Roma, 25 August, 2015 / 9:00 AM
Il dibattito sulle unioni civili in Italia torna vivo a qualche settimana dalla discussione nell’aula del Senato del cosiddetto ddl Cirinnà. E tocca al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana capeggiare il fronte della difesa della famiglia.
Dopo l’intervento di qualche giorno fa, in cui definì “scorretto applicare gli stessi diritti della famiglia ad altre relazioni”, parlando di “omologazione impropria”, ieri il cardinale Angelo Bagnasco ha ribadito il suo pensiero alla Radio Vaticana: matrimonio e unioni civili vanno distinti nettamente, “omologare automaticamente mi pare che sia contro la logica”, ha detto. “Perché – ha spiegato - sono cose diverse, essendo realtà diverse. La famiglia naturale è fondata sul matrimonio, come anche riconosce la nostra Costituzione. Bisogna riconoscere la diversità delle realtà, e quindi, trattare le singole realtà secondo la concreta situazione”.
A stretto giro è giunta la dura replica della senatrice Pd Monica Cirinnà, relatrice del disegno di legge che tanto sta facendo discutere: “Noi siamo i legislatori di uno stato laico. Per noi esiste solamente la costituzione italiana e le interpretazioni che della Costituzione dà la Corte Costituzionale”, ha spiegato in un’intervista ad affaritaliani.it. La relatrice del ddl ha promesso le unioni civili entro l’anno: “E' stato detto da tutti - ha spiegato la senatrice -. Io sono una formica e finirò il mio lavoro in aula del Senato. Poi ci sarà il passaggio alla Camera e entro la fine dell'anno la firma del presidente della Repubblica. Su questo Renzi non recederà”.
L’intervento del Presidente dei vescovi ha provocato varie reazioni a livello politico, con Ncd che pare abbia scelto la “linea Bagnasco”, promettendo opposizione al provvedimento. E con i 5stelle e l’estrema sinistra, invece, pronti a dar man forte al governo.
Per Bagnasco serve tornare ad una sana discussione sui temi: “La polemica non aiuta certamente ad affrontare nessun problema, nessun discorso, perché deforma la verità, la realtà delle cose. Bisogna affrontare qualunque discussione, qualunque problematica con serenità di giudizio, con onestà intellettuale”, ha detto Bagnasco a Radio Vaticana.
Serve “la volontà di trovare veramente e serenamente il meglio”. “Parlando poi di Stato e di Chiesa –aggiunge -, nessuno può fare delle ingerenze, nel modo più assoluto: tutti devono portare il proprio contributo rispettando le responsabilità di ciascuno”.
Ma su alcune questioni non si può non esprimere un pensiero, anche se va contro il pensiero mainstream. Come sulla questione del gender: “Il Santo Padre – ha ricordato Bagnasco - più volte è ritornato su questo punto con grande preoccupazione e con estrema chiarezza, perché è una categoria, questa, estremamente soggettiva, nel senso che vorrebbe che ognuno, sul piano della propria identità, anche sessuale, fosse quello che ognuno decide di volta in volta, a prescindere da quello che è un dato biologico”. “Questa teoria – ha aggiunto -, questo schema mentale, il Santo Padre più volte lo ha stigmatizzato come una dittatura del pensiero unico”.
Sugli immigrati, infine, Bagnasco parla chiaramente: “Fin quando si pensa che questo grande fenomeno, che è una tragedia umana, è il problema di ogni singolo Stato e quindi viene lasciato, scaricato su ogni singolo Stato, non si affronterà mai in modo dignitoso, umano e giusto questo fatto che credo sia assolutamente reversibile e che non finirà in poco tempo. L’abbiamo visto ancora in questi giorni: questa povera gente, disperata, che fa di tutto, rischia la vita in ogni modo, pur di sperare di andare verso un futuro migliore, è un problema veramente mondiale”.
L’azione – che non può che essere “mondiale” - dovrebbe essere orientata su due fronti: “assicurare un’accoglienza dignitosa, compatibile naturalmente con le situazioni di accoglienza dei Paesi ospitanti” e “intervenire sulle cause e sui Paesi di partenza in modo che, da un punto di vista della pace, da un punto di vista dell’economia, da un punto di vista del governo, delle libertà fondamentali questa povera gente non sia costretta ad abbandonare le proprie terre per andare altrove in cerca di fortuna”.
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