far conoscere e amare il cuore di Gesù; e quello attribuito a Maria Crocefissa dell’Amore Divino (1892-1973), fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore .
Infine, sono state riconosciute le virtù eroiche di don Ambrosio Grittani (1907-1951), fondatore delle Oblate di San Benedetto Giuseppe Labre.
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