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Un servizio di EWTN News

Il Papa a Santa Sofia, Shevchuk: "Nel nostro memoriale, per abbracciare il popolo ucraino"

Arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina
La Basilica di Santa Sofia, che Papa Francesco visiterà il prossimo 28 gennaio
La Basilica di Santa Sofia, che Papa Francesco visiterà il prossimo 28 gennaio
L'altare della Basilica di Santa Sofia, che Papa Francesco visiterà il prossimo 28 gennaio
La cripta della Basilica di Santa Sofia a Roma, che Papa Francesco visiterà il prossimo 28 gennaio

“Alla vigilia di questa visita del Papa, abbiamo fatto dei lavori speciali (premi per i ragazzi) che portano il nome di padre Kowcz.” L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, a capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, introduce così un grande personaggio dell’ecumenismo contemporaneo. E così il Beato Emilian Kowcz, un sacerdote greco cattolico sposato che fu martire nei campi di concentramento, diventa uno dei tre personaggi intorno ai quali ruoterà la visita di Papa Francesco alla Basilica di Santa Sofia.

Papa Francesco visiterà la casa dei greco cattolici ucraini a Roma il prossimo 28 gennaio, e sarà il terzo Papa ad andarvi, dopo che il Beato Paolo VI la visitò  nel 1969 e Giovanni Paolo II vi si recò nel 1984, l’anno prima di elevarla a Basilica Minore. Ci sarà un discorso, e poi il Papa scenderà nella cripta: renderà omaggio alla tomba del vescovo Stephan Chmil, che da missionario in Argentina aveva educato il giovane Bergoglio al rito orientale e di cui il 22 gennaio sono ricorsi i 40 anni dalla morte; e si soffermerà a pregare sulla tomba del Cardinale Slipyi, che volle fortemente la Basilica e che chiese che il suo corpo fosse traslato in Ucraina una vola raggiunta la libertà: successe nel 1991, e ora la cripta della Chiesa ne conserva il cuore. Rimarrà sullo sfondo la figura del Beato Emil Kowcz, citata dall’Arcivescovo Maggiore come esempio al termine della settimana ecumenica.

“Il Beato Kowcz – ha raccontato ad ACI Stampa – è stato ucciso dai nazisti nel campo di concentramento di Majdanek, perché era impegnato nel salvataggio degli ebrei in un momento molto difficile della Shoah in Ucraina”. In quel periodo, anche l'arcivescovo Andrej Sheptisky era impegnato nell'opera di salvataggio degli Ebrei. 

Una figura non solo ecumenica, ma anche interreligiosa. “Quando era nel campo di concentramento – racconta Sua Beatitudine Shevchuk – scriveva alla sua famiglia che lì vedeva Dio, che salvava tutti: ucraini ed ebrei, lituani… tutti… è un esempio per i nostri sacerdoti, e lo possiamo considerare una vera immagine della Chiesa greco-cattolico ucraina. Lui stesso aveva una idea speciale: che siamo tutti uniti dalla presenza di Dio. Possiamo dunque chiedergli di intercedere per noi”.

La Chiesa ucraina è una Chiesa di martiri. E molti sono martìri recenti, avvenuti dopo lo pseudo Sinodo di Lviv del 1946 che costrinse la Chiesa greco-cattolica in diaspora. Quattro di questi martiri sono raffigurati all’ingresso, a fiancheggiare il portone dal quale Papa Francesco entrerà per ricevere l’abbraccio della comunità greco-cattolica ucraina.

“Questa basilica – racconta l’arcivescovo maggiore Shevchuk - è una speciale memoria per la nostra chiesa. È stata costruita dall’allora arcivescovo Josip Slipyi, che aveva trascorso 18 anni nelle prigioni sovietiche ed era venuto a Roma dopo aver visto la distruzione della Chiesa in Ucraina. Ha cominciato così a costruire la sua cattedrale in Roma come memoria di quelli che furono uccisi dai comunisti. Per questo diciamo che questa Chiesa è un memoriale che commemora la distruzione dei cristiani nell’Unione Sovietica”.

L’Arcivescovo Maggiore Shevchuk racconta di una comunità “emozionata”, che aspetta la visita del Papa che come vescovo di Roma è chiamato a visitare la Chiesa degli ucraini e testimoniando la tradizione cattolica nella Città Eterna, che si esprime anche nel rito della più grande delle 22 Chiese sui iuris.

Secondo il capo della Chiesa greco cattolica ucraina, questa è “diventata una Chiesa globale, e il Papa sarà molto impressionato dalla forza e dallo sviluppo di questa Chiesa”.

Di certo, c’è da fare molto lavoro, specialmente in Ucraina dove si vive un conflitto che non sembra avere fine. “Come Chiesa Greco Cattolica Ucraina – racconta l’arcivescovo Shevchuk – “cerchiamo di promuovere la pace, perché siamo cosciente che con le armi è impossibile raggiungere la pace. L’Ucraina desidera una soluzione pacifica di quel conflitto”.

In corso, sul territorio ucraino, ci sono “molte iniziative, a partire dall’idea della mediazione dell’Ucraina. Due anni fa, Papa Francesco ha lanciato una iniziativa speciale per l’Ucraina, “Il Papa per l’Ucraina”, e ha personalmente donato 5 milioni di euro, cui si sono aggiunti i proventi della colletta speciale lanciata ad aprile 2016 per aiutare coloro che soffrono”.

“Il Papa è la nostra voce, il nostro protettore, è con noi in questo momento tragico della storia”, sottolinea l’Arcivescovo Maggiore Shevchuk. Specialmente in un momento in cui i poteri “cercano di imporre il loro punto di vista”, e questo succede in molti posti del mondo, e anche nel “caso dell’aggressione contro l’Ucraina, perché l’aggressore ha la sua logica e cerca di imporla con la forza, e l’Ucraina sta cercando di difendere la sua dignità, la sua sovranità e la nostra indipendenza”.

Cosa fa la Chiesa Greco Cattolica in Ucraina? Dialogo. “L’Ucraina - sottolinea l’Arcivescovo Maggiore - è una nazione multireligiosa. Questa affermazione non è solo teorica. Anzi. Cristiani di differenti tradizioni, con protestanti ed ebrei, si sono organizzati per dare vita al Consiglio delle Chiese, che è la più importante Ong del Paese, testimoniando così la possibilità di “cooperare per il bene comune della nostra nazione”.

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