Città del Vaticano , 06 August, 2022 / 4:00 PM
Sospeso tra il desiderio di andare a Mosca, quello di andare in Ucraina e quello di incontrare una seconda volta il Patriarca di Mosca Kirill, Papa Francesco ha incontrato il 5 agosto il metropolita AntonIj di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche del Patriarcato di Mosca. Pochissimo trapela dell’incontro, se non i comunicati ufficiali da parte di Mosca. Quello che si comprende è che però l’incontro ha più peso diplomatico che religioso, anche considerando la volontà di Papa Francesco di andare in Ucraina.
A spingere per una sua visita nel Paese martoriato dalla guerra ormai da cinque mesi, tutte le autorità di Ucraina, e in particolare l’attivissimo ambasciatore di Kyiv presso la Santa Sede, Andryi Yurash, che ha invece avuto modo di andare in udienza da Papa Francesco il 6 agosto. Sul tavolo anche la volontà di spiegare al Papa quanto inopportuno sarebbe un incontro con il Patriarca Kirill prima di un viaggio in Ucraina.
Se, infatti, il viaggio non avrà luogo ad agosto (data fatta filtrare da Gallagher, il quale poi ha predicato prudenza), il Papa potrebbe andare a settembre, ma non prima del suo viaggio in Kazakhstan, già programmato dal 13 al 15 settembre, dove parteciperà all’incontro mondiale dei leader religiosi. Incontro cui ha già confermato la sua presenza il patriarca Kirill. Ci sarà alla fine l’incontro?
FOCUS UCRAINA
L'ambasciatore Yurash da Papa Francesco
L'ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede, Andryi Yurash, è stato in udienza da Papa Francesco la mattina del 6 agosto. L'incontro era stato chiesto dallo stesso ambasciatore, appena dopo che l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, aveva detto che non escludeva un viaggio del Papa a Kyiv ad agosto.
L'udienza è durata circa un'ora. Papa Francesco, raccontano fonti di ambasciata, si è sincerato della situazione della famiglia dell'ambasciatore e ha reiterato più volte il suo desiderio di andare in Ucraina e la sua vicinanza al popolo ucraino.
Allo stesso tempo, Papa Francesco ha ribadito la sua volontà di andare avanti nel dialogo con il Patriarcato di Mosca, mostrando la sua intenzione ad avere un secondo incontro con il Patriarca di Mosca Kirill, che dovrebbe ormai avvenire il 14 settembre in Kazakhstan, a margine dell'Incontro Mondiale dei Leader religiosi.
Per quanto riguarda un eventuale viaggio in Ucraina, Papa Francesco non si sarebbe sbilanciato, lasciando intendere di dover comunque seguire il consiglio dei medici riguardo i suoi spostamenti.
Il metropolita Antoniy da Papa Francesco
Il metropolita Antonij di Volokolamsk è stato per due giorni in Vaticano, il 4 e il 5 agosto, e ha avuto rispettivamente colloqui con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, e con Papa Francesco.
In realtà, ad interpretare i comunicati stampa del dipartimento del Patriarcato di Mosca, la visita al Papa sarebbe stata aggiunta successivamente su invito del Papa stesso, mentre quella in Segreteria di Stato sarebbe già stata in programma come parte della visita pastorale che il nuovo “ministro degli Esteri” del Patriarcato di Mosca sta compiendo.
Si trattava della prima visita in Vaticano del metropolita Antonij da quando, lo scorso 7 giugno, è stato nominato a nome del Dipartimento delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca dopo la nomina a sorpresa del suo predecessore, il metropolita HIlarion, a metropolita di Budapest.
Non era presente, all’incontro con Papa Francesco, il Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che avrebbe dovuto essere a Londra per partecipare alla Lambeth Conference della Comunione Anglicana e che invece ha dovuto rinunciare per ragioni di salute.
