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Benedetto XVI, l'ultimo Papa a visitare Venezia

Benedetto XVI è stato l’ultimo Papa a visitare Venezia nel maggio 2011 in attesa dell’arrivo – domenica – di Papa Francesco, suo successore.

In Piazza San Marco Papa Benedetto ricordava il legame che unisce Venezia alla Sede Apostolica. “Molti di voi conservano vivo il ricordo del Patriarca Albino Luciani, figlio di queste terre venete, che divenne Papa con il nome di Giovanni Paolo I; e come non ricordare il Patriarca Angelo Giuseppe Roncalli, che, divenuto Papa Giovanni XXIII, è stato elevato dalla Chiesa alla gloria degli altari e proclamato beato? Ricordiamo infine il Patriarca Giuseppe Sarto, il futuro san Pio X, che con il suo esempio di santità continua a vivificare questa Chiesa particolare e tutta la Chiesa universale. Testimonianza della sollecitudine pastorale dei Papi per la vostra Città sono anche le visite pastorali compiute dal Servo di Dio Paolo VI e dal Beato Giovanni Paolo II. Anch’io, sulle orme di questi miei Predecessori, ho voluto venire oggi in mezzo a voi, per portarvi una parola di amore e di speranza, e confermarvi nella fede della Chiesa, che il Signore Gesù ha voluto fondare sulla roccia che è Pietro e ha affidato alla guida degli Apostoli e dei loro successori, nella comunione con la Chiesa di Roma che presiede alla carità”.

Venezia – osservava Benedetto XVI – è un “crocevia di persone e comunità di ogni provenienza, cultura, lingua e religione. Punto di approdo e di incontro per gli uomini di tutti i continenti, per la sua bellezza, la sua storia, le sue tradizioni civili, questa Città ha corrisposto nei secoli alla speciale vocazione di essere ponte tra Occidente ed Oriente. Anche in questa nostra epoca, con le sue nuove prospettive e le sue sfide complesse, essa è chiamata ad assumere importanti responsabilità in ordine alla promozione di una cultura di accoglienza e di condivisione, capace di gettare ponti di dialogo tra i popoli e le nazioni; una cultura della concordia e dell’amore, che ha le sue solide fondamenta nel Vangelo”.

Guardando a luoghi quali la Basilica del Redentore e il Santuario della Madonna della Salute Benedetto XVI sottolineava come i veneziani del passato “ben sapevano che la vita umana è nelle mani di Dio e che senza la sua benedizione l’uomo costruisce invano. Perciò, visitando la vostra Città, chiedo al Signore che doni a tutti voi una fede sincera e fruttuosa, capace di alimentare una grande speranza e una paziente ricerca del bene comune”.

Incontrando poi i rappresentanti della cultura, dell’economia e dell’arte presso la Basilica della Salute, il Papa  riproponeva la lettura dell’appellativo “Serenissima” per la città di Venezia. Un nome – spiegava – che  “ci parla di una civiltà della pace, fondata sul mutuo rispetto, sulla reciproca conoscenza, sulle relazioni di amicizia. Venezia ha una lunga storia e un ricco patrimonio umano, spirituale e artistico per essere capace anche oggi di offrire un prezioso contributo nell’aiutare gli uomini a credere in un futuro migliore e ad impegnarsi a costruirlo. Ma per questo non deve avere paura di un altro elemento emblematico, contenuto nello stemma di San Marco: il Vangelo. Il Vangelo è la più grande forza di trasformazione del mondo, ma non è un’utopia, né un’ideologia. Le prime generazioni cristiane lo chiamavano piuttosto la via, cioè il modo di vivere che Cristo ha praticato per primo e che ci invita a seguire. Alla città serenissima si giunge per questa via, che è la via della carità nella verità, ben sapendo, come ci ricorda ancora il Concilio, che non bisogna camminare sulla strada della carità solamente nelle grandi cose, bensì e soprattutto nelle circostanze ordinarie della vita e che sull’esempio di Cristo è necessario anche portare la croce; quella che dalla carne e dal mondo viene messa sulle spalle di quanti cercano la pace e la giustizia”.

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