Padova, 04 November, 2022 / 6:00 PM
Lucifero angelo ribelle cade verso un nero abisso, in cui verrà inghiottito, gettato negli inferi, da cui uscirà solo per tormentare gli uomini e nutrire così la sua eterna infelicità. Sopra di lui si china Michele, l’angelo di Dio, e lo guarda precipitare quasi con pena, forse nell’immaginare la storia che si dipanerà lungo i secoli, i millenni. E i due angeli si somigliano, sono le due metà che si fronteggiano, si specchiano, si avvicinano e si allontanano: il bene e il male. Forse il dipinto di Lorenzo Lotto su questo tema, una tela di grandi dimensioni che si trova nel Museo Pontificio della Santa Casa di Loreto, è quello che meglio di ogni altro testimonia la drammaticità dell’eterna lotta tra san Michele arcangelo e Lucifero. Anzi, è probabile che sia sempre stato, e ancora ci sia, qualcuno che pensa che si tratti di una interpretazione poco ortodossa, con i due antagonisti che si assomigliano troppo e quell’aria di disperazione e insieme di compassione che li avvolge.
Lorenzo Lotto non è mai stato semplice da interpretare, essendo un pittore che sfugge costantemente alle definizioni. Nessuna forma mostruosa e tenebrosa, nessun diavolo con le corna, il forcone e gli occhi fiammeggianti: ecco invece un giovane bello e dannato che diventerà il tentatore per eccellenza e il seminatore di divisioni. Sempre all’opera, oggi in attività frenetica.
Questo straordinario dipinto, San Michele che scaccia Lucifero, ora ha cominciato pochi giorni fa un percorso di restauro, come ha annunciato la Delegazione Pontificia per la Santa Casa di Loreto. Il restauro, che sarà opera di Alberto Sangalli, dopo essere stato approvato dalla Soprintendenza Archeologia - Beni Ambientali - Belle Arti e Paesaggio delle Marche, sarà condiviso in tutti i suoi passaggi con il Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani.
E c’è un’importante novità: la possibilità di seguire “da remoto” le varie fasi del restauro sarà garantita dall’Università Politecnica delle Marche, la quale si premurerà di predisporre dirette streaming adeguatamente annunciate attraverso i canali social del Santuario lauretano e il sito del Museo Pontificio.
Il dipinto, che in un certo senso rappresenta un unicum, in grado di creare prospettive sorprendenti, e a cui si intende restituire lo splendore antico e scoprirne gli eventuali segreti, fa parte del gruppo di nove tele dell’artista qui conservate e donate da Lotto stesso al Santuario, dipinte nel periodo in cui Lotto si stabilìsce a Loreto, nel settembre del 1554, in età avanzata, collaborando come oblato con il Santuario, restandovi fino alla morte.
Vito Punzi, direttore del Museo, in una scheda preparata per la mostra di Macerata del 2018-2019 dedicata al grande pittore e alla sua opera legata alle terre marchigiane, sottolinea come "San Michele, pur con la spada sollevata e intento a spezzare il bastone del decaduto, in realtà sembra impegnarsi in un gesto estremo di carità: la sua mano sinistra sembra voler trarre a sé Lucifero. Quest’ultimo tuttavia, che così tanto, a parte la nudità, è simile all’arcangelo, pare voler compiere con il diniego l’ultimo atto d’orgoglio e d’insubordinazione a chi si è fatto messaggero della volontà di Dio". Un gesto estremo di compassione persino per Lucifero; in fondo è un vinto. E Lotto ha sempre uno sguardo di comprensione per i vinti, per i perdenti, che lui comprende bene, forse perché, in fondo, anche lui si è considerato spesso così, un emarginato, rispetto ai grandi pittori del Rinascimento, vere e proprie star presso corti e regni.
L’importate opera di restauro coincide anche con la pubblicazione, a cura delle edizioni San Paolo, di un prezioso volume dedicato proprio all’arcangelo Michele, uno degli angeli menzionati col proprio nome nella Sacra Scrittura. Il volume con uno straordinario repertorio fotografico (ad un prezzo non proprio accessibile a tutti) rappresenta – oltre che l’occasione di un dono importante o una strenna natalizia di grande valore - la possibilità di fare un viaggio alla ricerca delle radici del culto dell’arcangelo, diffusosi in Europa e in Oriente fin dai primi secoli del cristianesimo, attraverso una moltitudine di santuari e cappelle, per lo più situati in luoghi elevati, legati a grotte e all'acqua.
E nasconde un mistero. Una linea retta che attraversa il continente europeo da nord-ovest a sud-est partendo dall'Irlanda e giungendo sino all'Asia Minore, ed è perfettamente allineata con il tramonto del sole nel giorno del solstizio d'estate: lungo questa linea si trovano sette santuari dedicati a Michele. Tre hanno assunto nei secoli una particolare importanza: Mont Saint-Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in val di Susa e il Santuario di San Michele sul Monte Gargano, in Puglia, equidistanti fra loro, meta da sempre di pellegrinaggi.
San Michele ha subito suscitato una grande devozione nel popolo dei Longobardi, che fra il II e il VI secolo attraversarono nelle loro migrazioni l'Europa, fino a quando non si stabiliscono in Italia. I curatori del volume, dunque, mettono in risalto il fatto che in un certo senso Michele è stato il primo santo realmente "europeo".
Eppure oggi proprio questa Europa, che per secoli ha riversato pellegrini in nome dell’angelo protettore contro gli attacchi del male, sembra rifiutarlo. Se si pensa a quanto sta accadendo in Francia – dove si trova uno dei santuari più belli e importanti dedicati al suo culto, come si diceva - è in corso una vera e propria battaglia politica e giudiziaria intorno ad una statua del santo, che è anche patrono dei paracadutisti. A Nantes, infatti, l'associazione la Libre Pensée ha ottenuto circa un anno fa dal tribunale amministrativo di Nantes il via libera per abbattere la statua di Saint-Michel "San Michele e il drago"inaugurata nell'ottobre 2018 nella piazza antistante la Chiesa di Saint-Michel del comune di Les Sables-d'Olonne, in Vandea, nella Francia occidentale.
I giudici avevano dato all’associazione sulla base della legge del 1905 sui rapporti fra Chiesa e Stato la quale "si oppone all'installazione, nello spazio pubblico, di un segno o di un emblema che esprima il riconoscimento di un culto o che indichi una preferenza religiosa" come ricorda la sentenza. Il 16 settembre scorso la Corte di appello di Nantes ha confermato la sentenza del Tribunale. Il sindaco Moreau ha ora sei mesi di tempo per rimuovere dalla piazza del paese la statua di San Michele, ma i cittadini protestano e vogliono salvarla.
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