Città del Vaticano , 01 August, 2016 / 4:00 PM
“Le Giornate Mondiali della Gioventù immettono nei movimenti ecclesiali, nei gruppi giovanili e missionari lo spirito del rinnovamento; i giovani diventano gli apostoli dei giovani. I giovani che partecipano alle Giornate Mondiali anzitutto si preparano insieme nella comunione della Chiesa locale e, al ritorno dall’incontro, immettono nelle comunità ecclesiali l’entusiasmo dell’esperienza dell’universalità e della vitalità della Chiesa”. Così il cardinale salesiano Tarcisio Bertone racconta la esperienza delle Giornate Mondiali della Gioventù.
Il salesiano ripropone gli insegnamenti di Don Bosco per i giovani che ora dopo la GMG tornano alle loro case: “Don Bosco direbbe, come del resto dovrebbe dire ogni sacerdote, ogni pastore della Chiesa : “Basta che siate giovani, perché io vi ami assai”. “Per voi sono disposto anche a dare la vita”. Queste parole sono già un segno di amore per i giovani di tutti i tempi, compresi i giovani del nostro tempo, che hanno bisogno di amore, di sostegno, di guida. Oggi, nonostante tutta la rete di relazioni che i giovani riescono a intrecciare utilizzando i mezzi più raffinati dell’odierna tecnologia, a volte sembra che essi più che mai soffrano la solitudine e abbiano bisogno – come diceva don Bosco – di un “amico dell’anima”. Il “Padre dei giovani”, a mio parere, oggi insisterebbe nel dire: “Cercate di avere, ognuno di voi, un amico dell’anima. Un vero amico dell’anima”. Don Bosco anche oggi indicherebbe ai giovani tre punti di riferimento: studio, preghiera e allegria. Studio: per aumentare ed approfondire la conoscenza, non per avere le informazioni superficiali che arrivano e si perdono non lasciando nessuna traccia: qui si tratta di approfondire la conoscenza che conduce alla scoperta della verità e dei valori fondamentali della vita e nella nostra vita. La preghiera: il rapporto con Dio è il fondamento sul quale si può costruire la nostra umanità. In Gesù Cristo la nostra umanità è stata divinizzata. Infine: l’allegria. Il giovane ha bisogno di gioia; necessita di riempire il suo spirito con qualcosa di profondo; non si ferma finché non trovi la vera felicità: “Desidero vedervi felici nel tempo e nell’eternità” diceva don Bosco. Credo che questi consigli, questi pensieri valgano per i giovani di tutti i tempi e di tutte le latitudini”.
Bertone ne ha parlato in un suo recente viaggio in Polonia per le celebrazioni dei 1050 anni del battesimo. In quella occasione ha rilasciato una lunga intervista ai media cattolici, TV Trwam, Radio Maryja e Nasz Dziennik, in cui parla soprattutto dei giovani e dei media, e di come i giovani si debbano preparare ad essere buoni comunicatori.
Riprendendo le parole di Papa Francesco il cardinale ha ricordato i tre pericoli per un giornalista. “Il primo pericolo si riferisce alla disinformazione: il non approfondire le informazioni, e perciò dare informazioni superficiali. Il secondo pericolo è quello della diffamazione: trasmettere volontariamente solo una parte della verità, manipolata per dare un’immagine negativa delle persone e delle istituzioni. Il terzo pericolo è la calunnia: un comportamento ancora più grave, consistente nell’invenzione dei fatti per colpire le persone o le istituzioni”.
Un pensiero speciale proprio alla Polonia che, dice il cardinale, “ha un profondo e sano senso dell’identità nazionale. È interessante questa simbiosi e reciprocità con la forte coscienza dell’identità cristiana”. Ed ha aggiunto: “In America Latina, in Argentina, il Cardinale Bergoglio direbbe che qui si tratta proprio della teologia del popolo che ha un suo patrimonio, una sua identità, una sua singolarità, un suo modo di vivere, di vivere la fede e di vivere le peculiarità della convivenza sociale”.
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