L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha chiamato il 4 aprile il suo omologo della Federazione Russa Sergej Lavrov. La telefonata si inserisce nel lavoro che la Santa Sede sta facendo per il ritorno a casa dei bambini ucraini rimasti dall’altra parte del confine russo durante la guerra, ma anche come una apertura di un canale di comunicazione.
C’era anche l’Ucraina al centro del bilaterale tra Santa Sede e Polonia, che si è tenuto in occasione della visita del presidente Duda. Duda, che vuole ringraziare la Santa Sede della cooperazione ed è a fine mandato, è a Roma anche per il ventesimo anniversario della morte di San Giovanni Paolo II.
Il 20 marzo, il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede ha organizzato, presso la Chiesa del Gesù, una Messa per la salute di Papa Francesco. La ha celebrata l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati.
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è stato a visitare Papa Francesco domenica 8 marzo, insieme all’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato. Nel periodo di degenza ospedaliera del Papa, la Segreteria di Stato sembra funzionare sempre più come una vera e propria “Segreteria papale”. Il Segretario di Stato porta al Papa i dossier di tutti i dicasteri, e così viene portata avanti l’attività regolare della Chiesa.
Non c’è stato il previsto incontro con Papa Francesco, perché Papa Francesco è ricoverato dal 14 febbraio, in quella che è la più lunga degenza ospedaliera del suo pontificato. Tuttavia, il presidente lituano Gitanas Nausèda ha compiuto lo scorso 3 marzo la programmata visita in Vaticano, e ha avuto un bilaterale con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Con l’occasione, ha anche presenziato alla cerimonia della benedizione della croce lituana nei Giardini Vaticani.
In tre giorni a Ginevra, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha tenuto interventi sulla questione della pace e dei diritti umani e partecipato ad una conferenza sulla cancellazione del debito estero, grande tema del Giubileo di quest’anno.
Quando il Cardinale Parolin andò a Bürgenstock lo scorso giugno per la conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina, lamentò l’assenza della Russia dalle trattative. A tre anni dalla guerra, però, si rischia una pace senza l’Ucraina, con gli Stati Uniti e la Russia seduti al tavolo delle trattative, l’Ucraina fuori dai giochi e l’Unione Europea ridotta al ruolo di comprimario. Cosa dirà la Santa Sede?
Settimana diplomatica particolarmente ricca per la Santa Sede, mentre tutti ora sono con il fiato sospeso per il ricovero in ospedale di Papa Francesco per il persistere della bronchite. Ma, fino al ricovero dello scorso 14 febbraio, l’attività è proseguita incessante, nonostante una bronchite persistente sin da dicembre. Basti pensare che Papa Francesco ha incontrato la mattina prima del ricovero il premier slovacco Robert Fico.
C’è un rapporto che rappresenta uno squarcio nel buio di una situazione che spesso viene disconosciuta: la persecuzione dei cristiani in Messico. Questo rapporto è stato al centro degli incontri di Aiuto alla Chiesa che Soffre a Washington, a margine dell’International Religious Freedom Summit (IRF) che si è tenuto il 4 e il 5 febbraio.
Non è una sorpresa che, tra i primi ordini esecutivi del governo Trump, ce ne sia uno che blocchi i sovvenzionamenti dell’agenzia umanitaria statale USAid, per almeno 90 giorni. È il tempo necessario per valutare i finanziamenti, e decidere quali continuare e quali no. Tuttavia, è un provvedimento che blocca anche i finanziamenti a diverse ONG che praticano aiuto umanitario sul territorio, mettendo a rischio anche alcuni interventi salva-vita, tra i quali quelli della ONG cattolica italiana AVSI, che ha messo in luce la questione anche con una lettera inviata al ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.
Il 20 gennaio, l’amministrazione del nuovo presidente Donald Trump ha cominciato il suo lavoro. Il Cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, è stato invitato a tenere la preghiera iniziale.
La liberazione di più di 500 prigionieri politici a Cuba, avvenuta con la mediazione della Santa Sede, è un segnale politico particolarmente importante. Così come lo è il fatto che gli Stati Uniti abbiano escluso Cuba dalla lista degli Stati che patrocinano il terrorismo. In entrambi i casi, la mediazione della Santa Sede è stata importante. E così, Joe Biden, alla vigilia della fine del mandato, lancia segnali alla Chiesa cattolica, ma soprattutto pone una discontinuità con il suo successore Donald Trump, cercando di accreditarsi il più possibile vicino al pensiero di Papa Francesco. Una scelta politica che lo ha portato a conferire al Papa la medaglia d’onore del Congresso.
