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Un servizio di EWTN News

Nella Lituania sovietica, c’era un giornale di libertà che ha compiuto 50 anni

Uno dei numeri delle Cronache della Chiesa Lituania, il giornale clandestino più longevo di Oltre Cortina di Ferro

Per 17 anni, le Cronache della Chiesa Cattolica Lituana rappresentarono uno squarcio di luce per i cattolici perseguitai del Paese Baltico. A redigerle, quello che allora era un giovane prete, Sigitas Tamkevičius, che fu poi incarcerato per otto anni. Era lui, dietro Papa Francesco, quando il Papa visitò il “Museo del genocidio” a Vilnius. E il Papa lo ha creato cardinale, rendendo questa memoria storica presente, viva e onorata. Una memoria storica che ha compiuto cinquanta anni.

Il primo numero delle Cronache fu pubblicato il 19 marzo 1972. Numero dopo numero, questa pubblicazione clandestina descriveva la persecuzione e la discriminazione dei cattolici in Lituania da parte delle autorità sovietiche e registrava le violazioni dei diritti umani. 

A quel tempo, Tamkevičius prese l'iniziativa e realizzò un'idea maturata da molti anni: divenne il caporedattore della pubblicazione e il principale coordinatore fino al suo arresto nel 1983. Questi ha raccontato che, per redigere le cronache, ci voleva coraggio e totale segretezza, perché il KGB cercava costantemente di rintracciare i veri iniziatori. Ma la pubblicazione ha anche permesso ai sacerdoti di considerare “cosa si può fare per resistere alle bugie e alla coercizione”.

Non si arrivò subito alla decisione di pubblicare la rivista. Prima, 63 sacerdoti fecero dichiarazioni sul seminario, quindi in 17 mila firmarono un memorandum che ebbe grande risalto in Occidente. Divenne chiaro c’era bisogno della rivista. E questa nacque.

"L'obiettivo – racconta il Cardinale - era dire la verità e parlare così com'è. E per creare, almeno inizialmente piccoli, per conquistare almeno qualche nicchia per la realtà".

Il KGB non perseguitava solo i sospetti aiutanti della cronaca, ma anche i difensori dei diritti umani Antanas Terleckas, Mindaugas Tomonis e Viktoras Petkas, che sono spesso citati nelle pubblicazioni. Di particolare importanza fu il fatto che la cronaca arrivasse all'estero. La pubblicazione ha informato la comunità mondiale sulla situazione dei credenti oltre il sipario del sistema totalitario.

A causa dell'intenso monitoraggio del KGB e della necessaria cospirazione in Lituania, le Cronache non hanno potuto raggiungere sezioni molto ampie della società. Uno dei compiti principali degli editori delle Cronache era trasferire i numeri appena pubblicati in Occidente (USA), da dove si sono diffusi attraverso vari canali mediatici. Il popolo della Lituania occupata dai sovietici è stato in grado di ascoltare le informazioni dalla cronaca pubblicate sulle stazioni radio del mondo libero.

Racconta ancora Tamkevicius: "È stato abbastanza difficile raccogliere informazioni perché non potevo pretendere di essere un editore e inviarmi il materiale. Era troppo pericoloso, ma c'erano molti sacerdoti così zelanti e attivi nell'ambiente, conoscevo molti dei monaci sorelle. L'unico modo per penetrare la Cortina di Ferro era attraverso i dissidenti a Mosca, dove erano accreditati giornalisti stranieri, e molti numeri della cronaca hanno seguito questa strada. Poi il mondo libero ha appreso dei nostri guai, di quella persecuzione. E quando ha iniziato a parlare di quello che stava succedendo in Lituania attraverso varie voci radiofoniche, le autorità sovietiche hanno allentato le viti da qualche parte: hanno iniziato a consentire più ammissioni al seminario, ed era già illegale per i sacerdoti catechizzare i bambini.

Ma cosa aveva portato Tamkevicius a scrivere le cronache. “Ho finito il seminario a Kaunas nel 1962 – ha detto - e già allora si poteva percepire tutto il sofisticato sistema di persecuzione del regime sovietico. Era, per esempio, proibito ai preti di catechizzare bambini, il seminario poteva accettare solo cinque candidati da tutta la Lituania, c’erano limitazioni strette. Così ci siamo messi insieme, un gruppo di giovani preti molto coraggiosi e attivi, e abbiamo discusso di cosa avremmo potuto fare. Siamo giunti alla conclusione che il mondo doveva essere più informato di cosa succedeva sotto il governo sovietico, perché in teoria i sovietici proclamavano ci fosse libertà di coscienza e libertà di fede. Solo così il mondo avrebbe potuto cambiare atteggiamento. E qualcuno doveva cominciare a farlo”.

Aggiunge: “Siamo riusciti nell’intento quasi al cento per cento, colpendo l’ipocrisia sovietica in maniera molto dura. Per questo, io sono stato incriminato per aver “tentato di danneggiare il sistema sovietico e di indebolire il regime governativo sovietico”.

Come funzionava la redazione delle Cronache? “Noi preparavamo un numero, lo stampavamo in 14 copie, e due di queste copie venivano immediatamente inviate a Mosca, dove c’erano giornalisti stranieri accreditati e dissidenti francesi. Da lì, c’erano vari modi di inviare il materiale a giornalisti occidentali. Il materiale veniva poi tradotto in inglese, corretto e pubblicato in maniera normale e distribuito alle ambasciate straniere, ai vescovi di ogni continente e ai media. Le informazioni venivano distribuite anche attraverso Radio Vaticana. Noi mandavano le informazioni anche attraverso microfilm. Le Cronache venivano microfilmate e poi i nostri amici a New York traducevano il materiale e lo pubblicavano a guisa di un piccolo libro”.

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