Assisi, 13 September, 2024 / 4:00 PM
Il giovane Francesco, davanti a quel crocifisso, avverte con chiarezza di aver stabilito un autentico contatto con Dio Padre: quella davanti a cui prega non è un’immagine qualunque, non è una decorazione o una semplice opera d’arte. E’ un’icona, una “porta regale” (come definirà l’essenza delle icone, secoli dopo, il grande studioso e mistico russo Pavel Florenskij) ossia una porta spalancata sul mondo spirituale, quando l’Invisibile decide di irrompere nel visibile. Francesco prega e chiede a Dio “glorioso” di illuminare "le tenebre de lo core mio, / e damme diritta, speranza certa e caritate perfetta,/senso e cognoscimento . Signore/ che faccia lo tuo santo e verace comandamento". Che dunque faccia capire a lui, ancora incapace di comprendere appieno il significato della nuova esistenza cominciata, del percorso impervio intrapreso, se è questa la strada giusta e dove potrà portare, quale sia dunque la sua missione>.
Nel 1206 ecco che, proprio davanti al crocifisso di san Damiano, in una chiesetta minuscola, semidiroccata, fuori dalle mura di Assisi, Francesco percepisce chiaramente l’invito celeste di andare "a riparare la sua casa". Sappiamo che dapprima il futuro santo crederà che si tratti della richiesta di sistemare quella piccola chiesa deserta e pericolante e ci si mette d’impegno a lavorarci dentro e fuori, in seguito si rende conto che l’impresa è ben più complessa, anzi titanica: si tratta di impegnarsi a sanare le ferite e a ridare nuova linfa all’intera Chiesa vacillante, attraversata da crisi, scandali, divisioni, confusioni. Quel crocifisso sarà custodito e invocato da santa Chiara e dalle sue consorelle: ora infatti si trova nella basilica di santa Chiara, ad Assisi. Rimane come testimonianza tangibile e perenne di quell’invito rivolto a Francesco, ma in fondo anche a ciascun credente, a chiunque si metta alla sequela di Cristo. Un invito alla preghiera, alla speranza, alla reale possibilità di con-vertire il cammino della propria esistenza. Riflessioni, meditazioni, preghiere che si ritrovano nel testo di padre Francesco Patton, francescano e Custode di Terra Santa, dal titolo «Va’ e ripara la mia casa", delle Edizioni Terra Santa; nella prefazione al volume Massimo Fusarelli, ministro generale dei Frati Minori, scrive che "il Crocifisso di san Damiano è un’icona ben nota nel mondo francescano e facilmente, come per tutte le cose familiari, si rischia di perderne il profondo significato. Questo testo breve e intenso ci aiuta a “entrare” nel mistero pasquale che questa icona evoca e, in certo modo, rende presente. Veniamo introdotti all’incontro di Francesco di Assisi con questo Crocifisso nella chiesetta di san Damiano, attraverso la riflessione sulla narrazione che ne fa la Leggenda dei tre Compagni e la meditazione della sua Preghiera davanti al Crocifisso (…) cogliendone tante provocazioni per la nostra fede e per la fede di Francesco, che con le stimmate completò, in certo modo, il percorso iniziato a San Damiano davanti a questo Crocifisso» .
Dal Crocifisso, dunque, alle stimmate: la strada è tracciata. Del resto, in questo 2024 ricorre l’ottavo centenario della stimmatizzazione di Francesco alla Verna. Ad un primo livello simbolico, dalle ferite che la vita infligge si può rinascere, come uomini nuovi. Ma esistono altre, molteplici chiavi di lettura. Quelle che ad esempio fornisce Zdzisław Józef Kijas, frate minore conventuale, studioso e scrittore, nel suo libro "Le stimmate di san Francesco e la rinascita dell’uomo", con prefazione di Papa Francesco, edizioni Messaggero di Padova. Le fonti agiografiche raccontano che Francesco, a due anni dalla morte, si ritirò sulla Verna, montagna prediletta già da tempo da eremiti, pellegrini, mistici. Qui, nel silenzio e nella preghiera scanditi da un rituale preciso, il Crocifisso gli imprime nel cuore e nel corpo i segni dela presenza concreta del Signore: le stimmate. L’autore cerca di far comprendere come sono nate le stimmate, come sono possibili e che cosa significano per noi, in questa epoca tormentata, così come i tempi in cui ha vissuto Francesco. Pur essendo essenzialmente un dono divino, le stimmate non accadono all’improvviso, dal nulla, ma fioriscono su un “terreno” preparato. Preparata anche alla ritualità. Proprio quello che ci si è spesso ostinati a rifiutare, in nome di una spiritualità libera, “adulta”, senza formalismi. Ma, sottolinea l’autore, il rito non è affatto formalismo o formule ripetute a vuote; meno che mai lo è stato per Francesco, che continua ad essere incasellato in categorie trite: il Francesco “buono”, ecologista antelitteram, insofferente alle regole. Invece nel rito e nell’obbedienza Francesco ha dato forma e sostanza alla fede e all’agire. E forse potrebbe avere molto da dire al bisogno di spiritualità e di nuovi riti che, nonostante molti si affannino a negarlo, abbiamo anche oggi, anzi oggi più che mai.
Francesco Patton, Va’ e ripara la mia casa, Edizioni Terra Santa, pp.112, euro 14
Le Migliori Notizie Cattoliche - direttamente nella vostra casella di posta elettronica
Iscrivetevi alla newsletter gratuita di ACI Stampa.
La nostra missione è la verità. Unisciti a noi!
La vostra donazione mensile aiuterà il nostro team a continuare a riportare la verità, con correttezza, integrità e fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.
Donazione a CNA