Città del Vaticano , 12 May, 2022 / 12:30 AM
Dopo circa dieci anni a cinque rapporti sui progressi, MONEYVAL, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta come i Paesi aderenti rispondano agli standard internazionali antiriciclaggio, ha stabilito che il sistema della Santa Sede verrà da ora in poi sottoposto a controllo regolare. Lo si legge nel rapporto annuale del Comitato, che include valutazioni su tutte le ispezioni di MONEYVAL, e la notizia è stata accolta con un certo trionfalismo.
Davvero, però, questo upgrade della Santa Sede significa che tutto è stato risolto? La narrativa vorrebbe anche che le misure connesse con la nuova gestione dell’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana (ora Autorità di Sorveglianza e Informazione Finanziaria) avrebbero portato benefici. Una più attenta lettura della valutazione di MONEYVAL, tuttavia, fornisce un punto di vista completamente differente.
Prima di tutto, si deve comprendere come funzionano i cosiddetti round di valutazione di MONEYVAL. Le procedure si trovano sul sito di MONEYVAL. Si apprende così che “agli Stati o territori che hanno ricevuto valutazione di conforme o largamente conforme nelle raccomandazioni core (centrali) è richiesto semplicemente di fornire un aggiornamento biennali dei loro progressi nell’affrontare i problemi identificati nei loro rapporti di valutazione mutua o nel prendere altre azioni per migliorare il loro regime antiriciclaggio”.
Quindi “se la plenaria è soddisfatta con i progressi, adotterà il rapporto biennale, e in caso siano formulate preoccupazioni, la plenaria adotterà il rapporto e porrà lo Stato e il territorio nel cosiddetto regular follow up”.
Questo ha dunque luogo quando uno Stato riceve “valutazioni di parzialmente conforme e non conforme in qualunque della sei raccomandazioni centrali o quando la plenaria lo considera appropriato”.
Se si va a leggere l’ultimo rapporto di MONEYVAL sulla Santa Sede / Stato Città del Vaticano, si può notare che il rapporto era generalmente positivo, ma che aveva delle criticità. In particolare, le valutazioni generali sull’efficacia del sistema erano divise in 11 Immediate Outcomes (IO), che hanno quattro scale di voto: dalla parte bassa c’è “low” e “moderate” (basso e moderato), nella parte alta “substantial” e “high” (sostanziale ed alto). La Santa Sede non aveva preso né “low”, né "high". Delle 11 valutazioni, sei sono più tendenti alla parte bassa (moderate) e cinque più tendenti alla parte alta (substantial).
Quelle tendenti alla parte alta, tra l’altro, si riferivano alla cornice giuridica messa a punto nel corso degli anni, e che di certo non si può attribuire all’attuale gestione dell’Autorità di Sorveglianza e Informazione Finanziaria, la quale ha cambiato il nome, ma non ha aggiunto sostanziali novità ad una struttura che già funzionava, e anche bene, a giudicare dai precedenti rapporti.
Il rapporto, tra l’altro, conteneva una valutazione critica sull’efficacia delle indagini per riciclaggio, nonché una forte critica al modo in cui erano state condotte le indagini che hanno portato all’attuale processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Indagini, è bene ricordarlo, che avevano portato al sequestro di carte di Unità di Informazioni Finanziarie estere, causando la sospensione della Santa Sede dal sistema di informazioni sicure del gruppo Egmont, ripristinato solo dopo un protocollo tra tribunale e autorità.
Fatte queste premesse, si può andare a leggere quello che dice MONEYVAL nella sua sintesi del rapporto con la Santa Sede.
Prima, le questioni positive. “Il rapporto stabilisce che le autorità di giurisdizione hanno un generale buon livello di comprensione delle minacce di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e delle loro vulnerabilità”. Infatti, “in un numero di aree, c’è una dettagliata comprensione del rischio”.
Eppure, si aggiunge, “i casi interni hanno posto un allarme per il potenziale abuso del sistema interno da parte di figure di medio livello o senior per benefici personali e o altri benefici”, questioni non affrontate nella valutazione nazionale dei rischi.
