L’anno di Edith Stein è iniziato nella domenica del Battesimo del Signore, lo scorso 12 gennaio, l’anno di Edih Stein. Indetto dal consiglio comunale di Breslavia, città dove Santa Teresa Benedetta della Croce era nata. L’anno celebra il centenario del battesimo della donna ebrea convertita al cristianesimo, ma anche l’ottantesimo anniversario del suo martirio ad Auschwitz.
Quando Papa Francesco è stato ad Auschwitz nel 2016, volle sedere in silenzio, a pregare. E poi, il parroco di Markowa Stanislaw Ruszala aveva letto il De Profundis in polacco. Ricordando, indirettamente, una delle tante storie di “giusti” cattolici. Perché Markowa era il Paese da dove veniva la famiglia Ulma, martire per aver salvato due famiglie di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Per l’accensione della fiaccola benedettina si torna all’interno di ciò che resta della basilica di Norcia distrutta dal sisma, nella parte liberata dalle macerie. Si apriranno così le celebrazioni per San Benedetto patrono d’Europa, scandite dal cammino della “Fiaccola Pro pace et Europa”. Norcia, Subiaco, Cassino, Cracovia e Auschwitz saranno i luoghi che ospiteranno le Celebrazioni Benedettine che richiamano le radici spirituali e culturali europee.
Anche il cuore ha il suo alfabeto, soprattutto quando è segnato dalla sofferenza.
Il suo ultimo editoriale era un programma di evangelizzazione, e il titolo non lasciava dubbi: “Nessuno al mondo può cambiare la verità”. Ma l’autore non è conosciuto come giornalista. Eppure San Massimiliano Kolbe è un santo popolare. Morì il 14 agosto del 1941, ad Auschwitz, dopo essersi offerto alla morte al posto di un prigioniero. E quel gesto eroico alla fine della vita assorbe tutta la sua storia. Una storia che però è davvero poliedrica.
"Questa visita aveva lo scopo di onorare la memoria dei milioni di ebrei e altre vittime dell'Olocausto, nonché per esprimere la determinazione dei leader delle comunità religiose in Israele a fare tutto quanto in loro potere per evitare che tali atrocità si ripetano".
Il suo nome da radioamatore è SP3RN. Ma tutti lo conoscono come San Massimiliano Kolbe, il “prete cattolico” morto ad Auschwitz il 14 agosto di 75 anni fa. “Un martire dell’amore”, disse di lui Paolo VI, quando lo beatificò nel 1971. “Un apostolo dei nuovi media”, lo ha descritto padre Marco Tasca, ministro generale dei Minori conventuali, quando Papa Francesco è andato ad Auschwitz e si è fermato in preghiera nella cella dove padre Kolbe morì.
Sono passati 77 anni dal martirio di Teresa Benedetta dellla Croce, monaca carmelitana, uccisa ad Auschwitz dalla furia nazista. Pochi giorni fa il lager è stato meta del pellegrinaggio silenzioso di Papa Francesco che - sulla scia dei suoi immediati predecessori - ha reso omaggio ai milioni di uomini e donne sterminati in quel luogo di orrore.
Il silenzio e la preghiera. Le due caratteristiche che hanno contraddistinto il pellegrinaggio di Papa Francesco nei campi di sterminio nazisti di Auschwitz e Birkenau dove ben oltre un milione di uomini, donne e bambini sono stati sistematicamente sterminati dalla follia nazista.
“Sono un prete cattolico”. Così aveva risposto padre Massimiliano Kolbe all’ufficiale delle SS che gli chiedeva ragione dell’essersi offerto di morire al posto di un altro prigioniero. Poche parole per spiegare il senso di una vita. Padre Kolbe comunicava l’essere cristiani con l’esempio. Ma aveva compreso il senso di doverlo proclamare a parole, aveva anticipato la nuova evangelizzazione. In una frase, “è stato un profeta dei nuovi media”.
La fabbrica della morte ideata dalla follia nazista: il campo di sterminio nazista di Auschwitz si trova nei pressi della città di Oświęcim, nella Polonia meridionale, a circa 60 km da Cracovia.
“Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l’uomo che non ha confronti nella storia è quasi impossibile ed è particolarmente difficile eopprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole,in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto? Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco: Non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un doveredavanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco figlio di quel popolo sulquale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde, in nome di prospettive di grandezza, di recupero dell’onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche con la forza del terrore e dell’intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere usato ed abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio”. E’ quasi un mea culpa quello che Papa Benedetto XVI pronuncia nel campo di sterminio nazista di Auschwitz. Joseph Ratzinger - come tra pochi giorni farà il suo successore Papa Francesco - varca il cancello dell’orrore il 28 maggio 2006, in occasione del suo viaggio apostolico in Polonia. Papa Benedetto sembra non darsi pace. Si chiede perché Dio abbia taciuto dinanzi a quei massacri. E allo stesso tempo attacca Hitler e i nazisti: bugiardi, distruttori, criminali.
Ad Auschwitz si è dimostrata la sconfitta del mondo e la vittoria della fede. E’ il messaggio centrale dell’omelia che il 7 giugno 1979 Papa Giovanni Paolo II pronunciò nella Messa celebrata presso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, una delle tappe dell’imminente viaggio apostolico in Polonia di Papa Francesco.
La vita di Teresa Benedetta della Croce “può essere ritenuta una sconfitta, ma proprio nel martirio risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio”. Con queste parole Papa Benedetto XVI nell’udienza generale del 13 agosto 2008 rendeva omaggio a Santa Teresa Benedetta della Croce – Edit Stein, uccisa dai nazisti nelle camere a gas del lager di Auschwitz il 9 agosto di 73 anni fa.