Roma, 14 May, 2015 / 9:00 AM
Il giorno dopo l’annuncio di una prima bozza del programma del viaggio di Papa Francesco a Cuba, il Cardinal Dominique Mamberti, che è stato per sei anni ai piani alti della diplomazia della Santa Sede, ha spiegato all’ACI Group che “di certo l’impegno personale del Santo Padre” per la soluzione alla situazione cubana “è stato molto importante, e tutti dobbiamo essergli grati per questo.” Ma ha anche ricordato che i frutti vengono da un lavoro che da sempre la Santa Sede ha svolto sull’isola caraibica, nonostante una situazione difficile in cui nemmeno la libertà religiosa era garantita.
Il Cardinal Mamberti ha parlato con ACI Stampa il 12 maggio, poco prima di presentare il nuovo master su "Esperti in politica e relazioni internazionali" all'università LUMSA di Roma.
“Il percorso con Cuba – ha detto il Cardinal Mamberti ad ACI Stampa il 12 maggio – è stato lungo. Vorrei sottolineare che la diplomazia della santa Sede, i rappresentanti diplomatici della Santa Sede sono stati sempre presenti a Cuba: andai qualche anno fa a Cuba in occasione del 75esimo anniversario delle delle ininterrotte relazioni diplomatiche tra Cuba e Santa Sede. Il percorso ha avuto naturalmente momenti non facili, momenti più difficili, ma penso che si sia costruita lungo gli anni una relazione di fiducia e ne vediamo adesso i risultati.”
La riapertura delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Santa Sede è uno dei successi della diplomazia pontificia sotto Papa Francesco. Il Cardinal Mamberti, che ha servito come segretario per i Rapporti con gli Stati dal 2006 al 2014 prima di essere promosso Prefetto della Segnatura Apostolica, ha sottolineato che “la diplomazia della Santa Sede ha avuto un impegno costante nel corso degli anni”, che ora si vede forse più riconosciuto, ma che non è “mai mancato.”
Ha spiegato il Cardinale che “la difesa della dignità della persona umana è proprio un perno, per non dire il perno, dell’azione diplomatica della Santa Sede.” Parlando della difficile situazione dei profughi nel Mediterraneo, mentre si ventila l’ipotesi di un intervento militare in Libia, il Cardinal Mamberti ricorda che “la diplomazia deve esplorare tutti i modi per far rispettare la dignità della persona umana, naturalmente nel rispetto del diritto internazionale con l’obiettivo superiore sempre di mantenere la pace. Tante volte il Santo Padre l’ha detto e ripetuto: ‘Con la guerra non si va da nessuna parte, è solo con la pace che si può costruire il futuro.’”
Per quanto riguarda la diplomazia pontificia, ci sono tanti fronti caldi in quella che Papa Francesco ha chiamato “la terza guerra mondiale a pezzi.” In particolare, il Cardinal Mamberti parla della “piaga aperta della situazione in Medio Oriente, in particolare per la situazione dei cristiani e per i rischi che questa situazione fa correre alla stabilità non solo della regione, ma di tutto il mondo.”
Prima di diventare “ministro degli Esteri vaticano,” il Cardinale Mamberti è stato nunzio in Etiopia, Eritrea e Somalia, dove ha dovuto ingaggiare anche un dialogo interreligioso con il mondo islamico. Con ACIStampa, il Cardinale sottolinea che il dialogo con l’Islam “si può e si deve fare,” ma aggiunge: “E’ un po’ astratto parlare di dialogo con l’islam. Quello che bisogna fare è un dialogo con gli esponenti dell’Islam, i credenti dell’Islam e certamente in quanto possibile sviluppare azioni comuni con loro, in particolare a favore della pace, dello sviluppo.”
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