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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco in Bahrein: “Le liti tra Oriente e Occidente si ricompongano”

Occidente e Oriente “sembrano due mari in tempesta”, ma le loro liti devono ora essere “ricomposte per il bene di tutti”, perché in un mondo globalizzato o si naviga insieme o divisi si affonda. Concludendo il Bahrain Forum for Dialogue, Papa Francesco lancia l’appello per una umanità riconciliata, che sappia mettere alle spalle le guerre i conflitti. E mette in luce tre urgenze educative.

Il Forum è una delle espressioni del Regno del Bahrein nel lavoro verso un maggiore dialogo e coesione religiosa nel Paese, dove c’è un tasso di immigrazione tra i più alti del mondo. Il Bahrein è un Paese del Golfo diverso, compreso tra due mari, distribuito su un arcipelago, naturale e fertile luogo di incontro per le popolazioni del deserto. Parte da queste caratteristiche, Papa Francesco, per delineare il suo discorso.

Due mari, dunque: “da una parte il mare calmo e dolce della convivenza comune, dall’altra quello amaro dell’indifferenza, funestato da scontri e agitato da venti di guerra, con le sue onde distruttrici sempre più tumultuose, che rischiano di travolgere tutti”.

Oriente e Occidente “assomigliano sempre più a due mari contrapposti”, e invece il Papa porta l’intenzione di “navigare nello stesso mare, scegliendo la rotta dell’incontro anziché quella dello scontro”.

Chiosa Papa Francesco: “Dopo due tremende guerre mondiali, dopo una guerra fredda che per decenni ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, tra tanti disastrosi conflitti in ogni parte del globo, tra toni di accusa, minacce e condanne, ci troviamo ancora in bilico sull’orlo di un fragile equilibrio e non vogliamo sprofondare”.

Per Papa Francesco è paradossale che ci sia un mondo unito dalle stesse difficoltà (crisi alimentar, ecologiche o pandemiche), mentre “pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti”.

Il Papa mette in guardia dalle conseguenze che possono scaturire “se si persiste nell’imposizione risoluta dei propri modelli e delle proprie visioni dispotiche, imperialiste, nazionaliste e populiste, se non ci si interessa alla cultura dell’altro, se non si presta ascolto al grido della gente comune e alla voce dei poveri, se non si smette di distinguere in modo manicheo chi è buono e chi cattivo, se non ci si sforza di capirsi e di collaborare per il bene di tutti”.

Il Papa come linea guida “Il Documento della Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune”, e sottolinea di desiderare “che le liti tra Oriente e Occidente si ricompongano per il bene di tutti, senza distrarre l’attenzione da un altro divario in costante e drammatica crescita, quello tra Nord e Sud del mondo”.

Papa Francesco invita a non perdere di vista le “tragedie latenti” dell’umanità a causa dell’emergere dei conflitti, e tra queste mette in luce prima di tutto “la catastrofe delle disuguaglianze”, sottolineando il ruolo che hanno i leader religiosi nel guidare l'umanità.

Papa Francesco individua tre sfide: orazione, educazione ed azione.

L’orazione, ovvero l’apertura del cuore all’Altissimo”, è “fondamentale per purificarci dall’egoismo, dalla chiusura, dall’autoreferenzialità, dalle falsità e dall’ingiustizia”. In fondo, “chi prega, riceve nel cuore la pace e non può che farsene testimone e messaggero”.

Questo può avvenire solo in luoghi dove la libertà religiosa è pienamente osservata. Impegniamoci – esorta il Papa - affinché “la libertà delle creature rispecchi quella sovrana del Creatore, perché i luoghi di culto siano protetti e rispettati, sempre e ovunque, e la preghiera sia favorita e mai ostacolata. Ma non è sufficiente concedere permissioni e riconoscere la libertà di culto, occorre raggiungere la vera libertà di religione”.

