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San Nicola, ecumenismo, Ucraina: la lectio doctoralis di Hilarion a Bari

Il metropolita Hilarion durante l'ultima visita resa a Papa Francesco, il 27 settembre 2017

Quale è lo stato dei rapporti ortodossi-cattolici? È la domanda cui tenta di rispondere il metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento di Relazioni Estere del Patriarcato Ortodosso di Mosca, in una “lectio doctoralis” tenuta oggi a Bari ricevendo la laurea “honoris causa” in Sacra Liturgia dalla Facoltà Teologica Pugliese.

Un segno – ha detto il metropolita Hilarion – che la prima laurea honoris causa di questo genere va ad un ortodosso. Il metropolita ha sottolineato le buone relazioni tra cattolici e ortodossi, esaltato la prima, storica traslazione delle reliquie di San Nicola da Bari in Russia dello scorso luglio, e terminato con una nota polemica sullo scenario ucraino, apprezzando l’equidistanza della Santa Sede, ma allo stesso tempo non mancando di lanciare frecciata alla Chiesa Greco Cattolico Ucraina.

In fondo, la lectio doctoralis del metropolita Hilarion rappresenta un po’ la summa del pensiero del Patriarcato di Mosca, sia dal punto di vista storico che da quello ecumenico-diplomatico.

La laurea honoris causa arriva in un momento in cui il Patriarcato di Mosca festeggia i cento anni dal suo ristabilimento, e ha mostrato la sua importanza nella comunione ortodossa con una celebrazione cui non hanno partecipato solo il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e quello dei greco ortodossi Geronimo. Ma arriva anche in un momento in cui la sua importanza si consolida con l’improvviso riavvicinamento a Filaret, che nel 1992 creò l’autocefalia ortodossa di Kiev, togliendo di fatto un territorio dal controllo del Patriarcato di Mosca.

È questo il contesto in cui vanno situate la parole del metropolita Hilarion, come di consueto ponderatissime dal punto di vista diplomatico. La cornice della sua lectio è quella del primo storico incontro di Papa Francesco e il Patriarca Kirill il 12 febbraio 2016 a Cuba, incontro che ha permesso anche la traslazione delle reliquie di San Nicola.

“Possiamo dire con certezza – ha detto nella lectio il metropolita Hilarion – che la venuta delle reliquie di San Nicola in Russia è stato il primo avvenimento della storia dei rapporti tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa Cattolica ad essere largamente conosciuto, in cui sono stati coinvolti i più diversi settori della nostra società”.

Il metropolita Hilarion ha sottolineato che la traslazione delle reliquie di San Nicola e l’incontro dell’Avana hanno “un profondo spirituale che li lega”, anche perché nella dichiarazione comune del Papa e del Patriarca viene sottolineata “la comune tradizione spirituale delle Chiese d’Oriente e d’Occidente”, in particolare proprio sulla venerazione dei santi. E San Nicola è, per il metropolita, l’esempio straordinario.

E qui il metropolita Hilarion è andato indietro nella storia, guardando ai rapporti tra Kiev e Roma. Va ricordato, infatti, che era Kiev sede metropolitana della Rus’, un territorio che non corrispondeva a quello della Russia attuale, e quindi guardare alla metropolia di Kiev (in quel tempo sotto il Patriarcato di Costantinopoli) è, in fondo, riconoscere una primogenitura, perché Mosca arrivò molto dopo, inizialmente come metropolia poi elevata a Patriarcato, poi abolito da Pietro il Grande e costituito in Santo Sinodo e infine ricostituito nel 1917. In fondo, la Chiesa ortodossa russa fa risalire le sue radici al battesimo del Principe Vladimir I della Rus’ nel 988.

Il metropolita Hilarion ha ricordato che proprio le reliquie di San Nicola furono l’impulso per un “frequente scambio di legazioni” tra gli anni 1080-1090, specialmente sotto Urbano II che “fece installare le reliquie del santo nella cripta della basilica e istituì la festa della Traslazione delle reliquie a Bari, ha compiuto vari sforzi in favore del superamento dello scisma del mille e cinquantaquattro tra la Chiesa d’Occidente e d’Oriente”.

