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Cantalamessa: “Lo Spirito Santo non è un parente povero nella Trinità”

“Lo Spirito Santo non è un parente povero nella Trinità, non è un semplice modo di agire di Dio, una energia o un fluido che pervade l’universo come pensavano gli stoici; è una relazione sussistente, dunque una persona. E non tanto la “terza persona singolare” quanto piuttosto “la prima persona plurale”: il “noi” del Padre e del Figlio”. E’ il pensiero che Padre Raniero Cantalamessa rimarca lungo tutto il filo della sua prima predica di Avvento.

Il cappuccino padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, centra proprio sullo Spirito Santo la sua prima predica di Avvento, tenuta venerdì mattina, 2 dicembre, nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico, alla presenza di Papa Francesco. “Beviamo, sobri, l’ebrezza dello Spirito”, il tema scelto per il ciclo di riflessioni.

“Lo Spirito Santo è la novità teologica e spirituale più importante del dopo concilio Vaticano II e la sorgente maggiore della speranza della Chiesa”, spiega il predicatore.

Cantalamessa cita il cardinale teologo francese riferendosi al concilio: “Yves Congar scelse un’immagine forte: uno Spirito Santo sparso qua e là nei testi, come si fa con lo zucchero sui dolci, che però non entra a far parte della composizione della pasta”.

“L’intuizione di san Giovanni XXIII del concilio come “una novella Pentecoste della Chiesa” ha trovato la sua attuazione solo in seguito, a concilio concluso” osserva il predicatore. E proprio cinquant’anni fa ha avuto inizio nella Chiesa cattolica l’esperienza del Rinnovamento carismatico, uno dei tanti segni, il più evidente per la vastità del fenomeno, del risveglio dello Spirito e dei carismi nella Chiesa”.

Padre Cantalamessa prosegue con un riferimento a Karl Barth, il quale ha fatto “un’affermazione provocatoria”, prevedendo che “in futuro si sarebbe sviluppata una diversa teologia, la “teologia del terzo articolo”. E per “terzo articolo” “intendevano l’articolo del Credo sullo Spirito Santo”. Da esso ha preso avvio l’attuale corrente denominata appunto “teologia del terzo articolo” che affianca e vivifica la teologia tradizionale, proponendosi “di fare dello Spirito Santo non soltanto l’oggetto del trattato che lo riguarda, la pneumatologia, ma l’atmosfera in cui si svolge tutta la vita della Chiesa e ogni ricerca teologica, “la luce dei dogmi”, come un antico padre della Chiesa definiva lo Spirito Santo”.

“Nel Credo attuale — continua il cappuccino— si parte da Dio Padre e creatore; da lui si passa al Figlio e alla sua opera redentrice e infine allo Spirito Santo operante nella Chiesa. Nella realtà la fede seguì il cammino inverso: fu l’esperienza pentecostale dello Spirito che portò la Chiesa a scoprire chi era veramente Gesù e quale era stato il suo insegnamento e con Paolo, e soprattutto con Giovanni, si arriva a risalire da Gesù al Padre. È il Paraclito che, secondo la promessa di Gesù, conduce i discepoli alla “piena verità” su di lui e sul Padre”.

In altre parole, dice il religioso citando anche san Basilio, “nell’ordine della creazione e dell’essere, tutto parte dal Padre, passa per il Figlio e giunge a noi nello Spirito; nell’ordine della redenzione e della conoscenza, tutto comincia con lo Spirito Santo, passa per il Figlio Gesù Cristo e ritorna al Padre. E nella tradizione occidentale tutto questo è espresso sinteticamente nella strofa finale dell’inno “Veni creator”. Ma questo non significa minimamente che il Credo della Chiesa non sia perfetto o che vada riformato - commenta padre Cantalamessa: “È il modo di leggerlo che qualche volta è utile cambiare, per rifare il cammino con cui si è formato”.

“Con questo intento — annuncia il predicatore — vorrei, nelle tre meditazioni di Avvento, proporre delle riflessioni su alcuni aspetti dell’azione dello Spirito Santo, partendo appunto dal terzo articolo del Credo che lo riguarda”.

“Lo Spirito Santo – conclude Cantalamessa - nonostante tutto, resterà sempre il Dio nascosto, anche se ne conosciamo gli effetti: è come il vento, non si sa da dove viene e dove va, ma si vedono gli effetti del suo passaggio; è come la luce che illumina tutto ciò che sta davanti, rimanendo essa stessa nascosta. Per questo è la persona meno conosciuta e amata dei tre, nonostante sia l’amore in persona. Ci è più facile pensare al Padre e al Figlio come “persone”, ma ci è più difficile per lo Spirito: non ci sono categorie umane che possono aiutarci a comprendere questo mistero. Comprenderemo pienamente chi è lo Spirito Santo solo in paradiso. Anzi lo vivremo in una vita che non avrà fine, in un approfondimento che ci darà gioia immensa. Sarà come un fuoco dolcissimo che inonderà la nostra anima e la colmerà di beatitudine, come quando l’amore investe il cuore di una persona e questa si sente felice”.

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