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Un servizio di EWTN News

Ecco chi era San Massimiliano Kolbe, giornalista

Un giovane padre Kolbe sul tavolo di scrittura. È considerato anche tra i patroni dei giornalisti

Il suo ultimo editoriale era un programma di evangelizzazione, e il titolo non lasciava dubbi: “Nessuno al mondo può cambiare la verità”. Ma l’autore non è conosciuto come giornalista. Eppure San Massimiliano Kolbe è un santo popolare. Morì il 14 agosto del 1941, ad Auschwitz, dopo essersi offerto di morire al posto di un prigioniero. E quel gesto eroico alla fine della vita assorbe tutta la sua storia. Una storia che però è davvero poliedrica.

Perché san Massimiliano Kolbe è stato moltissime cose. In pochi ricordano il suo lavoro di missionario in Giappone, per esempio. Ma è stato soprattutto straordinario divulgatore. Appassionato di mezzi di comunicazione, è considerato il patrono dei radioamatori. Ma è stato anche fondatore di riviste, e grande organizzatore. A Niepokalanow, la città convento da lui fondata, stampava il “Cavaliere dell’Immacolata”, con tiratura di 700 mila copie negli anni ’30; negli stessi anni, pubblicava il "Calendario del Cavaliere dell’Immacolata”, con 380 mila copie; e il Piccolo Giornale, che usciva in sette edizioni diverse per ogni regione della Polonia. 

Tutto serviva allo scopo missionario. “Dobbiamo inondare la terra – diceva San Massimiliano Kolbe – con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata; fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita per ridare al mondo la gioia di vivere”.

L’ultimo editoriale di Padre Kolbe è firmato nel dicembre 1940. Poi, sarà Auschwitz, fino all’estremo sacrificio.

Scriveva Padre Kolbe: “Nessuno può cambiare la verità. Lo sappiamo bene, tuttavia nella vita concreta ci si comporta talvolta come se in uno stesso problema il no e il sì potessero essere entrambi la verità”.

E la verità “è potente. Se qualcuno volesse smentire o affermasse che né io ho scritto, né tu hai letto, la verità non ci cambierebbe, e colui che negasse si sbaglierebbe. Anche se tali negatori fossero numerosi, la forza della verità non ne soffrirebbe affatto”.

“Neppure Dio – sottolineava padre Kolbe – cancella né può cancellare la verità con un miracolo, poiché Egli è proprio la verità per essenza. Quanto è grande la potenza della verità! Una potenza veramente infinita, divina!”

Padre Kolbe poi si indirizzava alla questione delle “verità religiose”. Ricordava che sulla terra ci sono “numerose confessioni religiose”, con l’idea che “ogni religione è buona”, ma “non si può essere d’accordo con tale idea”, perché è vero che anche chi non crede o professa una fede diversa da quella cattolica può “essere esente di colpa davanti a Dio” per la loro buona fede. Ma allo stesso tempo, “anche in uno stesso problema di argomento religioso, la verità può essere solamente una, e coloro che hanno delle convinzioni diverse dalla realtà delle cose, si sbagliano. Solo colui che giudica secondo la verità ha una fede vera”.

Quindi, “se è vero che Dio esiste, sono nell’errore i miscredenti, i quali affermano che Egli non esiste; d’altra parte, se Egli non esistesse, sarebbero nell’errore tutti coloro che professano qualsiasi religione. Inoltre, se è vero che Gesù Cristo è risorto, è vero ciò che Egli ha insegnato e che Egli è il Dio incarnato; ma se Egli non fosse risorto, tutte le confessioni cristiane non avrebbero ragione di esistere”.

Concludeva padre Kolbe: “Nessuno può cambiare qualsiasi verità, si può soltanto cercare la verità, trovarla, riconoscerla, conformare a essa la propria vita, camminare sulla strada della verità in ogni questione, soprattutto in quelle che riguardano lo scopo ultimo della vita, in rapporto a Dio, ossia ai problemi di religione”.

Così, come non c’è uomo che non vada alla ricerca della felicità, è vero che “una felicità che non viene edificata sulla verità non può essere duratura, come del resto la stessa menzogna. Unicamente la verità può essere ed è il fondamento incrollabile della felicità, sia per le singole persone sia per l’umanità intera”.

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