Dal cuore alla mente, dall’educazione alla formazione. “Se l’ignoranza è nemica della pace – chiosa Papa Francesco - l’educazione è amica dello sviluppo, purché sia un’istruzione veramente degna dell’uomo, essere dinamico e relazionale: dunque non rigida e monolitica, ma aperta alle sfide e sensibile ai cambiamenti culturali; non autoreferenziale e isolante, ma attenta alla storia e alla cultura altrui; non statica ma indagatrice, per abbracciare aspetti diversi ed essenziali dell’unica umanità a cui apparteniamo”.

Papa Francesco chiede di “abitare la crisi senza cedere alla logica del conflitto”, che "ci porta sempre ad una distruzione, menrte la crisi ci porta a pensare e maturare". Aggiunge Papa Francesco: “è indegno della mente umana credere che le ragioni della forza prevalgano sulla forza della ragione, utilizzare metodi del passato per le questioni presenti, applicare gli schemi della tecnica e della convenienza alla storia e alla cultura dell’uomo”.

Non basta “dirsi tolleranti”, ma “occorre fare veramente spazio all’altro, dargli diritti e opportunità”, e questo comincia con l’educazione.

Sono tre le urgenze educative, per Papa Francesco. Prima di tuto, il riconoscimento pubblico della donna, e l’educazione in questo “è la via per emanciparsi da retaggi storici e sociali contrari a quello spirito di solidarietà fraterna che deve caratterizzare chi adora Dio e ama il prossimo”.

La seconda urgenza è la “tutela dei diritti fondamentali dei bambini”, che devono crescere “istruiti, assistiti, accompagnati, non destinati a vivere nei morsi della fame e nei rimorsi della violenza”. Papa Francesco chiede di “guardare alle crisi con gli occhi dei bambini”, perché solo pensando a loro “il progresso si specchierà nell’innocenza, anziché nel profitto, e contribuirà a costruire un futuro a misura d’uomo”.

Terza emergenza educativa è “l’educazione alla cittadinanza”. È “vivere insieme, nel rispetto e nella legalità, che si rafforza nella piena cittadinanza, tanto che il Papa chiede di rinunciare “all’uso discriminatorio del termine minoranze”. E, in effetti, anche il documento sulla Fraternità Umana nasce da un percorso sul tema della cittadinanza nel mondo islamico (dove i non musulmani non sono considerati parte della umma) che nasce a partire dalla dichiarazione di Marrakech del 2016, ma che passa anche per altre dichiarazioni e forum, come il Forum per la Pace al Cairo cui partecipò lo stesso Papa Francesco nel 2017, fino alla Dichiarazione del Regno del Bahrein, che afferma che “quando si predicano odio, violenza e discordia si dissacra il nome di Dio”.

Sottolinea Papa Francesco: “Chi è religioso rigetta questo, senza alcuna giustificazione. Con forza dice ‘no’ alla bestemmia della guerra e all’uso della violenza. E traduce con coerenza, nella pratica, tali ‘no’. Perché non basta dire che una religione è pacifica, occorre condannare e isolare i violenti che ne abusano il nome. E nemmeno è sufficiente prendere le distanze dall’intolleranza e dall’estremismo, bisogna agire in senso contrario”.

Per Papa Francesco, occorre condannare anche "il terrorismo ideologico". L’uomo religioso - spiega -  si oppone anche alla corsa al riarmo, agli affari della guerra, al mercato della morte; asseconda “vie di incontro con tutti”; persegue la sola strada “della fraternità, del dialogo e della pace”, senza “cedere a relativismi e sincretismi di forza”. 

Papa Francesco conclude che "e diversi potenti trattano tra di loro per interessi, denaro e strategie di potere, dimostriamo che un’altra via d’incontro è possibile. Possibile e necessaria, perché la forza, le armi e il denaro non coloreranno mai di pace il futuro. Incontriamoci dunque per il bene dell’uomo e in nome di Colui che ama l’uomo, il cui Nome è Pace. Promuoviamo iniziative concrete perché il cammino delle grandi religioni sia sempre più fattivo e costante, sia coscienza di pace per il mondo!"

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