New Delhi, 10 May, 2017 / 6:00 PM
Il nuovo video di Padre Tom Uzhunnalil, il sacerdote salesiano indiano rapito il 4 marzo 2016, ha lasciato tutti con un misto di amarezza e speranza. Non ci si sbilancia sull’autenticità del video, anche se tutto lascia pensare che sì, davvero padre Tom è nelle mani dei rapitori. Ma nemmeno gli si vuole dare troppo risalto, anche perché ci sono delle trattative in corso per la sua liberazione.
Il nuovo video di padre Tom è stato diffuso da Adem Times, un giornale yemenita. Nel video, padre Tom, molto dimagrito e con la barba incolta che già si era notata nel video diffuso lo scorso 26 dicembre, parla in inglese, dice di essere stato trattato bene “nella misura del possibile”, si dice preoccupato per la sua salute, e chiede in particolare ai suoi parenti di lavorare per favorire un ricovero.
Nel video, padre Tom dice anche i suoi rapitori si sono messi in contatto con il governo dell’India, e con il vescovo Paul Hinder, vicario apostolico per l’Arabia Meridionale, e sottolinea che questo impegno è stato insufficiente.
È da comprendere se le parole di padre Tom siano state ottenute sotto pressione o meno. Ed è forse anche per questo che per ora dai Salesiani non c’è nessuna risposta ufficiale, come invece c’era stata in occasione del video diffuso lo scorso 26 dicembre.
Padre Tom Uzhunnalil, salesiano, originario del Kerala, era stato sequestrato lo scorso 4 marzo da un commando che aveva attaccato la casa di riposo delle Missionarie della Carità di Aden, nello Yemen, uccidendo quattro religiose e altre 12 persone ospiti della casa. Una delle sopravvissute, suor Sally, ha raccontato che padre Tom, all’irrompere del commando, si era precipitato nel tabernacolo per impedire agli aggressori di prendere le ostie consacrate.
Fino al video del 24 dicembre, non si erano avute notizie di padre Tom. A Pasqua del 2016, si era persino diffusa la notizia che sarebbe stato crocifisso dal commando islamico.
Il linguaggio e il messaggio dell’ultimo video di padre Tom corrispondono a quelli del video dello scorso Natale. Anche in quell’altro video, il salesiano sottolineava che “non è stata fatta alcuna azione seria per ottenere la sua liberazione”, se l’era presa con l’occidente dicendo che “nessuna iniziativa seria era stata presa perché provengo dall’India”, e manifestava preoccupazione per la sua salute dicendo che aveva “bisogno di esseere ricoverato”.
In questo anno e mezzo, non sono mancate le iniziative di preghiera e di sostegno a padre Tom, mentre dietro le quinte si è proceduto per via diplomatica a cercare di accertare prima di tutto il fatto che padre Tom fosse in vita, e poi l’eventuale liberazione.
Lo scorso febbraio, tre cardinali indiani sono stati dal primo ministro indiano Narendra Modi nel suo ufficio nella sede del Parlamento, per chiedere “misure urgenti per ottenere il rilascio di padre Tom”. I tre cardinali sono Baselios Cleemis, presidente della Conferenza episcopale dell'India (Cbci), George Alancherry, arcivescovo maggiore dei siro-malabaresi e Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale dei vescovi di rito latino (Ccbi).
Ai tre, il premier indiano ha assicurato azioni necessarie e immediate, e allo stesso tempo ha fatto sapere di considerare molto positivamente la possibilità di una visita del Papa nel Paese.
E Papa Francesco – che ha già manifestato la sua volontà di andare in India – ha ricordato padre Tom in un incontro a Santa Marta con i novizi e prenovizi salesiani, lo scorso 2 maggio. I contenuti dell’incontro, destinati a rimanere riservati, sono conosciuti perché diffusi in un Facebook Live da uno dei partecipanti.
Don Guido Enrico, responsabile della formazione dei salesiani in Italia, aveva ricordato a conclusione dell’incontro i tanti fronti in cui era impegnata la comunità salesiana, e tra questi lo Yemen, ripercorrendo la vicenda di padre Tom, che – aveva detto – “non sappiamo se sia vivo o morto”. E il Papa aveva assicurato la preghiera. “Oggi, nella Chiesa –aveva ripetuto – ci sono più martiri che nei secoli scorsi”.
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