Città del Vaticano , 14 June, 2022 / 9:00 AM
Fino al 2019, il rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria veniva presentato ina una conferenza stampa. Ma non è più così, già dal rapporto 2019 presentato nel 2020. Nel rapporto 2019, c’erano ancora i box esemplificativi, che – senza fare nomi – davano esempi di segnalazioni di transazioni sospette curati dall’autorità, spiegando in che modo venivano portate avanti le indagini. Ma già dal rapporto del 2020, pubblicato nel 2021, questi box non ci sono più, segno che non ci sono stati sviluppi nei casi, e che l’attività, in fondo, sia rimasta ferma a quella del 2019.
Il rapporto dell’Autorità di Sorveglianza e Informazione Finanziaria 2021, pubblicato il 13 giugno, saluta con grande positività il rapporto MONEYVAL sulla Santa Sede, fa notare come la pandemia abbia colpito i mercati, segnala una crescita della segnalazione di casi sospetti. Eppure, è un rapporto che ha più ombre che luci, delle quali però non si riesce a parlare in una conferenza stampa, come non si parla più in maniera pubblica né del bilancio della Curia e del governatorato, né del rapporto dell’Istituto per le Opere di Religione, pubblicato la scorsa settimana. Si pubblicano rapporti, si danno informazioni, ma si impedisce il confronto aperto con i giornalisti, con il risultato che passa solo una narrativa, e che nessuno la può davvero verificare o mettere alla prova.
Eppure, a leggere bene i dati, con pazienza, il rapporto ASIF 2021 ha più ombre che luci. Proprio come il rapporto MONEYVAL, che viene descritto “con esito ampiamente positivo” dal presidente dell’Autorità Carmelo Barbagallo, ma che in realtà, ad una valutazione attenta, presentava varie criticità da affrontare. Non era una bocciatura, per essere chiari, ma non era davvero una promozione a pieni voti. Anzi.
Colpisce che si noti che “nel 2021 le attività sono proseguite con regolarità, nonostante il permanere delle incertezze determinate dalla pandemia”. Il fatto è che l’ASIF non agisce sul mercato, né regolamenta il mercato, ma svolge attività di intelligence finanziaria. La pandemia, dunque, non può riguardare davvero la sua attività.
I successi dell’attuale ASIF riguardano, in realtà, più la vecchia gestione che la nuova. Il rapporto nota che il comitato misto di attuazione della Convenzione Monetaria Europea, riunitosi a novembre 2021, “ha riconosciuto la condizione di eguaglianza giuridica dell’Istituto per le Opere di Religione con gli altri operatori finanziari del circuito SEPA”. Era il lavoro fatto dalle gestione precedente, che aveva portato ad un IBAN vaticano, ma che era stato seguito con difficoltà dallo IOR, che solo in seguito era riuscito a conformarsi ai parametri richiesti.
C’è, insomma, da districarsi tra le dichiarazioni di intenti e la realtà per comprendere la reale situazione dell’organismo di vigilanza vaticano.
L’ASIF aveva ispezionato lo IOR quando era ancora AIF nel 2019. Nel 2021, si legge nel rapporto, si è svolto un follow up, e “in particolare il primo step dell’accertamento, fermo restando l’approccio basato sul rischio, è stato focalizzato sui profili per i quali lo stato di attuazione degli interventi correttivi risultava più avanzato. È già programmato un secondo step per completare gli accertamenti di follow-up anche sulle altre aree”.
Tra il 2019 e il 2021, si legge nel rapporto, “l’Ufficio Vigilanza ha condotto 4 Ispezioni sullo IOR, di cui due ad ampio spettro rispettivamente in materia CR/FT e prudenziale, un’ispezione di follow-up in materia CR/FT e una mista in ambito SEPA. Con cadenza annuale vengono inoltre svolti accertamenti in ambito FATCA per conto della Segreteria per l’Economia”.
Si continua, insomma sulle tracce del lavoro precedente. In fondo, l’ASIF ha cambiato nome e statuto, rendendo la presidenza più operativa e dunque prendendosi il rischio anche di avere un “board” più soggetto alle possibilità di conflitto di interessi, ma non sembra esserci vera discontinuità. Anzi, lo stesso presidente AIF Barbagallo nota, in una intervista a Vatican News, che il miglioramento della qualità dei rapporti di segnalazione sospette è in atto dal 2017.
Qualche numero, fornito dal direttore dell’ASIF Giuseppe Schlitzer. Nel quadro delle attività di intelligence, l’ASIF ha ricevuto “104 segnalazioni di attività sospetta, 98 delle quali da soggetti vigilati, 5 da Autorità vaticane, 1 da un ente senza scopo di lucro”, da cui sono scaturiti 21 rapporti inviati all’Ufficio del Promotore di Giustizia Vaticano, “il numero più elevato degli ultimi cinque anni”.
Per quanto riguarda la cooperazione interna, sono state inviate 62 richieste di cooperazione e ne sono state ricevute 30.
Sono invece – a livello di cooperazione internazionale – 34 le richieste di informazioni o comunicazioni spontanee alle Unità di Informazione Finanziaria Estere. Ne sono state ricevute 19.
Nel 2021, l’ASIF ha firmato memorandum d’intesa con le UIF di Ucraina, El Salvador e Guatemala, per un totale di 65 memorandum firmati dal 2012.
Sempre nello stesso anno, l’ASIF ha registrato 168 dichiarazioni in entrata, per un importo totale di 11.470.000 euro, e 277 dichiarazioni in uscita, per un importo totale di 4.870.000 euro. Il numero di dichiarazioni transfrontaliere in entrata è stato superiore a quello registrato nel 2020 (di 37 dichiarazioni), e l'importo dichiarato è stato quasi il doppio, indicando una maggiore tendenza a portare valuta nella giurisdizione, “forse – scrive Schlitzer - per motivi legati alla pandemia COVID 19”.
L’unico box riguarda il rischio del finanziamento del terrorismo nella giurisdizione, considerato “molto basso”.
Non ci sono, insomma, né sostanziali novità, né sostanziali discontinuità. È un rapporto che passa quasi inosservato, in fondo, senza presentazione, e con una sola intervista istituzionale. È vera trasparenza o è la nuova trasparenza?
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