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Leone XII, il prisma della religiosità di un Papa che cercava il rinnovamento

Oggi forse i giornali lo avrebbero definito un uomo di centro, ma  nel 1823 l’equilibrio andava trovato tra zelantismo e riformismo consalviano. E’ questo il profilo di un Papa come Leone XII troppo poco studiato e che oggi grazie al lavoro di Roberto Regoli e Ilaria Fiumi Sermattei e al sostegno del Consiglio regionale delle Marche acquista il rilievo che merita. 

Il progetto di studio, nel quale i due storici hanno coinvolto colleghi studiosi di ogni parte del mondo, arriva nel 2020 alla tappa dedicata alla religiosità. Anche in senso politico. 

Al lettore si aprono spaccati della società ottocentesca della vita parrocchiale che prevedono il Concilio Vaticano I e di conseguenza il Vaticano II. 

Da oggi per qualche settimana, grazie al volume “La religione dei nuovi tempi. Il riformismo spirituale nell’età di Leone XII” a cura di Roberto Regoli e Ilaria Fiumi Sermattei, cercheremo di saperne di più.

Il volume del Consiglio Regionale delle Marche pubblicato tra i quaderni sarà anche disponibile on line prossimamente. 

Fu un pontificato religioso quello di Leone XII? Certo che tutti i pontificati sono religiosi ovviamente, ma che ruolo ha avuto nella prima metà dell’ 800 con i tumulti rivoluzionari e risorgimentali la religione?

A introdurre il tema è Roberto Regoli, sacerdote e professore della  Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Università Gregoriana. 

“La Chiesa prende altre e autonome strade rispetto ai poteri politici” e “Annibale della Genga incarnava nella sua biografia il cambiamento dei tempi”.

Un cambio epocale quindi che la Chiesa vedeva necessario con la divisione tra potere religioso e poteri politici.  “L’eletto papa conosceva le nuove sensibilità europee e lui stesso nelle sue letture appariva attento alle istanze religiose e non solo teologiche della sua epoca” scrive Regoli. 

Il nuovo Papa sceglie intanto di vivere nel Palazzo del Vaticano piuttosto che al Quirinale. Ci volle un anno per il trasferimento effettivo, ma fu una scelta che “si pone come una consapevole quanto isolata reazione alla secolarizzazione, nella direzione di un’accentuazione del potere spirituale del pontefice. In anticipo di mezzo secolo sulla scelta forzata di Pio IX”. 

Ma nella sua prima enciclica che Leone XII esprime chiaramente la sua “passione religiosa”. Ubi primum  pubblicata il 5 maggio 1824. Il papa “ribadisce gli errori del tempo, che si riassumono nel «tollerantismo» da lui chiamato «indifferentismo»12. Il papa non entra nel merito della questione nell’ambito politico civile, ma in quello strettamente religioso.”

Indifferentismo o “liberalismo religioso” come diceva John Henry Newman. 

Le riforme iniziano subito anche se la salute non lo aiuta. Riforma gli studi con la Quod divina sapientia, fa tornare i gesuiti al Collegio romano, ristruttura la rete delle parrocchie romane, una attenzione alla nuova urbanistica ma soprattutto alla cura delle anime. 

Ma Leone XII dovrà poi adattare alcuni suoi sentimenti religioso- romantici legati al mondo alla Curia Romana. Così la via nuova del cattolicesimo non trova fortuna nella Curia legata ai vecchi schemi di potere le immagini del Papa che lava i piedi ai pellegrini del Giubileo sono presto dimenticate. 

Il Papa sceglie i suoi collaboratori tra i religiosi, come il cardinale Cappellari, camaldolese e futuro papa Gregorio XVI. Il 16 percento delle nomine dei cardinali è di religiosi contro il solo 6 per cento del predecessore Pio VII, che pure è benedettino. 

Anche nelle rappresentanze diplomatiche la religiosità domina, come nel caso di Pietro Ostini, rappresentante del Papa alla corte di Vienna. Non è un diplomatico, ma un accademico, matematico, storico al Collegio romano e teologo presso l’Accademia dei Nobili Ecclesiastici, apprezzato per il suo zelo religioso, membro della Pia Unione sacerdotale di san Paolo apostolo, confessore, predicatore, animatore di circoli spirituali. Uno studio a parte poi va fatto per il Giubileo del 1925 e suoi frutti. Leone XII scelse di “andare controcorrente proclamando un anno giubilare nonostante una diffusa contrarietà e nella retorica dei simboli del ministero papale”. 

C’è poi la questione delle beatificazioni. “Il pontefice- scrive Regoli- che non realizza nessuna canonizzazione, beatifica cinque servi di Dio secondo la procedura formale e altri quindici per equipollenza, cioè come riconoscimento e conferma di un culto già prestato91. Tra questi ultimi beati si hanno dei personaggi non secondari, come Giovanna d’Aza, madre di san Domenico di Guzmán, o Giordano di Sassonia, maestro generale dell’Ordine dei frati predicatori, primo successore dello stesso san Domenico”.  E ci sono personaggi come Ippolito Galantini, fondatore della Congregazione della Dottrina Cristiana di Firenze che diventa fonte di ispirazione di Vincenzo Pallotti.

E’ Roma, la città, la gente che diventa per il Papa e grazie al Papa una “vivace fucina di rinnovamento spirituale dal basso” Ci vivono appunto Vincenzo Pallotti, Anna Maria Taigi, Elisabetta Canori Mora, Gaspare Del Bufalo e Vincenzo Strambi.

É Leone XII a pensare alla necessità di un Concilio, ma non riesce a realizzarlo e spesso trova la strada del rinnovamento sbarrata. Leone XII tenta “di indirizzare il cattolicesimo verso nuovi percorsi” ma ci vorrà tempo per avere risultati “secondo la classica dinamica del pendolo, tipica del cattolicesimo. D’altra parte, i pontificati di Gregorio XVI, Pio IX e Leone XIII trovano in quello di Leone XII e propriamente nei suoi aneliti religiosi le premesse storiche della loro stessa tensione spirituale e in alcuni casi anche una vera e propria fonte di ispirazione” scrive Regoli. 

Giovanni Maria Mastai Ferretti futuro Pio IX, nell’elogio funebre di Leone XII parlava della “liberalità culturale, la cura per l’istruzione, quella sensibilità per un cattolicesimo di massa” del Papa defunto. 

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