Città del Vaticano , 11 August, 2021 / 2:00 PM
Il Papa è un capo di Stato, un monarca, e riceve presidenti e monarchi come suoi pari. Il cerimoniale vaticano, però, è gestito non da un ufficio del protocollo come quello della Segreteria di Stato, non da funzionari, ma piuttosto dalla Famiglia Pontificia. Il Papa accoglie i capi di Stato con la sua famiglia. Ed è questo un dato fondamentale per comprendere il senso del cerimoniale vaticano. Non un “freddo” cerimoniale diplomatico, ma piuttosto l’incontro con un padre. Anzi, il Padre.
È per questo motivo che è la Prefettura della Casa Pontificia a gestire le visite al Papa. C’è il Prefetto della Casa pontificia alla destra dell’ospite, sia che si tratti di una visita di Stato che di una udienza ufficiale. Ci sono i prelati di anticamera a gestire i momenti dell’incontro, ad aiutare nello scambio dei doni, a gestire tutte le fasi protocollari.
La Prefettura della Casa Pontificia, in un primo tempo denominata Prefettura del Palazzo Apostolico dalla riforma della curia romana di Paolo VI nel 1967, assume tale nome nel 1968, con il motu proprio Pontificalis Domus dello stesso Pontefice. Spiega monsignor Stefano Sanchirico, già prelato di anticamera della Prefettura della Casa Pontificia ed esperto di cerimoniale: “Si dice che Paolo VI abbia operato una rottura con il passato. Ma non è vero. Paolo VI intese non disperdere l’eredità di un passato significativo della Santa Sede, ma di aggiornarlo e renderlo funzionale nelle mutate situazioni culturali degli Anni Sessanta e Settanta del XX secolo, e rispondere alle attese del Concilio Vaticano II”.
La Prefettura della Casa Pontificia univa le competenze dell’ufficio del Maggiordomo di Sua Santità, del Maestro di Camera, della soppressa Sacra Congregazione per il Cerimoniale e della Commissione Araldica.
La Prefettura – spiega monsignor Sanchirico – è “chiamata a vigilare sull’ordine interno del palazzo, sul quotidiano servizio di anticamera, ad organizzare le udienze solenni che il pontefice usa concedere a capi di Stato e pubbliche autorità, disporre la presentazione delle lettere credenziali per l’accreditamento dei nuovi ambasciatori, ad occuparsi, esclusa la parte liturgica affidata all’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, dell’organizzazione di tutte le cerimonie religiose a Roma e in Italia, delle udienze generali e particolari, ed a curare il rispetto delle precedenze nella Cappella e nella Famiglia Pontificia”.
Da dove la Prefettura della Casa Pontificia prende tutte queste competenze? Prima di tutto, dal Maggiordomo di Sua Santità che – racconta monsignor Sanchirico – era “il quarto dei prelati di fiocchetto e il primo di quelli palatini”, e aveva ampia autorità, essendo governatore perpetuo dei Palazzi Apostolici. Da lui dipendevano le guardie nobili pontificie, le Guardie Svizzere e le compagnie scelte di carabinieri pontifici (gendarmi) e dragoni di stanza nei Palazzi apostolici.
Monsignor Sanchirico sottolinea che il Maggiordomo “risiedeva nel Palazzo abitato dal Papa e inquadrava nel proprio stemma lo stemma del Pontefice regnante”. Così succede anche ora per il Prefetto della Casa Pontificia.
Quindi, la Prefettura prende le competenze del Maestro di Camera di Sua Santità, ovvero il prefectus cubicoli secreti Sanctitatis Suae, magister admissionum. Questi, ricorda monsignor Sanchirico – “era il secondo prelato palatino e presiedeva al cerimoniale della Famiglia Pontificia per l’Ammissione all’udienza del Papa e governava le sue anticamere”. Tra le sue prerogative, la custodia dell’anello del pescatore. Alla morte del Papa, il maestro di camera consegnava l’anello al Camerlengo, che lo distruggeva.
Terzo organismo di cui è erede la Prefettura della Casa Pontificia è la Prefettura dei Sacri Palazzi Apostolici, che amministrava e gestiva i palazzi apostolici e l proprietà in loro dotazione. Spesso, prefetto e maggiordomo erano la stessa persona. L’amministrazione dei palazzi e dei patrimoni portò i Papi ad istituire delle apposite Congregazioni palatine, mentre dal pontificato di Leone XIII alcune funzioni confluiscono nella Amministrazione dei Beni della Sede Apostolica, che è l’antesignana dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Nel 1926, la Prefettura scompare del tutto per decreto di Pio XI, e l’Amministrazione prende su di sé tutta la parte gestionale e amministrativa.
Quindi, la Prefettura ha ereditato le competenze della Sacra Congregazione del Cerimoniale. Per questo – spiega monsignor Sanchirico – “rientra tra le competenze della Prefettura stabilire il protocollo, l’ordine e il rango che devono essere osservati in tutte le cerimonie in cui intervengono cardinali, ambasciatori, dignitari, determinando, inoltre, le precedenze tra le varie personalità sia ecclesiastiche che laiche che si recano dal Sommo pontefice”.
Infine, la Prefettura della Casa Pontificia eredita le competenze della Commissione Araldica, che era piuttosto recente. Era stata istituita da Benedetto XV, per “esaminare, controllare e aggiornare le liste del patriziato e della nobiltà romana in vista della loro ammissione alle cerimonie alla Cappella Papale e a ruoli all’interno della famiglia pontificia”.
Ad oggi, la Prefettura della Casa Pontificia coordina e dirige l’anticamera privata o segreta, l’anticamera pontificia, l’ufficio del teologo della Casa pontificia, ascensoristi di palazzo e banda musicale pontificia.
Alla fine, la riforma di Paolo VI non aveva messo da parte la tradizione, come si vuole raccontare. Aveva piuttosto costruito sulla tradizione.
(8 – continua)
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