Con lo sfondo della guerra in Ucraina, gli incontri del Papa e di Gallagher con Antonij hanno presumibilmente toccato temi di politica ecclesiastica, più che di ecumenismo. Si prepara, forse, un nuovo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill, da tenere a Nur Sultan, in Kazakhstan, dopo che era fallito il progetto originario di avere l’incontro a giugno a Gerusalemme.
Altro tema di discussione, i rapporti tra la Federazione Russa e la Santa Sede dall’inizio della guerra contro l’Ucraina e la crisi nel dialogo bilaterale.
Secondo il Dipartimento di Relazioni esterne del Patriarcato, “il 5 agosto, su invito di papa Francesco, il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Antonio di Volokolamsk, ha visitato il Vaticano, dove ha incontrato il capo della Chiesa cattolica romana nel Palazzo Apostolico”.
“Durante la conversazione – prosegue il comunicato - che si è svolta in italiano, papa Francesco e il metropolita Antonio hanno discusso numerosi temi all'ordine del giorno delle relazioni ortodosse-cattoliche, anche nel contesto dei processi politici in atto nel mondo”.
Altrettanto laconica la comunicazione che riguardava l’incontro con l’arcivescovo Gallagher, in cui spiegava in più che il metropolita si trova a Roma “in visita arcipastorale per conto dell'Amministrazione della le Parrocchie della Chiesa Ortodossa Russa in Italia”. “Durante una lunga conversazione – conclude il comunicato - sono state discusse questioni di attualità riguardanti il rapporto tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana.
Accordo Patriarcato di Serbia – Montenegro
Lo scorso 3 agosto, il patriarca Porfirije della la Chiesa Ortodossa di Serbia e Montenegro ha firmato un accordo fondamentale con il Primo Ministro del Montenegro Dritan Abazovic.
Alla firma dell’accordo erano presenti anche i membri del Sinodo della Chiesa Ortodossa di Serbia, e in particolare quelli che hanno giurisdizione canonica sul territorio del Montenegro.
Il Patriarca Porfirije si è detto “grato a Dio e grato al primo ministro per gli sforzi volti a concludere e firmare l’accordo fondamentale tra lo Stato di Montenegro e la Chiesa ortodossa della Repubblica di Serbia”.
L’accordo fondamentale rafforza la posizione della Chiesa Ortodossa di Serbia e Montenegro nel piccolo Stato balcanico, dove ci sono state anche rivendicazioni per una autocefalia della Chiesa montenegrina, sostenute anche dallo Stato nel 2018.
(La storia continua sotto)
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Questo accordo fondamentale dovrebbe perlomeno mettere fine alle rivendicazioni di autocefalia e garantire una sorta di pax oecumenica nella regione, in un momento particolarmente difficile.
Porfirije ha sottolineato che “abbiamo sempre combattuto insieme per i diritti delle comunità religiose, così che questi diritti siano rispettati e goduti allo stesso modo di quelli che ci aspettiamo per noi”.
FOCUS AMERICA LATINA
Nicaragua, ancora attacchi contro la Chiesa
Dopo l’espulsione del nunzio apostolico, l’arcivescovo Waldemar Sommertag, con conseguente cancellazione del ruolo del decano del corpo diplomatico, non sono finiti gli attacchi del governo nicaraguense guidato da Daniel Ortega contro la Chiesa cattolica.
Alla fine dello scorso giusto, l’Istituto Nicaraguense di Telecomunicazioni aveva chiesto all’impresa privata Telecable di terminare la sua offerta di contenuti del segnale del Canale Cattolico San José, proprietà della diocesi di Estelì.
In quel momento, erano tre i mezzi di comunicazione della Chiesa nicaraguense censurati dal governo Ortega. Gli altri due erano la TV Merced, della diocesi di Matagalpa, e Canale 51, proprietà della Conferenza Episcopale Nicaraguense.
L’1 agosto, la diocesi di Matagalpa ha informato che ora la Telcor ha fatto giungere alle installazioni di Radio Hermanos una lettera in cui si chiedeva di chiudere per non rispettare i criteri di abilitazione vigenti dal 2003.
