Città del Vaticano , 23 October, 2015 / 5:00 PM
Il tema della decentralizzazione. Le aspettative per il documento finale del Sinodo dei vescovi. Il dibattito in aula sinodale. In una intervista con ACI Stampa il 22 ottobre – ancora prima di vedere la bozza di relazione finale - , il Cardinal George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia ha dato uno sguardo dentro il dibattito sinodale. Ha sottolineato la bellezza di avere un Papato. E ha affermato con certezza: la dottrina non può cambiare, né cambierà.
Il discorso di Papa Francesco sabato, alla commemorazione per i 50 anni del Sinodo, ha fatto molto scalpore. Il Papa ha parlato di decentralizzazione. Era un tema che si trovava già nell’Evangelii Gaudium. Ora sembra avere un nuovo impatto. Ma cosa può cambiare con la decentralizzazione?
Una cosa è già cambiata, con la riforma del processo per le dichiarazioni di nullità. I criteri sono rimasti gli stessi, ma ora le diocesi possono agire con gli stessi criteri, velocemente. Alcune cose non possono ovviamente cambiare. Cattolico signifia universale, viene dal greco “Catholicos”. Abbiamo una stretta istintiva sulla comunione universale. Ci sono molte teologie, ma una sola dottrina. Una disciplina dei sacramenti di base. E così, per esempio, non può essere che i divorziati risposati abbiano la possibilità di accedere alla Comunione in una nazione, mentre in un’altra sono considerati pubblici peccatori.
Il Sinodo ha avanzato anche la proposta di un maggiore ruolo dei sinodi continentali. Avrà qualche riscontro secondo lei?
Ci sono già dei sinodi continentali. Ma certamente un particolare gruppo di persone, senza il consenso del Papa, non ha alcun potere di cambiare la dottrina. Credo che al momento sia tutto molto ben bilanciato. Credo ci possa essere più decentralizzazione sui temi pastorali. Di certo, non vogliamo diventare come alcune Chiese non cattoliche, che sono distratte per molti anni dai temi importanti perché sono in un clima di discussione permanente. Un esempio? Le chiese anglicane hanno combattuto per anni e pubblicamente dell’ordinazione delle donne. Ma la soluzione cattolica è la migliore, la più aderente alle scritture. Giovanni Paolo II ha detto chiaramente che l’ordinazione delle donne non è un’opzione dei cattolici, e così ha chiuso la questione. Questo è uno dei grandi vantaggi di avere un Papato che può articolare la vita della Chiesa.
Cosa si aspetta dal documento che sarà pubblicato al termine del Sinodo dei vescovi?
Che il documento dia conto di tutti quei temi nei quali c’è stata una unanimità di vedute. Ci sono in due o più punti alcune differenze all’interno del Sinodo, ma sono sicuro che il documento sarà chiaro nel proporre l’insegnamento della Chiesa.
In generale, i gruppi hanno mostrato una volontà di riscrivere il documento. Si è sentita questa pressione?
Non ci sono state molte polemiche all’interno del Sinodo. Ce ne sono probabilmente di più all’esterno. Da qualunque prospettiva lo si guardi, con qualunque argomentazione, l’Instrumentum Laboris è stato costruito in maniera debole.
Ci sono due o tre gruppi che vogliono togliere il tema dell’omosessualità dal documento. Cosa pensa di questa richiesta?
Ho notato che alcuni hanno avanzato questa richiesta. Io posso dire che ci sarà una travolgente riaffermazione dell’insegnamento cattolico sul tema. E l’insegnamento cattolico include rispetto pastorale e amore. Ma in nessun modo si può fare un paragone tra le unioni omosessuali e il matrimonio cristiano.
Qual è stata l’atmosfera nell’aula del Sinodo?
L’atmosfera è stata generalmente molto buona… molto buona! Tutto il contrario di alcune luride suggestioni della stampa.
I vescovi tedeschi si sono dissociati dalle critiche alle procedure del Sinodo, e il riferimento era sicuramente anche alla orma famosa lettera dei 13 cardinali. Cosa pensa di tutto questo?
I vescovi tedeschi hanno tutto il diritto di pensare quello che ritengono giusto pensare. Ma i cardinali hanno scritto al Papa una lettera privata, per dare il loro punto di vista. Le preoccupazioni della lettera sono state affrontate nella sostanza, e vedremo - quando ci sarà il documento finale dal Sinodo - in che modo questo rifletterà le vedute del Sinodo. E non quelle della Commissione, se sono differenti da quelle del Sinodo.
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