Fu attraverso la metropolia di Kiev che Papa Urbano II “decise di agire” per superare lo scisma, “avendo notato da parte dei greci un rallentamento del processo di rappacificazione per le Chiese”, e nel 1091 “inviò a Kiev una delegazione che portò non solo la conferma del desiderio di Roma di ristabilire la pace, ma anche una reliquia di gran valore: una parcella delle reliquie di San Nicola”.

Da parte sua, il metropolita Efrem – ha ricordato il capo delle Relazioni Estere del Patriarcato di Mosca - “si dedicò attivamente al riavvicinamento tra greci e latini”, istituendo “la festa occidentale della Traslazione di San Nicola a Bari – una festa che non conoscono le chiese di tradizione greca.

Il metropolita Hilarion ha fatto risalire a quel tempo “l’idea della riunione della cristianità di fronte alle invasioni dei pagani, che alla fine dell’XI secolo stavano sopraffacendo l’impero bizantino e i confini orientali dell’Europa”, una idea condivida dal Gran Principe Vsevolod Jaroslavitch e dal metropolita Efrem II. Fu allora che si cominciarono a considerare i marinai baresi che avevano traslato le spoglie di San Nicola come “salvatori delle reliquie”. E nel 1098, ci fu probabilmente un rappresentante della Chiesa della Rus’ al Concilio di Bari.

Il metropolita Hilarion è poi tornato al testo dell’Avana, ha detto che “parlando della comune venerazione dei santi” ci si riferisce “in particolare ai martiri”, stabilendo “un parallelo tra il martirio dei primi secoli e le sofferenze dei cristiani nel Medio Oriente”.

Il metropolita Hilarion ha quindi ricordato alcune attività comuni che hanno posto l’attenzione sul problema dei martiri, e sul comune sentire cattolico ortodosso: la visita in Siria e Libano compiuta il 6-7 aprile 2016 da un gruppo di rappresentanti della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica; lo stabilimento di un gruppo di lavoro delle diverse comunità religiose operanti in Russia per aiutare la popolazione siriana; la visita in Russia del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, dal 20 al 24 agosto, durante la quale sono state toccati anche problemi della situazione dei cristiani in Medio Oriente, come pure la situazione dell’Ucraina.

Quella dell’Ucraina è, per il metropolita Hilarion, una ferita aperta. Il metropolita si è detto grato con la Santa Sede “per la sua posizione di equilibrio riguardo al conflitto in corso in Ucraina”, e però “sfortunatamente “il conflitto non è terminato”, mentre “la Chiesa ortodossa ucraina, non volendo sostenere nessuna delle parti in conflitto, è come presa in ostaggio dallo scontro nel Paese”, mentre “una grandissima pressione politica e amministrativa viene esercitata su di essa, i luoghi di culto le vengono sottratti, la nostra Chiesa è fatta bersaglio di una potente campagna di diffamazione”.

Della dichiarazione dell’Avana, il metropolita Hilarion ha sottolineato la questione dell’uniatismo. Il termine “uniati” veniva ripreso dalla dichiarazione di Balamand del 1993, chiedendo però anche una riconciliazione tra russi e greco cattolici.

Il metropolita Hilarion ha voluto enfatizzare il fatto che “una tale valutazione dell'uniatismo e del proselitismo è stata espressa non solo da parte ortodossa, ma anche dal capo della Chiesa cattolica romana”.

“Sebbene – ha aggiunto il metropolita Hilarion - la leadership della Chiesa greco-cattolica ucraina abbia percepito in modo negativo le affermazioni della Dichiarazione congiunta riguardanti l'Ucraina, stiamo operando degli sforzi per fare in modo che la presa di coscienza della comune responsabilità per la pace interreligiosa e civile nella società ucraina possa servire a un fruttuoso sviluppo del dialogo tra le Chiese”.

Infine, il capo delle relazioni estere del Patriarcato di Mosca ha sottolineato altri frutti dell’incontro dell’Avana: i comuni progetti tra le due Chiese, specialmente con il “pellegrinaggio ai santuari comuni”, ricordando appunto che “San Nicola il Taumaturgo è il patrono dei viaggiatori”.

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