Città del Vaticano , 09 October, 2023 / 2:00 PM
La Congregazione Generale del Sinodo è stata oggi trasmessa in diretta. Gli interventi, il corso dei lavori, la Messa iniziale potranno essere seguite dai giornalisti. Una decisione, questa, che sembra essere una deroga al mandato della riservatezza che era stato inserito già nel regolamento del Sinodo. E una scelta che, più che di trasparenza, sembra voler rassicurare: non c’è niente da tenere nascosto al Sinodo. In effetti, la diretta riguarda anche il fatto che c’è una presentazione del relatore generale. Questa presentazione - che è stata brevissima, quasi senza comunicazioni - sembra come parificata alla vecchia “relatio post-disceptationem”, che accadeva alla fine delle discussioni in congregazioni generali, ed è venuta dopo altre relazioni continentali. Ce ne sono tre, alla fine della discussione di ognuna delle tre sezioni del Sinodo. La prossima sarà il 13 ottobre, e poi un’altra il 18 ottobre. Forse anche queste saranno trasmesse in diretta.
C’è una agenda al Sinodo?
Resta, in effetti, il problema che il Sinodo possa essere organizzato per gruppi di pressione, e che si portino all’interno del Sinodo una serie di tematiche che possono influenzare i lavori. Non è un caso che lo scorso venerdì, il Cardinale Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, ha sottolineato in conferenza stampa che “nessuno tra noi è venuto qui con la sua agenda da imporre agli altri. Non c’è agenda, siamo tutti fratelli e sorelle”.
Non è nemmeno un caso che si è ripreso a parlare di una ricerca di comunione al Sinodo. È un tema ricorrente in molte conversazioni a margine dell’assise, ed è una sorta di ritorno al passato. Fino al 2014, infatti, si parlava di “consenso sinodale”, e si votavano i documenti paragrafo per paragrafo. Se questi non avessero raggiunto i due terzi dei voti, non sarebbero nemmeno pubblicati, proprio per favorire la comunione e non la divisione in una maggioranza e una opposizione.
Papa Francesco, in una volontà di trasparenza, fece sempre pubblicare tutti i modi dei documenti finali, insieme ai voti che avevano ricevuto. Ora, però, potrebbe essere diverso, perché non ci sarà un documento finale, ma solo un documento di sintesi. La sua approvazione, dunque, riguarderà più le modalità generali in cui è stata raccontata l’esperienza del Sinodo, non necessariamente i capitoli. E lo stesso documento potrebbe essere ribaltato dal testo finale che l’assemblea licenzierà a ottobre 2024.
La settimana che ci aspetta
Tuttavia, ci si aspetta molto da questo documento di sintesi. Il pomeriggio del 9 ottobre si votano appunto i membri della Commissione per la stesura del documento di sintesi, e sarà un passaggio cruciale. Dai nomi delle persone che verranno elette, si potrà capire in che modo il documento sarà redatto, o perlomeno i toni dei documenti. Vero che ogni circolo minore ha da gestire un “sotto-tema” e che dunque i loro rapporti saranno monotematici. Sarà, però, la Commissione a dover trovare una sintesi, a raccogliere magari qualche sbilanciamento nei rapporti, che saranno però pubblicati. Sarà da definire, quindi, cosa è opinione di sottocommissioni e cosa è volontà vera dell’assemblea.
Leggendo il calendario del Sinodo, sono due i punti dell’Instrumentum Laboris che si discuteranno in questa settimana:
- il B 1, centrato sulla domanda: “Come essere più pienamente segno e strumento di unione con Dio e di unità del genere umano?”
- il B 2, che ha come tema “Corresponsabili della missione” e come domanda centrale “Come condividere compiti e doni al servizio del Vangelo?
L’11 ottobre, sono previsti gli interventi dei Circoli Minori, e il 12 ottobre, la finalizzazione dei resoconti dei Circoli Minori e la consegna di questi rapporti alla Segreteria generale. La fine di questo percorso sarà segnato da un pomeriggio libero, con un pellegrinaggio che dovrebbe essere nelle catacombe romane. Dal 13 ottobre, si comincerà ad analizzare la sezione B 2 dell’Instrumentum Laboris.
