Città del Vaticano , 08 October, 2015 / 10:00 AM
Sono cento laici polacchi, e si sono riuniti in una iniziativa chiamata “Forum degli Ambienti Cattolici – tra i Sinodi.” Hanno firmato un documento, rilasciato lo scorso 1 ottobre, in cui hanno chiesto ai padri sinodali di non smettere di difendere il tradizionale insegnamento morale della Chiesa cattolica. E rappresentano la punta più avanzata di un movimento che in Polonia si è mosso affinché il Sinodo non dimentichi l’insegnamento della Chiesa.
Già allo scorso Sinodo, i vescovi polacchi avevano fatto quadrato, difeso l’insegnamento sulla famiglia di San Giovanni Paolo II, portato avanti l’idea tradizionale. Alla vigilia del Sinodo, gli stessi vescovi hanno stilato un documento in 9 punti, che rappresenta la loro posizione. Ma l’iniziativa dei cento convertiti, diffusa lo scorso 1 ottobre, dimostra che è tutto il popolo di Dio che condivide le posizioni dei vescovi. Anche i laici.
La lettera inviata ai padri sinodali consta di sei capitoli, e vanno dalla teologia della famiglia all’educazione. Nella lettera, si sottolinea che la responsabilità della Chiesa non è solo quella di insegnare la fede, ma anche di “presentarla a quelli che sono fuori dalla Chiesa cattolica.” Si chiede ai padri sinodali una analisi di quella che Papa Francesco chiama “colonizzazione ideologica,” ossia di tutte quelle strutture che minacciano la famiglia. E viene fatto notare che la Chiesa in questi casi spesso appare silente, e questo “viene spesso percepito come una sorta di fuga del pastore dal suo gregge.”
Poi, i cento sottolineano che “il dovere della Chiesa è quello di difendere la famiglia cattolica contro quelle ideologie politiche che agendo sotto il pretesto della neutralità, in realtà combattono la famiglia;” affermano che “i fedeli hanno bisogno di una presa di posizione forte da parte della Chiesa nel dibattito politico sull’essenza della famiglia intesa come l’unione di un uomo e di una donna e dei loro figli;” sostengono che “i genitori si aspettano che la Chiesa non esiti a sostenere le famiglie nelle dispute con istituzioni che propagano programmi educativi discutibili.”
Il richiamo ai padri sinodali è anche dottrinale. Non solo la Chiesa deve smascherare i meccanismi anti-famiglia, e deve denunciare ciò che avviene a livello di istituzioni internazionali – che inseriscono in maniera subdola, e anche andando oltre i principi dei trattati, raccomandazioni anti-famiglia. La Chiesa è chiamata anche ad un insegnamento pastorale, dicono i cento. E questa – affermano – “richiede un chiaro insegnamento dottrinale e morale. Particolare importanza hanno le verità che riguardano il fondamento sacramentale della famiglia e il richiamo all’amore, alla fedeltà, alla responsabilità e alla temperanza che ne derivano.”
I cento chiedono anche libertà di educazione, sottolineando che è necessario il sostegno delle autorità ecclesiastiche anche nel momento in cui si deve chiedere allo Stato il riconoscimento di modelli altenativi a quelli pubblici. “Purtroppo – lamentano i firmatari della lettera - succede spesso che le scuole pubbliche non garantiscono il rispetto per le verità e i principi professati dai cristiani. Le scuole non solo non mantengono sempre la dichiarata imparzialità, ma diventano, contro la volontà dei genitori, strumento di lotta contro la religione e la famiglia. L’indebolimento del ruolo dei genitori va di pari passo con la crescente importanza delle organizzazioni che considerano la scuola uno strumento di ateizzazione e sessualizzazione dei più piccoli.”
Un intero capitolo è dedicato alla creazione della “civiltà della vita,” perché “in molti posti del mondo si vive secondo valori ostili sia al principio intrinseco della dignità della persona umana sia al diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale. L’esempio di tale ostilità sono le legislazioni a favore della contraccezione, della fecondazione in vitro, dell‘aborto (compresa l’eugenetica) e dell’eutanasia.”
Infine, il rapporto con la cultura. “La Chiesa – scrivono i cento firmatari - non può sottrarsi dal manifestare un atteggiamento critico nei confronti degli aspetti negativi della cultura contemporanea. Il suo dovere è quello di opporsi fermamente all’umiliazione dell’uomo e della famiglia, al dilagare della pornografia e alla diffusione di varie forme di schiavitù spirituale e fisica.” E citano la “Lettera alle famiglie” di San Giovanni Paolo II, che sottolineava come “attraverso la famiglia fluisce la storia dell'uomo, la storia della salvezza dell'umanità. [...] La famiglia si trova al centro della grande lotta tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra l'amore e quanto all'amore si oppone. Alla famiglia è affidato il compito di lottare prima di tutto per liberare le forze del bene, la cui fonte si trova in Cristo Redentore. Occorre far sì che tali forze siano fatte proprie da ogni nucleo familiare”.
La posizione dei vescovi
Posizioni simili hanno espresso i vescovi polacchi. Prima del Sinodo, hanno espresso la loro posizione ufficiale in una nota in nove punti, in cui hanno toccato tutti i temi caldi dell’assise. Ovvero, fedeltà al matrimonio indissolubile, divorziati-risposati, convivenze, fecondazione artificiale: sono alcuni dei temi più importanti presi in considerazione dai presuli polacchi. “
“Il matrimonio e la famiglia – si legge nella nota - sono valori essenziali per l’umanità”, e bisogna rendere “grazie a Dio se nel Paese ci sono tante famiglie sane che “nella buona e nella cattiva sorte”, ogni giorno cercano di rimanere fedeli alla loro vocazione”.
I vescovi polacchi hanno anche sottolineato che “il matrimonio sacramentale è indissolubile e nella Chiesa cattolica non c’è il divorzio o processi che portano al divorzio. Ci sono solo processi in cui si decide individualmente se il matrimonio era valido o meno”.
I vescovi hanno anche toccato i temi della vita, che toccano da vicino le famiglie. Dicono no alla “fecondazione artificiale,” chiedono al Sinodo di esprimere “gratitudine ai coniugi che hanno scelto di avere molti figli, incluse le coppie che hanno scelto di adottare,” e afferma che si dovrebbe arricchire la pastorale famigliare. Ad esempio, dando maggiore importanza alla “cura per le famiglie più povere, con malati disabili e anziani”.
Certo, si deve prestare attenzione alle “famiglie che hanno subito la separazione a causa di fenomeni migratori” e il calcolo sociale di “un equo compenso per il lavoro”. Si sollecita la Chiesa ad includere nella sua vita, con sforzo rinnovato, “le persone che vivono sole” e a far fronte alle convivenze valorizzando di più il matrimonio, soprattutto “attraverso una miglior preparazione dei giovani al sacramento”.
Infine, il tema dell’accesso all’eucarestia per i divorziati risposati. Per i vescovi polacchi è impossibile modificare la dottrina, e che ci vuole uno stato di grazia per potersi comunicare. E sostengono la loro posizione citando Papa Francesco, secondo il quale “la santa comunione non è un’orazione privata o una buona esperienza spirituale”, bensì un entrare in “sintonia con il Cuore di Cristo, per assimilare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti”.
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