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Un servizio di EWTN News

Il cardinale Sandri, il cristianesimo disturba perché non è un forma di garanzia sociale

“Uno strumento prezioso che fotografa alcune situazioni e si affianca al lavoro capillare di solidarietà…non ha paura di esporre alcune situazioni problematiche passate per lo più sotto silenzio”.

Così il cardinale Sandri Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha presentato  giovedì la ricerca di Aiuto alla Chiesa che Soffre dal titolo "Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019”.

Un incontro in un luogo speciale la Basilica di San Bartolomeo all’ Isola Tiberina dedicata proprio ai martiri del XX secolo.

Il cardinale ha messo in evidenza le difficoltà di molte delle Chiese di cui si occupa il suo dicastero.

“Penso anzitutto alla cara Eritrea, con la confisca delle scuole e degli ospedali appartenenti a diverse confessioni religiose: in questi giorni ho indirizzato una lettera in cui esprimo il sostegno e la solidarietà del Dicastero ai Vescovi cattolici, che in modo preciso e puntuale, ma soprattutto costruttivo, sono intervenuti pubblicamente per denunciare i soprusi subiti. Ma forse, gli interessi degli attori internazionali che hanno sulle coste del Paese le loro basi navali prevalgono sulla ricerca della giustizia. Il mio pensiero va anche alla Siria: da un lato dobbiamo avere ben presente la tensione provocata dalle recenti operazioni militari al Nord, e va biasimato con chiarezza ogni uso della forza in modo arbitrario e al di fuori del riferimento al diritto internazionale.

Non va però d’altro canto dimenticato che in quella stessa area, alla liberazione dal cosiddetto stato islamico erano anche seguiti alcuni gravi episodi, come il tentativo di “curdizzazione” dell’area con la chiusura di alcune scuole cristiane e il tentativo di eliminare la presenza cristiana, come ebbe a riferirmi con chiarezza nel corso di una visita al Dicastero S.E. Mons. Hindo, ora Vescovo emerito dell’Eparchia Siro-Cattolica di Hassakè.

Il riacutizzarsi della tensione nell’intera regione, insieme alle proteste di piazza dei giorni scorsi in Iraq, fanno temere una ulteriore destabilizzazione di Nazioni già fin troppo provate: i dati del presente rapporto sono impietosi, citando il letterale svuotamento dei cristiani, e ci domandiamo quale futuro si possa pensare per questi Paesi, che hanno visto una originaria e millenaria presenza cristiana. Ripetiamo convinti quanto il Santo Padre Francesco ha affermato: “Non possiamo pensare ad un Medio Oriente senza i cristiani”.

Ed ha aggiunto: “Nonostante resti ancora forte in noi la tentazione della collusione, oggi il cristianesimo non ha più nulla a che fare con il potere civile e non è più una forma di garanzia sociale. Per questo, forse, torna a disturbare come e forse più di prima. Ormai in tutto il mondo si moltiplicano le leggi alla cui radice non vi è più un pensiero cristiano. In altre parti del mondo, essere cristiano è tornato ad essere un pericolo per la propria vita. In altre parti si può essere cristiani, purché rimanga un fatto privato… e così via. In questo contesto, bisogna ripensare al significato attuale della parola “testimonianza”, che non è più solo spirituale e morale. È vitale. Nei differenti contesti geografici e sociali testimoniare assumerà un senso diverso: in alcune parti sarà dare la vita anche fisica, il sangue; in altre richiederà il coraggio della parresia; in altre ancora isolamento, incomprensione o derisione.

Ovunque richiederà comunque la disposizione a pagare un prezzo alto e vero, come avvenne nei primi secoli. Essere cristiani costava la vita, ma questo non impedì al Vangelo di diffondersi. I tempi moderni ci hanno restituito il senso antico della parola testimonianza, μαρτυρία”.

Oltre al cardinale sono intervenuti don Angelo Romano, rettore della Basilica, il Dr. Alfredo Mantovano e il Dr. Alessandro Monteduro, Presidente e Direttore di ACS Italia e i due testimoni don Jude Raj Fernando, rettore del santuario Sant'Antonio di Colombo (Sri Lanka) e don Roger Kologo sacerdote della diocesi di Dori in Burkina Faso, luoghi segnati da recenti episodio di persecuzione.

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