Per 17 anni, le Cronache della Chiesa Cattolica Lituana rappresentarono uno squarcio di luce per i cattolici perseguitai del Paese Baltico. A redigerle, quello che allora era un giovane prete, Sigitas Tamkevičius, che fu poi incarcerato per otto anni. Era lui, dietro Papa Francesco, quando il Papa visitò il “Museo del genocidio” a Vilnius. E il Papa lo ha creato cardinale, rendendo questa memoria storica presente, viva e onorata. Una memoria storica che ha compiuto cinquanta anni.
Parlando con i membri del Dicastero per la Comunicazione, Papa Francesco ha fatto riferimento a lui, come esempio di testimonianza. Ma Sigitas Tamkevicius, gesuita di 80 anni, arcivescovo emerito di Kaunas, tutto si aspettava tranne di essere creato cardinale. La sua era stata una presenza silenziosa alle spalle di Papa Francesco, mentre il Papa, a Vilnius, visitava quella che era stata la prigione del KGB. E in quella prigione c’era stato anche lui, giovane sacerdote, per il suo lavoro di denuncia del sistema sovietico. Così, c’era anche Tamkevicius nel piccolo seguito che accompagnava Papa Francesco. E Papa Francesco se ne è ricordato nel momento di scegliere i nuovi cardinali.
È stato imprigionato, deportato in Siberia, e poi liberato nei tempi della Perestrojka. Ed era lì, accanto a Papa Francesco, a visitare il Museo dell’Occupazione, facendogli vedere quelle celle in cui lui stesso era stato. “È lì che ci sono le radici del nostro male”, sottolinea l’arcivescovo Sigitas Tamkevicius.