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Un servizio di EWTN News

Governo: "Buona proposta" il Reddito di inclusione sociale

Un momento dell'incontro con il ministro Poletti

“Mi iscrivo al club”. Il ministro Giuliano Poletti appoggia la proposta del “Reddito italiano di inclusione sociale”: “è una buona proposta, perché parte dal dato dell’inclusione attiva!”. A proporlo l’Alleanza contro la povertà, un cartello di associazioni del mondo cattolico e non, che questa mattina sta presentando la proposta in Senato.

L’idea è approvare uno strumento che – si legge nei documenti ufficiali - “assicura a chiunque sia caduto in povertà un insieme di risorse adeguate a raggiungere una condizione materiale decente e - dove possibile e/o necessario - a progettare percorsi d’inserimento sociale o lavorativo. La sua introduzione permetterebbe di dare al nostro Paese quella politica contro la povertà sinora mancante, capace, allo stesso tempo, di assicurare a tutti una vita dignitosa e di offrire strumenti per cambiarla (vigilando che ciò accada) a chi è in grado di farlo”.

Ieri le associazioni hanno chiamato il Governo a farsi carico della questione. Un sano pressing per intervenire già nella legge di stabilità. “Può essere pienamente utilizzata”, la risposta del ministro del lavoro durante un incontro a Roma. “La proposta ha elementi di grande valore, tra cui il realismo - ha osservato Poletti -. Sono d’accordo sull’usare la povertà assoluta come elemento di riferimento. Diamoci degli obiettivi compatibili, per vedere se le politiche producono i risultati che ci aspettiamo”.

Le associazioni chiedono che ogni nucleo familiare riceva “mensilmente una somma pari alla differenza tra la soglia di povertà e il proprio reddito. Il principio guida è l’adeguatezza: nessuno è più privo delle risorse necessarie a raggiungere un livello di vita “minimamente accettabile”.

Nelle parole del presidente delle Acli, Gianni Bottalico, la soddisfazione per un primo traguardo: è “un riconoscimento politico della nostra proposta”.

“Oggi è il tempo delle scelte realistiche e coraggiose, graduali e sostenibili, realizzate in forme condivise da forze sociali e governo”, ha affermato Francesco Marsico, responsabile area nazionale di Caritas italiana: “Anche se l’Italia sta uscendo dalla crisi economica - ha detto - la spirale recessiva ha inferto ferite gravissime alle famiglie, che non verranno rimarginate in tempi brevi dalla ripresa”. Il Reis, ha precisato Marsico, “non è solo una misura economica ma è un accompagnamento delle persone e delle famiglie: una infrastruttura nazionale basata sul welfare locale. I criteri di accesso sono universali e validi per tutto il Paese, per impiantare un sistema di monitoraggio e valutazione nei 4 anni”

Tra le richieste delle Associazioni, quella che il governo si impegni a fornire, già dal 2016, il Reddito di inclusione sociale (Reis) a 1,4 milioni di persone in condizioni di più grave povertà (per una spesa pari a 1 miliardo e 800 milioni ogni anno) fino a raggiungere gradualmente, in quattro anni, tramite un Piano nazionale contro la povertà, tutti i 6 milioni di italiani in povertà assoluta: quando il sistema andrà a regime costerà allo Stato 7 miliardi di euro di spesa complessiva annuale.

Secondo il progetto, il reddito è “destinato ai cittadini, di qualsiasi nazionalità, in possesso di un valido titolo di legittimazione alla presenza sul territorio italiano e ivi presenti in forma regolare da almeno 12 mesi. Il principio guida è l’universalismo: una misura per tutte le famiglie in povertà. Ogni nucleo riceve mensilmente una somma pari alla differenza tra la soglia di povertà e il proprio reddito. Il principio guida è l’adeguatezza: nessuno è più privo delle risorse necessarie a raggiungere un livello di vita ‘minimamente accettabile’”.

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