MONEYVAL rileva anche indagini su riciclaggio di denaro fino a ottobre 2020 che si sono protratte “in parte a causa delle risposte tardive delle controparti estere alle richieste di assistenza e in parte a causa della carenza di risorse sia da parte dell'accusa che delle forze dell'ordine, dove si è verificata specializzazione insufficiente degli investigatori finanziari”. È la critica, contenuta nel rapporto, al tribunale vaticano, che manca di specialisti e che dovrebbe assumere in modo da permettere indagini più approfondite”. MONEYVAL nota che i risultati sono stati modesti, con solo due incriminazioni per riciclaggio, ma che i nuovi sviluppi sono "incoraggianti".
Il rapporto “sottolinea inoltre l'importanza attribuita alla confisca come obiettivo politico, il che è illustrato dall'adozione nel 2018 di un solido quadro per la confisca non basata sulla condanna, che da allora è stato utilizzato in un caso di alto profilo”.
Quindi viene notato che “la Santa Sede (compreso lo Stato della Città del Vaticano) dispone di un meccanismo interno che consente di dare attuazione alle sanzioni delle Nazioni Unite senza indebito ritardo”, e che tuttavia “persistono alcuni ritardi nel recepimento di tali designazioni negli elenchi nazionali”.
Positiva anche la valutazione dell’Istituto delle Opere di Religione, la cosiddetta banca vaticana, descritto come “l’unico istituto autorizzato”, di cui si dice che ha “ha una solida conoscenza dei suoi rischi di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo”.
MONEYVAL spiega anche l’Autorità di vigilanza ha “ha una comprensione da buona a molto buona del profilo di rischio dell'ente autorizzato e la sua ispezione più recente è avvenuta nel 2019. La copertura e la qualità sembrano essere molto buone, inclusa la considerazione dei rischi presentati dagli addetti ai lavori”.
Infine, “la relazione si complimenta con le autorità nazionali per gli sforzi profusi nel rendere costruttiva e tempestiva la cooperazione internazionale. La Santa Sede (compreso lo Stato della Città del Vaticano) sarà soggetta al regolare processo di follow-up di MONEYVAL a seguito del rapporto positivo”.
In pratica, non c’è niente di nuovo rispetto al rapporto sui progressi. Anzi, non c’è molto di nuovo rispetto all’impianto giuridico messo in piedi dalla vecchia gestione dell’Autorità di Informazione Finanziaria. Il rapporto, infatti, si riferisce a un periodo che include ottobre 2020, e prende le mosse da tutte le riforme portate avanti sotto la direzione di Tommaso Di Ruzza e la presidenza di René Bruelhart.
È ironico che, di fronte al grande riconoscimento internazionale per il lavoro svolto, i due siano ora imputati nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, e che l’Autorità di Sorveglianza e Informazione Finanziaria si sia costituita parte civile nel processo.
Non solo. Anche il giudizio positivo sullo IOR era sulla scia del giudizio positivo contenuto già nel primo rapporto di MONEYVAL del 2012, quando si sottolineò che l’Istituto a volte superava gli standard richiesti. Anche in questo caso, c’è stata una narrativa che ha attribuito molti meriti alla gestione successiva, mentre Paolo Cipriani e Massimo Tulli, direttore e vicedirettore di uno IOR che faceva grandi utili, sono andati a processo in Vaticano e condannati con sentenze tutte da capire, anche perché i due sono stati assolti in Italia.
Eppure, i progressi erano stati persino lodati da Papa Francesco nel discorso di auguri natalizio della Curia Romana nel 2019. Tutto sommato, il lavoro del sistema finanziario vaticano si è cristallizzato al 2020, e ha beneficiato del lavoro già svolto. Sarà il prossimo rapporto, che comunque non è una promozione ma uno scontato upgrade dopo anni di valutazioni positive, a definire se davvero la Santa Sede stia continuando a costruire un sistema di prevenzione del riciclaggio aderente agli standard internazionali.
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