lunedì, novembre 25, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Papa Francesco, la riflessione sulla Lettera ai Galati dell’Apostolo Paolo

Dopo il "lungo itinerario dedicato alla preghiera", oggi il Papa da inizio a un nuovo ciclo di catechesi, una riflessione su alcuni temi che l’apostolo Paolo propone nella sua Lettera ai Galati.

Nell'Udienza Generale nel Cortile di San Damaso il Pontefice commenta: "È una Lettera molto importante, direi anzi decisiva, non solo per conoscere meglio l’Apostolo, ma soprattutto per considerare alcuni argomenti che egli affronta in profondità, mostrando la bellezza del Vangelo. In questa Lettera, Paolo riporta parecchi riferimenti biografici, che ci permettono di conoscere la sua conversione e la decisione di mettere la sua vita a servizio di Gesù Cristo".

Paolo nella Lettera affronta infatti temi quali la libertà, la grazia, il modo di vivere cristiano. “E’ una lettera molto attuale, sembra scritta per i nostri tempi”, dice il Papa a braccio.

Per il Papa il primo tratto che emerge da questa Lettera è la grande opera di evangelizzazione messa in atto dall’Apostolo, che almeno per due volte aveva visitato le comunità della Galazia durante i suoi viaggi missionari. "Nella sua indefessa opera evangelizzatrice l’Apostolo era riuscito a fondare diverse piccole comunità, sparse nella regione della Galazia", dice Francesco.

“Paolo quando arrivava faceva delle piccole comunità, cominciava facendo piccole comunità, queste crescevano e andavano avanti, anche oggi si fa. Ho ricevuto una lettera di un missionario della Papa Nuova Guinea e dice che sta predicando il Vangelo nella Selva, con gente che non sapeva nemmeno chi fosse Gesù”, dice ancora a braccio il Pontefice.

Il Papa racconta la storia: "Ciò che a noi preme notare è la preoccupazione pastorale di Paolo che, dopo aver fondato queste Chiese, si accorge di un grande pericolo che corrono per la loro crescita nella fede. Si erano infatti infiltrati alcuni cristiani venuti dal giudaismo, i quali con astuzia cominciarono a seminare teorie contrarie all’insegnamento dell’Apostolo, giungendo perfino a denigrare la sua persona. Come si vede, è una pratica antica quella di presentarsi in alcune occasioni come gli unici possessori della verità e puntare a sminuire anche con la calunnia il lavoro svolto dagli altri. Questi avversari di Paolo sostenevano che anche i pagani dovevano essere sottoposti alla circoncisione e vivere secondo le regole della legge mosaica. I Galati, quindi, avrebbero dovuto rinunciare alla loro identità culturale per assoggettarsi a norme, prescrizioni e usanze tipiche degli ebrei. Non solo. Quegli avversari sostenevano che Paolo non era un vero apostolo e quindi non aveva nessuna autorità per predicare il Vangelo".

"I Galati si trovavano in una situazione di crisi. Che dovevano fare?", dice il Pontefice.

"Questa condizione non è lontana dall’esperienza che diversi cristiani vivono ai nostri giorni. Non mancano nemmeno oggi, infatti, predicatori che, soprattutto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, si presentano non anzitutto per annunciare il Vangelo di Dio che ama l’uomo in Gesù Crocifisso e Risorto, ma per ribadire con insistenza, da veri e propri “custodi della verità”, quale sia il modo migliore per essere cristiani. Con forza affermano che il cristianesimo vero è quello a cui sono legati loro, spesso identificato con certe forme del passato, e che la soluzione alle crisi odierne è ritornare indietro per non perdere la genuinità della fede. Anche oggi, come allora, c’è insomma la tentazione di rinchiudersi in alcune certezze acquisite in tradizioni passate. Seguire l’insegnamento dell’Apostolo Paolo nella Lettera ai Galati ci farà bene per comprendere quale strada seguire", commenta Papa Francesco.

"Riconosciamo questa gente dalla rigidità", denuncia il Papa.

"Quella indicata dall’Apostolo è la via liberante e sempre nuova di Gesù Crocifisso e Risorto; è la via dell’annuncio, che si realizza attraverso l’umiltà e la fraternità; è la via della fiducia mite e obbediente, nella certezza che lo Spirito Santo opera in ogni epoca della Chiesa", conclude il Papa.

 

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