La diocesi di Matagalpa ha risposto attraverso un comunicato, notando che il vescovo Rolando José Alvarez aveva portato personalmente la documentazione richiesta ad Orlando Castillo, ora deceduto e al tempo presidente esecutivo di Telcor. La documentazione serviva per autorizzare alla trasmissione Radio Hermanos e altre sei radio.
Il comunicato ha notato che “in questo momento, ci hanno informato che hanno chiuso anche Radio Nuestra Señora de Lourdes di Dalia, Radio Nuestra Señora de Fátima di Rancho Grande, Radio Alliens di San Dionisio e Radio Monte Carmelo di Río Blanco.
Si è trattato, in qualche modo, di un attacco a tutti i media cattolici, cui la diocesi di Matagalpa risponde reiterando il suo impegno per l’evangelizzazione”.
Allo stesso modo, il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha chiesto al governo di Ortega di fermare ogni atto di violenza contro la Chiesa, i sacerdoti e i fedeli a seguito di un attacco da parte della polizia sandinista contro la cappella dedicata al Bambino Gesù di Praga nel municipio di Sebaca, in Matagalpa.
“La Chiesa – ha detto il Cardinale – predica il vangelo, l’amore, la pace, la riconciliazione. Tutti questi atti contro la Chiesa sono espressioni di violenza, e noi risponderemo con la parola di Dio”.
Oltre all’atto sacrilego a Tebaco, va registrato un altro attacco, un attentato nella cappella del Sangue di Cristo che si trova nella cattedrale di Managua, che avvenne il 31 agosto 2020.
La cappella è stata fondata nel 1638, e fu lì che Giovanni Paolo II nel 1996 si inginocchiò e pregò”.
Guatemala, i vescovi chiedono libertà di stampa
I vescovi del Guatemala hanno espresso preoccupazione per l’attacco alla libertà del Paese in un comunicato diffuso lo scorso 2 agosto a seguito dell’arresto di Ruben Zamora, direttore del quotidiano El Periodico.
Si legge nel comunicato della Conferenza Episcopale Guatemalteca che “nonostante le ragioni addotte dal rappresentante dell'Ufficio del procuratore speciale contro l'impunità, si finisce per attaccare di fatto la libertà di stampa nel paese e si genera un clima di ansia e di paura nei mezzi di comunicazione sociale”.
Il giornalista Rubén Zamora, fondatore e direttore del quotidiano “El Periódico”, critico nei confronti del governo del Guatemala, è stato arrestato nel pomeriggio del 29 luglio nella sua residenza, che è stata perquisita come la sede del giornale. Zamora ha avuto anche i conti bancari bloccati, ed è giudicato come uomo d’affari, e non come giornalista.
I vescovi denunciano che la Fondazione contro il Terrorismo istituita nel Paese ha un ruolo guida, che le conferisce “un ruolo egemonico nei processi di amministrazione della giustizia", mettendo gli organi della giustizia in una situazione di precarietà e addirittura di sottomissione, invece dell’indipendenza e dell’imparzialità necessarie. Secondo i vescovi, molti cittadini e professionisti del Diritto ritengono che le autoproclamate argomentazioni della giustizia e della supremazia della legge “siano motivate più da uno spirito di vendetta che come atti imparziali di amministrazione della giustizia”.
L’arresto di Zamora, come altri episodi, lasciano dubbi sullo stato del diritto nel Paese, e i vescovi ribadiscono che “lottare per il bene comune, rispettare la democrazia e difendere lo Stato di diritto, costituiscono priorità per lo Stato del Guatemala nei suoi distinti organismi: giudiziario, legislativo ed esecutivo. Quando in passato questi criteri si sono persi nella nostra storia, siamo entrati nei tempi funesti delle dittature”.
I vescovi concludono che “la libertà di espressione e la libertà di stampa costituiscono i principi fondamentali di un sistema democratico".