Ben due pomeriggi di questa settimana sono dedicati alla “conversazione dello Spirito”, che è, in pratica, il metodo di discernimento comune proposto per il Sinodo. La sua strutturazione viene affrontata dal punto 37 al punto 39 dell’Instrumentum Laboris, e prevede tre passaggi: una presa di parola in assemblea dopo aver meditato profondamente; un momento di silenzio e preghiera per aprirsi anche alle sollecitazioni degli altri; e quindi un momento in cui si cerca di identificare i punti chiave e costruire un consenso che sia comune.
Le “conversazioni dello spirito” dovrebbero aiutare a redigere un documento il più possibile consensuale e, appunto, comunitario. Se sarà davvero così, sarà tutto da vedere. Il fatto che il Cardinale Jean Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, abbia già parlato di una road map per il prossimo anno lascia pensare che, per ora, si voglia piuttosto sondare il terreno. Il prossimo anno, la conversazione dello spirito potrebbe essere più mirata o centrata. Siamo, però, nel campo della speculazione. La speranza è che la metodologia possa portare ad una vera sintesi, superando gli sbilanciamenti che possono venire fuori dalle relazioni dei circoli minori.
Una agenda di riforma?
L’inizio del Sinodo, con gli interventi di Papa Francesco, del Cardinale Mario Grech e del Cardinale Hollerich, ha mostrato che c’è un timore per una agenda dettata dai media. C’è, però, un’altra agenda, proposta da diversi movimenti di riforma all’interno della Chiesa, che da tempo si battono per cambiare la natura stessa della Chiesa cattolica.
Uno di questi movimenti di riforma ha dato vita alla conferenza guidata da laici Spirit Unbounded che si tiene dall’8 al 14 ottobre e che può essere visibile online. I documenti alla base della discussione sono il cosiddetto Testo di Bristol e la Proposta di una Costituzione per la Chiesa Cattolica.
Leggere il testo di Bristol per la riforma serve per comprendere l’agenda. La Chiesa viene trattata come un organismo “secolare”. Il testo chiede “strutture democratiche a tutti i livelli”, vuole che il diritto canonico utilizzi la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo come punto di riferimento, chiede la ridefinizione del ministero liturgico.
Altro testo di riferimento è la proposta di una Costituzione per la Chiesa Cattolica. Anche in questo caso, la Chiesa è trattata come una organizzazione secolare, perché una Costituzione è un documento umano, mentre il punto di riferimento di ogni cristiano è prima di tutto il Vangelo.
Alcune parti della piattaforma ideologica sono presenti anche nel Sinodo della Chiesa di Germania, altre parti sono le classiche iniziative di democratizzazione della Chiesa che si sono moltiplicate negli ultimi tempi.
Nel programma generale, figura anche la presenza del teologo Rafael Luciani, tra gli esperti / facilitatori del Sinodo. Luciani ha più volte sottolineato come ci sia bisogno di una riforma sinodale delle strutture della Chiesa.
Piuttosto, è molto presente il controverso teologo della Liberazione Leonardo Boff, che interverrà in due panel differenti. Nel programma compaiono anche Mary McAleese, ex presidente di Irlanda, cattolica molto attiva nella richiesta di un maggiore ruolo delle donne e che è arrivata anche a definire le Chiese irlandesi come “canali di omofobia”, e a sottolineare che il battesimo viola i diritti umani.
Tra i keynote speakers, anche Cherie Blair, moglie dell’ex premier britannico Tony Blair, che si convertì al cattolicesimo e lanciò, alla fine della sua esperienza politica, la “Faith Foundation”.
È, questa conferenza parallela al Sinodo, il segno che ci sono gruppi di pressione che si stanno organizzando? O piuttosto ci troviamo di fronte a un tentativo di influenzare il dibattito mediatico, senza speranza che questo cambi le cose al Sinodo?
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