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Il sussidio di preghiera per l'unità dei cristiani? Viene dalla Lettonia

L'arcivescovo di Riga, Zbignevs Stankevics, all'uscita dei lavori del Sinodo

L’unità dei cristiani comincia dalla Lettonia. Almeno quest’anno in cui è stato proprio l’arcivescovo di Riga, Zbignevs Stankevics, a coordinare i lavori per la stesura del sussidio di preghiera per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. È una comunità viva, quella lettone. Lo scorso dicembre, è stata aperta Radio Marija Latvija, che ha – racconta l’arcivescovo Stankevics – “diventa una voce cattolica importante tra le radio, dando la possibilità di diffondere il messaggio di Cristo anche a coloro che non vanno in Chiesa”. L’arcivescovo parla con ACI Stampa anche del modo in cui si è sviluppata la stesura del sussidio.

Come ha proceduto nella stesura del sussidio? Chi ha chiamato a partecipare al gruppo interconfessionale?

Nel 2014, il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, si è rivolto a me per proporre ai cristiani lettoni il sussidio per la Settimane di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Dopo aver consultato gli altri vescovi, e anche i miei collaboratori, abbiamo deciso di accettare questo onorevole compito. Ho creato il gruppo interconfessionale scegliendo tra le persone che attivamente partecipano alle diverse iniziative ecumeniche – ad esempio, organizzano una Via Crucis ecumenica per le strade di Riga il Venerdì Santo, collaborano all’edizione dell’opuscolo sulle questioni ecumeniche o organizzano le cappelle ecumeniche nelle proprie città.

Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate nel preparare il sussidio nella settimana di preghiera?

La cosa più difficile per i membri del gruppo era trovare il tempo libero per partecipare all’incontro di lavoro (che si è poi tenuto a settembre 2014) con le delegazioni del Pontificio Consiglio e del Consiglio Mondiale delle Chiese. In quell’occasione è stato elaborato il documento finale che includeva il materiale per la Settimana di preghiere. Purtroppo all’elaborazione della versione definitiva ha partecipato solo un piccolo gruppo dei cristiani lettoni coinvolti in questo progetto.

Le discussioni del gruppo interconfessionale da lei convocato hanno in qualche modo rispecchiato le discussioni che ci sono in ambito ecumenico? E in che modo?

Sì, le discussioni hanno rispecchiato l’esperienza ecumenica che hanno le chiese cristiane in Lettonia. Leggendo il materiale per la Settimana di preghiere, si vedono bene le priorità della prassi ecumenica nel nostro Paese – emergono le questioni difficili che dividono i cristiani e si nota anche la voglia e le motivazioni per continuare questa strada dell’unità dei cristiani.

Quali sono i passi avanti maggiori che sono stati fatti a livello di ecumenismo in questi anni? 

Uno dei momenti più indicativi è la creazione del Consiglio delle questioni spirituali presso il Primo Ministro. Alle riunioni, che si svolgono sotto la guida del Primo Ministro, sono invitati tutti i capi delle Chiese cristiane tradizionali.

Segno importante è l’unità dei vescovi e dei rappresentanti delle diverse confessioni nell’esprimere le opinioni su questioni importanti d’interesse pubblico, per esempio, nella questione dei profughi, sul concetto di famiglia, sull’educazione morale, etc. Nel 2014 i vescovi delle confessioni cristiane principali hanno scritto una lettera aperta, esprimendo la preoccupazione per il futuro della nostra nazione, particolarmente nel contesto dell’Europride, che era previsto nel 2015 a Riga.

Un altro esempio: sempre a Riga, nel 2014, ha avuto luogo l’incontro di Taizé della regione Baltica. Vorrei aggiungere che anche il prossimo incontro Europeo Taizé (dal 28 dicembre 2016 al primo gennaio 2017) si svolgerà a Riga. L’organizzazione di questi incontri ha rappresentato per noi l’occasione di praticare l’ecumenismo nelle situazioni difficili e complicate. Perché è realizzando qualche grande progetto, lavorando spalla a spalla con molte persone, che si creano le sfide più grandi.

La Chiesa in Lettonia vive una vicinanza particolare con il mondo ortodosso. Qual è lo stato del dialogo? E quali sono le speranze per il futuro? 

Il Dialogo ecumenico con il mondo ortodosso, con la comunità ortodossa in Lettonia è la sfida più grande, direi la questione più sensibile. Cerchiamo di andare avanti in modo molto delicato, con molta attenzione. Già molto tempo fa le Chiese Cattolica e quella Ortodossa hanno reciprocamente riconosciuto la validità dei sacramenti. Adesso il problema più grande è superare l'eredità delle esperienze negative del passato che creano le barriere psicologiche per successivo processo di avvicinamento. In aggiunta, le decisioni strategiche della Chiesa Ortodossa della nostra regione sono prese dal Patriarcato di Mosca. Quindi un partner di dialogo a pieno titolo può essere solo il Vaticano. Da parte del Patriarca è necessaria la cosiddetta decisione politica sul reciproco riavvicinamento.

Quali le maggiori sfide per il dialogo ecumenico nei prossimi anni?

Le iniziative ecumeniche in Lettonia nascono oggi come il frutto dell’attività relativamente piccole dei cristiani delle diverse confessioni. La sfida è di aprire all’ecumenismo più ampia società cristiana lettone, per creare i contatti di amicizia a livello personale, per avere nuove iniziative e formare un dialogo approfondito e determinato sulle questioni specifiche, essenziali nel contesto dell'unità dei cristiani.

Delle iniziative concrete vorrei menzionare il progetto di costruzione di una chiesa ecumenica nel nuovo complesso dell’Università Lettone. Ci sono anche le idee di fondare insieme con i luterani e gli ortodossi la Facoltà di Teologia cristiana presso quest’Università.

Secondo lei, si arriverà mai a una piena comunione di tutte le Chiese? E come? 

La piena comunione di tutte le Chiese è una sfida enorme. Riguardo alla Chiesa ortodossa la questione principale, dal punto di vista dottrinale, a mio parere, è il ruolo dell’autorità del Papa. Per quanto riguardano i luterani, nella Lettonia la situazione è particolare, c’è il dialogo e da entrambe le parti c'è il desiderio di avvicinarsi e di affrontare le questioni problematiche.

Credo che l’unità sarà raggiunta ed essa si esprimerà come la comunione dell’Eucaristia, mantenendo il rito proprio a ciascuna delle principali denominazioni, ma avendo una comprensione comune dei sacramenti, del culto di Vergine Maria e dei santi, e del ruolo di autorità del Papa.

Durante l'incontro nella Chiesa luterana di Roma, Papa Francesco ha creato molte aperture nel dialogo con il mondo luterano. Rappresentano, queste aperture, una ulteriore difficoltà?

No, al contrario, esse ci aiuteranno ad accelerare il dialogo e il ravvicinamento con i luterani lettoni.

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