FOCUS ASIA
Sri Lanka, il Cardinale Ranjith denuncia la crisi dello stato di diritto
Il Cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha ribadito la preoccupazione della comunità cattolica per la crisi politica, economica e sociale dello Sri Lanka durante la celebrazione della Messa per i l150esimo giubileo della chiesa dei Santi Apostoli a Modara, lo scarso 31 luglio.
Secondo il Cardinale, la nazione "è caduta in un abisso a causa di persone avide di potere e di ricchezze, che hanno tradito le politiche concordate da tutti", e ha invitato quanti credono in una “terra di religione” a farsi carico delle condizioni politiche del Paese, promuovendo “giustizia, legalità, stato di diritto, dignità di ogni uomo e donna”, perché “bisognerebbe vergognarsi davanti al mondo. Non c'è legge nel Paese. Non c'è spazio per la giustizia. Vi sono solo illegalità e la legge dei potenti".
Da tempo, l’arcivescovo di Colombo tuona contro il governo, anche per la negligenza nell’accertare le responsabilità delle stragi di Pasqua del 2019, quando attentati terroristici hanno colpito chiese e hotel causando 269 vittime. "Abbiamo chiesto – ha osservato - un'indagine indipendente, ma nel nostro Paese non si è fatto nulla per perseguire coloro che sono stati identificati come colpevoli". Ma, ha aggiunto, "fino ad oggi non è stata fatta giustizia per loro, il che mostra il potere di alcuni", che non sono stati perseguiti per il male che hanno fatto.
FOCUS AMERICA DEL NORD
L’arcivescovo Pierre sulle sfide della Chiesa USAoggi
In una intervista con il Tennesse Register, l’arcivescovo Christophe Pierre, nunzio negli Stati Uniti, ha detto il suo pensiero su tre grandi temi che stanno scuotendo la Chiesa statunitense: il sinodo sulla sinodalità, il cosiddetto percorso di “Revival Eucaristico” e il recente ribaltamento della sentenza che garantiva il diritto costituzionale all’aborto con un’altra sentenza della Corte Suprema, la Dobbs vs. Jackson.
Secondo il nunzio, “viviamo in tempi di difficoltà a causa della frammentazione della società, e per questo la Chiesa deve essere una Chiesa nel mondo di oggi. Molte persone sognano il passato, ma non possiamo esistere nel passato: Gesù si incarna nella realtà umana oggi”.
Per quanto riguarda il percorso sinodale, l’arcivescovo Pierre ha sottolineato che “il Papa vuole porre la Chiesa in un tipo di mentalità sinodale”, e che “il sinodo è sempre stata un modo di essere della Chiesa”.
Il “Rinnovamento Eucaristico” è invece una iniziativa lanciata dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti a seguito di uno studio dell’istituto Pew della fine del 2019 che ha rilevato che solo il 30 per cento dei cattolici crede nella reale presenza di Cristo nell’Eucarestia. La questione è stata anche parte di una controversia all’interno della Conferenza Episcopale Statunitense, perché considerata parte di una battaglia politica riguardo l’accesso alla comunione per politici cattolici ma pro-choice, come lo stesso presidente Joe Biden.
Per l’arcivescovo Pierre, il percorso è “un modo di giungere alla missione di essere una Chiesa sinodale”, e che i vescovi hanno preso questa iniziativa perché hanno realizzato che “forse non comprendiamo in appieno cosa significhi essere Chiesa, e la Chiesa senza Eucarestia non è la Chiesa, e l’Eucarestia senza la Chiesa non è Eucarestia”.
Riguardo, invece, il sovvertimento della Roe vs. Wade, l’arcivescovo Pierre ha detto che “è scandaloso che vediamo che si difende la madre, ma non parliamo del bambino. Difendiamo il diritto alla vita, ma uccidiamo il bambino? E allo stesso tempo dichiariamo in maniera leggere: questo non è un bambino”.
Il nunzio ha notato che “la Chiesa ha un tipo di visione globale della questione. Salviamo la vita perché la vita è sacra. Il nostro ruolo è precisamente quello di non cadere nella trappola di decidere in maniera ideologica che l’aborto è giusto”.
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