Non solo l’inaugurazione della nuova chiesa del Battesimo di Gesù, non solo l’incontro con il re Abdullah e con il ministro degli Esteri di Giordania. Prima di partire da Amman, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha concluso la visita incontrando i rappresentanti pontifici dell’area mediorientale, per discutere delle grandi sfide della zona, e chiedere la “pace in Medioriente”. Una aspettativa di pace che il Cardinale ha anche delineato con il presidente del Libano Joseph Aoun, eletto la scorsa settimana, con il quale c’è stata una telefonata prima del ritorno a Roma.
È stato un discorso particolarmente denso, quello che Papa Francesco ha pronunciato di fronte al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede lo scorso 9 gennaio. Come di consueto, il discorso del Papa ha fornito una panoramica della crisi mondiali e dei temi che stanno a cuore alla Santa Sede. Ma quali sono ora le iniziative che prenderà la Santa Sede? E quali quelle che ha già preso?
La diplomazia della speranza, che non può essere altro che diplomazia della verità, ma anche diplomazia del perdono, è per Papa Francesco la risposta ad un mondo sempre più polarizzato, che vive la “sempre più concreta minaccia di una guerra mondiale”, e in cui c’è bisogno di un linguaggio comune e basato sulla buona fede, e non di documenti internazionali che praticano una “colonizzazione ideologica” cambiando terminologia e valorizzando nuovi diritti, tra cui l’inaccettabile diritto all’aborto. Ed è una diplomazia della verità che porta il Papa anche a denunciare la situazione in Nicaragua, dove vescovi sono stati espulsi, e la persecuzione dei cristiani, da quella palese, a quella nascosta che avviene anche in Europa, nonché di puntare il dito contro i conflitti che violano il diritto umanitario e colpiscono le popolazioni e le infrastrutture civili.
Quando Stati Uniti e Cuba hanno cominciato le trattative per ristabilire i loro legami diplomatici dopo anni di embargo, la Santa Sede fu un interlocutore quasi scontato. Perché solo Santa Sede e Canada avevano mantenuto ininterrottamente rapporti diplomatici con entrambi gli Stati nei cinquanta anni di embargo e di tensioni. Relazioni andate oltre la Cortina di Ferro, culminate anche con uno storico viaggio di Giovanni Paolo II a Cuba, preparato prima dai viaggi del Cardinale Etchegaray che nella sua casa esponeva con orgoglio un presepe donatogli da Fidel Castro.
Oggi che la storia è andata avanti, non ci si ricorda più che Germania e Spagna si contendevano anche il diritto territoriale su alcune località in Micronesia. E che proprio una delle dispute più dure, che aveva portato sull’orlo di un conflitto, era stata risolta da una mediazione della Santa Sede.
La storia che porta all’enciclica Pacem in Terris ha un inizio preciso: il 14 ottobre 1962. È in quel giorno che un aereo spia statunitense nota che a Cuba stanno installando delle piattaforme missilistiche. A soli 150 chilometri della Florida, lo Stato socialista guidato da Fidel Castro che nemmeno tre anni prima ha rovesciato il generale Fulgencio Batista rappresenta per gli Stati Uniti una minaccia, anche perché ci sono varie tensioni tra Stati Uniti e Cuba. Gli Stati Uniti hanno imposto l’embargo dopo che il governo cubano ha deciso di nazionalizzare le società a capitale estero. Hanno anche provato ad invadere Cuba dalla Baia dei Porci. Non ci sono riusciti.
Dal 10 al 13 gennaio, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, sarà in Giordania, per una visita lunga che ha come centro la consacrazione della Chiesa del Battesimo di Gesù, e che però lo vedrà anche in vari incontri a livello locale.
C’è un discorso di Giovanni Paolo II che è una sorta di sintesi degli obiettivi della diplomazia vaticana. Giovanni Paolo II incontra, il 23 aprile 1982, i responsabili della mediazione tra Argentina e Cile sulla controversia sulla zona australe. Era da tre anni che la Santa Sede si era impegnata ad aiutare a risolvere la controversia. Ma il conflitto sembrava esacerbarsi in quel momento.