Città del Vaticano , 26 April, 2015 / 12:20 AM
Gesù è buon pastore perché “offre la vita per le pecore: queste parole si sono realizzate pienamente quando Cristo, obbedendo liberamente alla volontà del Padre, si è immolato sulla Croce. Allora diventa completamente chiaro che cosa significa che Egli è il buon pastore: ha offerto la sua vita in sacrificio per noi. Per questo è il buon pastore!”. Così Papa Francesco introducendo la preghiera mariana del Regina Coeli, in occasione della IV Domenica di Pasqua.
Gesù – ha aggiunto – “si presenta come il vero e unico pastore del popolo: il cattivo pastore pensa a sé stesso e sfrutta le pecore; il pastore buono pensa alle pecore e dona sé stesso. A differenza del mercenario, Cristo pastore è una guida premurosa che partecipa alla vita del suo gregge, non ricerca altro interesse, non ha altra ambizione che quella di guidare, nutrire, proteggere le sue pecore. E tutto questo al prezzo più alto, quello del sacrificio della propria vita”.
Guardando alla figura del buon pastore scorgiamo – ha ancora proseguito Papa Bergoglio – la “sollecitudine paterna” di Dio. “È davvero un amore sorprendente e misterioso, perché donandoci Gesù come Pastore che dà la vita per noi, il Padre ci ha dato tutto ciò che di più grande e prezioso poteva darci! È l’amore più alto e più puro. Di fronte a questo amore di Dio, noi sperimentiamo una gioia immensa e ci apriamo alla riconoscenza per quanto abbiamo ricevuto gratuitamente”.
Il Papa però mette in guardia: non possiamo fermarci alla contemplazione del buon pastore. Bisogna mettersi alla sua sequela. Specialmente chi ha “la missione di guide nella Chiesa – sacerdoti, Vescovi, Papi – sono chiamati ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia. A questo stile di vita pastorale sono chiamati anche i nuovi sacerdoti della diocesi di Roma, che ho avuto la gioia di ordinare questa mattina nella Basilica di San Pietro”. Francesco ha poi fatto affacciare con lui due dei presbiteri ordinati stamane per ringraziare i fedeli per le preghiere ricevute.
Terminata la recita del Regina Coeli ed impartita la benedizione insieme ai due sacerdoti novelli, Papa Francesco ha parlato del devastante terremoto che ha sconvolto il Nepal. “Desidero assicurare – ha detto il Pontefice – la mia vicinanza alle popolazioni colpite da un forte terremoto in Nepal e nei Paesi confinanti. Prego per le vittime, per i feriti e per tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Abbiano il sostegno della solidarietà fraterna”.
Prima di salutare i fedeli il Papa ha anche ricordato il primo anniversario della canonizzazione di San Giovanni Paolo II, auspicando che risuoni sempre “il suo richiamo: Aprite le porte a Cristo!”.
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