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Un servizio di EWTN News

Ecumenismo, cambio al vertice del Patriarcato di Mosca. Ed ora?

Un passato incontro tra il metropolita Hilarion e il Cardinale Kurt Koch. Tra i due, ottimi rapporti

Aveva lavorato al secondo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill, ed era probabilmente l’uomo più visibile del Patriarcato di Mosca. Tutto questo, però, non è bastato al metropolita Hilarion, che dal 2009 era a capo del Dipartimento di Relazioni Esterne di Mosca e che, con decisione sinodale del 6 giugno scorso, è stato nominato metropolita di Budapest e Ungheria.

Una decisione improvvisa, che colpisce, anche perché Hilarion era ben noto a Roma, dove era stato protagonista del dialogo e dove spesso le sue opera musicali venivano eseguite, a volte persino prima che a Mosca. Hilarion è riuscito a mantenere un buon rapporto con la Santa Sede, giocando sui fili della diplomazia in modo che la Santa Sede non prendesse posizione sul tema ortodosso più controverso, quello dell’autocefalia della Chiesa Ortodossa Ucraina, e persino riuscendo in alcuni casi a far pendere l’equilibrio delle dichiarazioni dal lato di Mosca.

Viene ora inviato metropolita a Budapest, dove ironicamente aveva svolto la sua ultima missione come capo del Dipartimento di Relazioni Esterne e dove si era persino pensato di avere il secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill. E alcuni fanno notare che non era piaciuto che la missione di Hilarion, comunque critico della guerra in Ucraina, era diventata più visibile di quello che doveva essere, una dimostrazione, grazie al dialogo con il Cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Estztergom – Budapest, che c’era ancora da battere la strada del dialogo, anche con il mondo occidentale. Proprio la visibilità data al suo dialogo con Erdo avrebbe creato le pre-condizioni per l’allontanamento di Hilarion.

Il 10 di giugno, dicendo la Messa di addio nella chiesa di Maria Madre dei Sette Dolori di cui è stato fino all’ultimo rettore a Mosca, Hilarion ha detto che “molte persone gli chiedono il motivo” del suo allontanamento, e che lui né sarebbe entrato in dettagli né che lui stesso conosce molti dettagli. “Mi è stato detto – ha aggiunto – che la decisione non era connessa con alcun errore nelle attività del Dipartimento delle Relazioni Esterne della Chiesa, né nella Scuola Postlaurea Generale della Chiesa, o nella stessa chiesa di cui era rettoria o in altre istituzioni della Chiesa che ho guidato. Ed è stato detto che la decisione era richiesta dall’attuale situazione socio-politica”.

C’à da dire che è la seconda volta in pochi anni che il Patriarcato di Mosca prende una decisione simile. In Bielorussia, nel momento dei primi disordini, fu subito spostato il metropolita Pawel, che si era schierato con la gente, sostituito dal metropolita Benjamin, considerato più filorusso. C’è, dunque, una forte influenza politica nelle decisioni del Patriarcato. E, in fondo, Kirill ha spiegato personalmente ai partner ecumenici le ragioni della guerra, chiedendo ad esempio, in una lettera al Consiglio Mondiale delle Chiese di continuare il rapporto con il Patriarcato di Mosca.

La domanda è che tipo di relazioni ci saranno con il nuovo responsabile del Dipartimento di Relazioni Esterne. Hilarion era stato l’ombra del Patriarca Kirill, e si era ritagliato un ruolo internazionale di tutto rispetto. Fu lui, al Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest, a rappresentare il Patriarcato di Mosca. Era lui il volto del Patriarcato sui grandi temi internazionali. Quanto sarà visibile il successore?

Classe 1984, dunque molto giovane, Anthony Yurievich Sevriuk è stato uno dei collaboratori più vicini al Patriarca Kirill. Entrato nel Seminario Teologico di San Pietroburgo nel 2002, laureatosi nel 2007, ha ricevuto la prima tonsura nel 2009, è stato ordinato sacerdote dal Patriarca Kirill nel 2010, e dal 2011 ha lavorato a Roma, dove è stato rettore della Chiesa di Santa Caterina e sacerdote della parrocchia di San Nicola.

Nel 2015, ha ricevuto la seconda tonsura, e in quell’anno è stato ordinato vescovo e rettore della chiesa di San Giovanni Battista a Mosca. Nel 2017 è diventato vescovo vicario di Zvenigorod, e temporaneamente vescovo di Berlino, per poi diventare vescovo di Vienna Budapest.

Arcivescovo dal 2018, nel maggio 2019 è diventato arcivescovo di Korsun e dell’Europa dell’Ovest, esarca patriarcale dell’Europa Occidentale, ed è stato elevato al rango di metropolita.

Appena dopo la sua nomina al posto di Hilarion, è partito per un viaggio in Italia già programmato, che testimonia come la sua nomina fosse del tutto inaspettata. Va notato anche che Hilarion, una volta saputo della decisione del Santo Sinodo, aveva lasciato l’incontro, e infatti non si trova nelle foto ufficiali.

C’è, insomma, un che di drammatico in questo cambio di programma. Di certo, la dimestichezza del metropolita Anthony con l’Italia potrà essere di aiuto per continuare il dialogo già avviato con la Santa Sede. Ma Anthony viene chiamato anche al ruolo di mediatore tra le varie anime che ormai sono presenti nel Patriarcato di Mosca, che ormai vive uno scisma nello scisma.

Basti pensare che la Chiesa Ortodossa Ucraina – Patriarcato di Mosca, ha dichiarato la sua indipendenza da Mosca. Un atto formale di ribellione, considerando che la Chiesa era già da trenta anni indipendente – una mossa del Patriarca Alexey per evitare il nazionalismo ucraino e cercare di ritardare la costituzione di una Chiesa autocefala ucraina, poi avvenuta.

Anthony dovrà essere attento anche a non essere particolarmente visibile. La visibilità di Hilarion è stata, in fondo la sua condanna, considerando che Hilarion era stato messo a capo di un dipartimento di relazioni estere che era stato ristrutturato in molti dicasteri, cosa che permetteva a Kirill di essere sempre il vero padrone della macchina.

Anthony è definito il “figlioccio di Kirill”, ne era stato segretario personale nel 2009, non è esposto né conosciuto, e soprattutto non ha ancora espresso una posizione sull’interpretazione del ruolo della Chiesa nel nuovo Stato, tema che aveva visto contrapposti il metropolita Hilarion e il metropolita Tikhon, il primo con una prospettiva più istituzionale , mentre il secondo più ideologico. Ed è questo secondo profilo, che prevede una Russia ortodossa chiamata a salvare i popoli fratelli e il mondo intero, ad essere ormai incarnato nella Russia di Putin, tanto che Kirill, che fu critico della annessione della Crimea, ora sembra averlo abbracciato.

Anthony dovrà, dunque, portare questo profilo anche sul tavolo del dialogo ecumenico, sapendo che ormai le fratture nel mondo ortodosso sono difficilmente sanabili, ma contando sulla apertura della Santa Sede, sempre aperta al dialogo.

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