Cairo, 10 April, 2017 / 11:00 AM
È la Domenica delle Palme, e la memoria della Passione di Nostro Signore fa da sfondo a quella, attuale, della comunità cristiana in Egitto. A 20 giorni dalla visita di Papa Francesco in quella nazione, cellule dell'estremismo islamico colpiscono la minoranza cristiana, quasi 4,2 milioni di persone. Da alcuni mesi la barbarie è irrefrenabile. Ricordiamo il precedente dello scorso dicembre: 26 morti nella cattedrale copta de Il Cairo. Ricordiamo i sette omicidi, tutti ispirati all'odio religioso, nei primi mesi del 2017 nel nord del Sinai.
Da al-Sisi giungono segnali diplomaticamente confortanti: dalla partecipazione alla Messa di Natale alle personali condoglianze ai familiari dell'attentato del dicembre scorso, fino alla progettazione di una grande chiesa alla periferia de Il Cairo. Segnali apprezzabili, ma ora la priorità è la sicurezza. I Cristiani ne hanno pieno diritto. Ci aspettiamo che il governo egiziano dia prova di fermezza e decisione in tal senso.
Mai come in questo momento la visita del Santo Padre è fondamentale. Il suo Viaggio servirà a sostenere una comunità cristiana oggi provata da altri due gravi atti terroristici, e a proseguire nella strada del dialogo aperto e franco con i musulmani egiziani. E’ auspicabile che, ad un più convinto impegno delle Istituzioni sul fronte della pubblica sicurezza, si accompagni anche un pari sforzo delle componenti più illuminate dell’Islam nazionale, le quali dispongono degli strumenti culturali per prosciugare il brodo di coltura del jihadismo.
La comunità di ACS è vicina alle vittime e alle loro famiglie. Ora più che mai è opportuno pregare per loro, sensibilizzare circa la minaccia che incombe sulle minoranze, e agire attraverso i progetti a sostegno dei nostri fratelli perseguitati
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