Si attendeva la luce verde del Comitato del Consiglio d’Europa MONEYVAL alle modifiche normative, che è arrivata il 28 maggio, perché l’Autorità antiriciclaggio vaticana definisse e delineasse il suo rapporto annuale. Che è uscito poi il 17 giugno, direttamente sul sito dell’Istituto, senza una comunicazione istituzionale, senza una conferenza stampa di presentazione – non se ne fanno più dal 2019 – come se le questioni finanziarie fossero diventate improvvisamente qualcosa non da tenere nascosto, ma di certo da non enfatizzare.
Fino al 2019, il rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria veniva presentato ina una conferenza stampa. Ma non è più così, già dal rapporto 2019 presentato nel 2020. Nel rapporto 2019, c’erano ancora i box esemplificativi, che – senza fare nomi – davano esempi di segnalazioni di transazioni sospette curati dall’autorità, spiegando in che modo venivano portate avanti le indagini. Ma già dal rapporto del 2020, pubblicato nel 2021, questi box non ci sono più, segno che non ci sono stati sviluppi nei casi, e che l’attività, in fondo, sia rimasta ferma a quella del 2019.
Il continuo rafforzamento del quadro normativo interno. Il consolidamento della cooperazione internazionale. La progressiva stabilizzazione della vigilanza. Tommaso Di Ruzza, Direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF), traccia un quadro dell’attività sinora svolta dall’Autorità, descrivendo i passi che sono stati fatti e quelli ancora da fare.
Un sistema ormai consolidato, tagliato sulle necessità della Santa Sede. Il terzo rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria mostra come l’Autorità stessa abbia messo a punto il sistema, anche attraverso la pubblicazione del Regolamento della Vigilanza Prudenziale. È stato implementato il lavoro di intelligence. Ma è stato creato anche un sistema di vigilanza che ormai funziona.